Sviluppo demografico ed economico: alcuni spunti di riflessione
Lo studio dell’Istat sullo sviluppo demografico in Europa, diffuso da una nota testata nazionale, crea uno spunto di riflessione su quella che è la situazione della regione Toscana, dal punto di vista sociale ed economico.Dalla ricerca è emerso nettamente come la Francia sia il paese con il più alto tasso di natalità; anzi si parla di un vero e proprio boom demografico che va avanti da un paio di anni. Ciò grazie anche alla diminuzione dei decessi, fattore che nel 2001 si è aggiunto all’aumento delle nascite.
Ma è interessante esaminare quelle che sono individuate come le determinanti sociali di questo boom, e che sono riconducibili a tre fenomeni: una progressiva diminuzione della disoccupazione giovanile, una rete capillare di asili nido e scuole materne ed il riconoscimento sociale della coppia di fatto, attraverso il quale è possibile legalizzare l’unione di una coppia non sancita dal matrimonio. Ciò contribuisce a generare in Francia un circolo virtuoso in assoluta controtendenza rispetto ai partner continentali.La situazione in Toscana, al contrario, presenta dei dati non molto incoraggianti.
Insieme a Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, la Toscana costituisce un agglomerato a bassissima natalità, con un forte invecchiamento della popolazione. Addirittura il tasso di natalità nella nostra regione è inferiore di un quarto alla media nazionale, con un tasso di incremento naturale che resta tra i valori più bassi tra le regioni italiane. E questo nonostante un certo aumento delle nascite, che dal 1995 confermano una certa inversione di tendenza ed un accenno di ripresa. Dall'analisi dei dati provinciali emerge che i valori massimi e minimi si registrano rispettivamente nelle province di Prato e Grosseto.
Legata alla questione demografica, è la considerazione dei fattori di cui si parlava per il caso francese, interessanti per una analisi delle prospettive di sviluppo della regione, soprattutto in termini economici. La crisi a livello globale innescata dagli attentati dell’11 settembre scorso, creerà, e sta creando, delle ricadute non indifferenti sull’economia locale. Ciò non solo per la inevitabile paura dell’aereo che trattiene a casa i turisti, ma anche per quel meccanismo psicologico che in situazioni di pericolo ed incertezza spinge il consumatore a concentrarsi su beni ritenuti necessari, abbandonando i consumi superflui e di lusso.
Inutile spiegare il peso di tale situazione sull’industria del turismo (-27% gli arrivi stranieri nel centro Italia nel periodo Natale-Epifania) e su quella della moda, motori peculiari dello sviluppo della regione. Rispetto ad altre aree, inoltre, quella Toscana presenta storicamente una notevole specializzazione verso il mercato nordamericano, sia per quel che riguarda i flussi dell’export, sia per quanto attiene ai movimenti turistici. Gli effetti sono una crescita del P.I.L. stimata per l’anno in corso inferiore dell’1,1% rispetto alle stime precedenti all’11 settembre (2,3% circa), con una conseguente diminuzione del numero degli occupati.
Pur se la situazione non è allarmante, in quanto il tasso di disoccupazione a fine 2001 era fermo intorno al 5% in linea con la media del centro nord, le negatività della crisi si manifesteranno nel corso di quest’anno, a breve-medio termine. Tralasciando il problema del riconoscimento della coppia di fatto, questione più complessa a livello nazionale, se consideriamo la rete degli asili nido in Toscana, constatiamo che, a fine 2000, 80 comuni gestivano 194 nidi con una capienza globale di 7.480 posti.
In virtù di un’utenza potenziale di 70.121 bambini in età 0-3 anni, il servizio faceva fronte solo al 10,6% della possibile domanda, con 3.415 domande effettivamente inevase. E’ inevitabile che la carenza di strutture adeguate e soprattutto il sentimento di insicurezza ed incertezza verso le prospettive del mondo del lavoro, contribuiscono a rallentare il processo di emancipazione dalla famiglia. E’ chiaramente più conveniente vivere il più possibile a casa con i genitori (e questo è vero per buona parte dei giovani italiani) che affrontare un futuro sempre più nebuloso, o ancor peggio mettere al mondo dei figli.
Dunque si può parlare di problemi che coinvolgono la sfera sociale ed economica, con la consapevolezza che lo sviluppo economico non è solo quello dei numeri, quantificabile in termini di crescita e di prodotto intermo lordo, ma riguarda anche il benessere, il bisogno di sicurezza e la qualità della vita, elementi difficilmente monetizzabili ma sicuramente imprescindibili. S.A.