Collaborazione tra i piccoli comuni
Collaborare per rafforzare il proprio ruolo e rinnovare i propri servizi, cosi' da contenerne i costi e da migliorarne allo stesso tempo la qualita'. E' questo il tema su cui i piccoli comuni toscani - circa 200, nella regione, le amministrazioni con meno di 10 mila abitanti - si sono confrontati oggi, in occasione del seminario "Collaborazione e associazione tra i piccoli comuni", che ha consentito di fare il punto sulle esperienze di gestione associata delle funzioni gia' avviate in Toscana.
             Si 
tratta di esperienze come quella dell'"unione" avviata da quattro comuni 
della valle del Serchio (Piazza al Serchio, Minucciano, Giuncugnano e 
Sillano), o come quella dei comuni della Montagna pistoiese che hanno 
elaborato progetti di collaborazione nel campo della raccolta dei rifiuti, 
della raccolta dei tributi locali, della gestione del personale, dei sistemi 
informativi, o ancora, come quella del "circondario" della Val di Cornia o 
del "progetto Scooter" (Servizio di coordinamento territoriale) per la 
gestione unitaria del servizio tributi in sei comuni della Valdera.
"Esperienze - ha spiegato l'assessore alle riforme istituzionali, Paolo 
Giannarelli - che sono nate per volonta' dei comuni, con un ruolo di 
sostegno da parte della Regione, e che stanno tentando di risolvere dal 
basso il problema di una migliore organizzazione dei servizi.
            
             E' al livello 
dei piccoli comuni che si incontra un banco di prova decisivo per la 
riorganizzazione degli enti locali nel loro complesso".
Il seminario, organizzato dalla giunta regionale e dalla consulta toscana 
piccoli comuni, ha permesso di esaminare anche le diverse prospettive con 
cui e' stato affrontato il tema dell'identita' e delle funzioni comunali, a 
partire dall'approvazione della legge 142/1990. "Allora - ha ricordato 
Giannarelli - si diceva che i comuni erano troppi, anche se in Italia sono 
circa 8 mila contro i 36 mila della Francia, e si pensava a soluzioni di 
scioglimento e accorpamento forzoso.
            
             Oggi abbiamo capito che processi 
del genere non si costruiscono dall'alto e che il mantenimento e il 
rafforzamento della dignita' istituzionali dei piccoli comuni, fatte salve 
scelte volontarie di unione, possono rappresentare una risorsa per lo 
sviluppo e la democrazia. Non c'e' bisogno di sopprimere i comuni per far 
funzionare i servizi in maniera associata".
E' una prospettiva in linea anche con quanto previsto dalla riforma della 
legge 142, attualmente in discussione in Parlamento, che non prevede piu' 
il passaggio obbligatorio dall'"unione" alla "fusione" dei comuni, e che la 
Regione intende sostenere con diverse forme di incentivazione.