G8: arresti e altre misure cautelari per no global in Toscana
La Toscana trasformerà molti dei temi emersi dal Sfe in azioni di governo

Redazione Nove da Firenze

FIRENZE- "Ventitre' misure cautelari sono state disposte dal gip di Genova Elena Daloisio per i manifestanti presunti responsabili degli scontri al G8 di Genova -annunciava stamani l'agenzia ANSA- Le misure sono state chieste dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani. Si tratta di nove custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari, 6 obblighi di dimora, 4 obblighi di presentazione all'autorita' giudiziaria. A eseguire 21 delle 23 misure e' stata la digos di Genova, a partire dalle quattro di stamani.

Due gli indagati irreperibili. Una persona colpita da custodia cautelare e una dagli arresti domiciliari. Sono state eseguite anche 45 perquisizioni". Gli indagati sono anche di Firenze. I reati contestati: devastazione, saccheggio, incendio, fabbricazione, porto e detenzione di materiale esplodente, porto e detenzione di arma impropria, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Non sono stati contestati reati associativi.
Gioia, allegria, passione. Per riferire in Consiglio regionale sull’andamento del Social Forum e sulle considerazioni che da quell’evento dobbiamo trarre, il presidente della Regione Claudio Martini ha scelto le parole con le quali una ragazza di vent’anni ha raccontato, nella lettera scritta a un quotidiano, la giornata fiorentina.

La presenza di migliaia di giovani a Firenze “ci dice che c’è spazio per la partecipazione, l’impegno, il coinvolgimento”, ha detto Martini, “e questo, noi che siamo impegnati nella politica, dobbiamo ascoltarlo”.
Intanto, i numeri. “Non amo il balletto delle cifre – chiarisce Martini – ma che al corteo ci fosse mezzo milione o un milione di persone è comunque un fatto eccezionale”. 60mila partecipanti accreditati da 105 paesi del mondo; oltre 200 dibattiti e workshop; 1.000 le associazioni che hanno aderito; 75 gli eventi culturali; 10 i treni speciali da tutta Italia.

Tanti personaggi, e migliaia di giovani che a Firenze hanno parlato del futuro: del nostro e del loro. “Qui sta il primo riconoscimento di quanto sia stata corretta e lungimirante la nostra scelta”, ha sottolineato il presidente. Un scelta di accoglienza dalla quale la città e la regione hanno tratto “un indiscutibile vantaggio”. Martini ha ricordato la “forte tradizione di impegno sociale, di tutela dei diritti sociali e civili, di attenzione ai temi ambientali, di cooperazione e solidarietà, di militanza pacifista”: una tradizione che si è tradotta in precise politiche realizzate dalla Regione Toscana nel campo della tutela ambientale, della cooperazione internazionale, della difesa di una sanità pubblica e universalistica, del rispetto dei diritti degli individui.
Martini ha ripercorso le tappe che hanno portato alla scelta di ospitare il Social Forum a Firenze, dalla partecipazione a Porto Alegre, alla richiesta ufficiale a lui e al sindaco di Firenze, all’attenta analisi della questione, fino ad arrivare alla decisione, presa con grande senso di responsabilità e di attenzione.

Ha dato atto di aver trovato la stessa determinazione e apertura nel sindaco Domenici, e nel prefetto Serra; e ha ringraziato loro, il questore, tutte le forze dell’ordine, il Ministero dell’Interno e il ministro Pisanu in particolare. In questa occasione, ha osservato, “Firenze ha indicato un modello, ha tracciato una strada e mi auguro che ovunque, non solo in Italia, si faccia tesoro di questa esperienza”. Un ringraziamento anche a tutti i fiorentini, “per la grande disponibilità dimostrata, per lo spirito di accoglienza e di ospitalità”.
Impegnandosi fattivamente perché si tenesse il Social Forum e per tenere aperto il dialogo tra istituzioni e movimenti, ha ribadito Martini, “la Regione Toscana non ha deviato dai propri compiti istituzionali, né ha fatto una scelta di parte”; “riformismo – ha voluto ricordare – non significa rinuncia alla critica, severa quando necessaria, della realtà esistente, né significa proporsi orizzonti modesti e rinunciatari”.
Citando i titoli dei giornali italiani e stranieri, il presidente ha osservato che senza dubbio "il Sfe ha dato un grande prestigio a Firenze e alla Toscana", e ha raccontato dell’accoglienza ricevuta a Bruxelles: “oltre ai tanti complimenti per il successo e l’importanza dell’avvenimento – ha detto – c’era il riconoscimento del ruolo positivo svolto da questa città”.
Evidenziando il legame profondo tra la decisione di ospitare il Sfe a Firenze, e la storia della città e della regione, Martini ha poi affrontato il grande tema della pace.

“A Firenze è venuta una generazione di giovani europei per partecipare pacificamente ad un grande evento per la pace”, ha ricordato citando La Pira: “I giovani sono come le rondini, vanno verso la primavera, verso la nuova età della storia”. E senza esitazioni ha detto che “il messaggio uscito da questo straordinario appuntamento è molto chiaro: no alla guerra in Iraq, anche se votata dall’Onu”. A Firenze, ha detto, “migliaia di giovani europei hanno compreso che le guerre attuali sono soprattutto un grande massacro per le popolazioni civili.

Per questo una parte crescente dell’opinione pubblica le considera immorali, ingiuste e sbagliate. E perciò inammissibili”. Così sarebbe anche la guerra in Iraq, che “rischia di innescare una spirale che potrebbe estendersi e provocare solo ulteriori distruzioni”. A questo dibattito “la Toscana può dare il suo apporto, oggi più autorevole e ascoltato”, ha osservato Martini, proponendo Firenze come sede per ospitare un “Forum per l’Europa della pace e della nonviolenza”.
Perché dopo il Sfe le iniziative della Toscana non si fermeranno, anzi si rafforzeranno e moltiplicheranno.

“Continuerà e si arricchirà l’impegno della Regione Toscana sui temi della pace, dello sviluppo sostenibile, di una globalizzazione equa e rispettosa dei diritti”, ha annunciato; anche se, ha voluto chiarire, “siamo un’istituzione e non diventeremo mai un movimento: non è questo il nostro ruolo”. Molti dei temi emersi nel Sfe verranno trasformati in azioni di governo, e proseguirà l’esperienza di San Rossore, “che resterà il luogo privilegiato di confronto fra istituzioni e movimenti e tra sostenitori e critici della globalizzazione”, con due obiettivi fondamentali: formare un laboratorio vivo, e diffondere questa esperienza sul territorio.
E citando di nuovo La Pira (“ragazzi, una città non può essere amministrata e basta, non è niente amministrare una città, bisogna darle un compito, se non gli si dà un compito muore.

Il compito per Firenze è la pace…Se si fa questo si vince, altrimenti…”), ha concluso: “io sono convinto che il compito di Firenze e della Toscana sia quello della pace ed è per questo che chi amministra la città e la regione ha anche l’obbligo di tradurre in realtà questo compito”.