Artigiani e commercianti over 60 in crescita
A Firenze sempre più imprenditori restano saldamente al timone anche con i capelli bianchi – quando ci sono. Un fenomeno che smette di essere un’eccezione per diventare un vero e proprio trend socio-economico: la “senilizzazione del lavoro”. A raccontarlo è un’indagine dell’Area studi e ricerche di CNA Firenze Metropolitana, che evidenzia un netto ribaltamento dei pesi generazionali nel tessuto produttivo locale.
Secondo i dati Inps elaborati da CNA, in dieci anni gli imprenditori artigiani under 34 sono precipitati dal 13% al 6,5% del totale. Gli under 24 sono calati del 63%, i 25-34enni del 60% e anche la fascia 35-59 segna un -28%. A crescere invece sono i senior: +34% tra i 60 e i 69 anni e +23% per gli over 70. Risultato? A Firenze oggi gli artigiani con oltre 60 anni sono più di quattro volte gli under 35 (8.037 contro 1.970).
Non va meglio nel commercio: nello stesso periodo i titolari under 24 sono diminuiti del 29%, così come i 25-34enni e i 35-59enni (rispettivamente -29% e -20%). Al contrario, i commercianti tra 60 e 69 anni sono cresciuti del 37% e quelli oltre i 70 del 36%.
Nel complesso, più del 28% degli artigiani e commercianti fiorentini ancora in attività ha un’età da pensione.
Cosa spinge a restare in campo anche oltre i 65 anni? L’invecchiamento generale della popolazione – con oltre 260mila ultra 65enni nella Città Metropolitana di Firenze, pari al 26,5% dei residenti in base (dati Istat, 2025) – gioca certamente un ruolo. Ma c’è anche altro: la salute migliore rispetto alle generazioni precedenti, la necessità di integrare pensioni sempre più leggere, l’inflazione che erode il potere d’acquisto e la volontà di aiutare figli e nipoti.
E poi c’è un nodo strutturale: la difficoltà di trasmettere l’impresa alle nuove generazioni. “Spesso gli imprenditori restano al timone per non ‘ammazzare’ la creatura a cui hanno dedicato la vita” spiega Francesco Amerighi, presidente di CNA Firenze Metropolitana. “Ma se vogliamo assicurare un futuro al nostro sistema produttivo, il ricambio generazionale non può più attendere: non è solo una questione anagrafica, è una condizione vitale” aggiunge Lorenzo Cei, direttore generale dell’associazione.
Le proposte di CNA puntano su più fronti: dal ripristino di incentivi per i giovani imprenditori – come la riduzione del 50% dei contributi previdenziali Inps per i primi due anni di attività, misura che nei primi anni Duemila aveva dato buoni frutti – a programmi di formazione e mentoring per accompagnare i passaggi generazionali nelle imprese. “Senza misure strutturali per accompagnare i giovani in questo percorso, il rischio è che interi mestieri vadano perduti e con loro un patrimonio di competenze e identità locali” avverte Amerighi.
Non manca un focus sulla valorizzazione del “Genius loci”. “Sostenere le botteghe artigiane nelle aree urbane, con bandi dedicati e linee guida specifiche per l'artigianato, che promuovano la presenza di botteghe artigiane nelle zone cittadine tradizionalmente associate all'artigianato, può stimolare la nascita di nuove imprese e filiere corte sostenibili” aggiunge Cei.
“È anche fondamentale creare un ambiente favorevole per i giovani, con meno burocrazia e accesso al credito facilitato, perché senza nuova linfa il nostro tessuto produttivo rischia di inaridirsi” osserva Amerighi.
Da incentivare, per CNA, è il ricorso al contributo che Ebret, l’Ente bilaterale dell’artigianato toscano, concede ai titolari di aziende che intendono cessare e ai soggetti che intendono subentrare attraverso ricambio generazionale.
“Investire oggi sul ricambio generazionale significa non solo salvaguardare posti di lavoro, ma anche proiettare il nostro artigianato e commercio in un futuro più competitivo e innovativo” conclude il presidente.
Un campanello d’allarme, insomma, ma anche un invito a riscoprire lo spirito imprenditoriale che ha reso grande il territorio. Perché senza un ricambio, il rischio è che, un giorno, a restare siano solo… i capelli bianchi.