Crisi: (come) ne usciamo?

Redazione Nove da Firenze

Un tema estremamente attuale, quotidianamente ripreso dai mezzi di comunicazione che ogni giorno sfornano ricette di tecnici ed addetti ai lavori, sempre più fantasiose per, come, quando uscirne. Ciascuno propone soluzioni e strategie per risollevare la situazione economica, risolvere il problema della crescita e della disoccupazione, ma in fondo è la democrazia che ne soffre. Carlo Patrignani, giornalista, autore di Lombardi e il fenicottero e Diversamente ricchi, con Andrea Ventura, economista, autore di La trappola, e alla presenza dell’autore, Carlo D’Ippoliti, hanno parlato del libro, cercando le radici della pesante crisi economica, in un incontro con il pubblico, presso la libreria Ibs in via Cerretani, 16/r.

L’incontro non è stato solo approfondimento e motivazioni che hanno condotto a questa situazione di economia stagnante, ma anche suggerimenti e rimedi possibili abbastanza realistici e non semplicistici, rapidi cambiamenti di rotta. L’autore, nel suo libro, Crisi: (come) ne usciamo?, L’asino d’oro Edizioni, 2012, propone, come soluzione alla crisi, una riforma del sistema economico e monetario internazionale, un diverso modo di intendere la democrazia, ma anche un nuovo modo di pensare il capitalismo.

Carlo D’Ippoliti, riguardo all’attuale situazione dice: “Quando noi parliamo della finanza e pensiamo a questi uomini o donne cattive che, da un computer, schiacciano un pulsante e distruggono economie di paesi interi, stiamo sottovalutando un cambiamento grosso che c’è stato nel capitalismo di ora, rispetto a quello che era negli anni ’60 e ’70. Oggi viviamo in uno stato del capitalismo in cui quello che è fondamentale, l’obiettivo dell’impresa è massimizzare il valore delle sue azioni in un certo momento specifico in borsa.

Prima le aziende cercavano di aumentare le loro quote di mercato. Con la finanza la prospettiva è diventata del prossimo secondo”. Tornando al concetto di economia lo scrittore afferma: “Quando dico, nel mio libro, che gli economisti hanno tante visioni diverse e cerco di spiegarle, forse trascuro un po’ quella che viene chiamata la corrente della decrescita, cioè l’idea molto antica che i nostri bisogni economici sono sostanzialmente limitati, che prima o poi c’è un punto, oltre il quale ulteriori bisogni ci vengono indotti, dalla pubblicità, dal marketing e comunque da uno stile di vita che non è strettamente necessario, e quindi la crescita non dovrebbe essere infinita, ma dovrebbe avere, prima o poi, una sorta di tetto, sopra il quale, bene o male, dovremmo pensare ad una nostra crescita interna, morale ed intellettuale”. Carlo D’Ippoliti è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze statistiche all’Università “Sapienza” di Roma, dove insegna Economia internazionale.

Caporedattore delle riviste accademiche “PSL Quarterly Review”e “Moneta e Credito”, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche sui temi delle politiche economiche e sociali, tra cui il saggio Economics and Diversity (Routledge, 2011), vincitore del Premio Myrdal 2011 come migliore monografia secondo la European Association for Evolutionary Political Economy. Cecilia Chiavistelli