11 Agosto: la liberazione di Firenze
Sette i rintocchi della Martinella

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 agosto 2008 17:00
11 Agosto: la liberazione di Firenze<BR>Sette i rintocchi della Martinella

"In questo 11 agosto sentiamo ancora una volta il bisogno, così come dice la nostra Costituzione, di ribadire il principio che la pace è un bene supremo e vogliamo dire che coloro che si sono sacrificati a Firenze come in ogni parte d'Italia nella lotta di Liberazione, volevano un futuro di pace". Sono parole pronunciate dal sindaco Leonardo Domenici nel suo saluto in Salone dei Cinquecento per le celebrazioni solenni del 64° anniversario della Liberazione di Firenze, avvenuta l'11 agosto 1944.

Il sindaco Domenici ha voluto ricordare e ringraziare quei partigiani, seduti in prima fila, che per primi varcarono la pescaia di Santa Rosa quell'11 agosto: Cesare Turchini, Luigi Perruccio, Liliano Benvenuti, Marino Sgherri, Marcello Citano, Enrico Bugli e Aldo Fagioli. Un ricordo commosso anche Enio Sardelli "Foco", scomparso il 28 aprile di quest'anno. Partigiano a 17 anni, indimenticabile figura dell'antifascismo fiorentino, legato alla sua città, all'Oltrarno dove è vissuto, dove è stato per quasi trenta anni presidente della sezione dell'Anpi.

"Anche quest'anno siamo qui e il Salone dei Cinquecento è pieno di gente - ha aggiunto il sindaco Domenici -. E per questo prima di tutto voglio ringraziare tutti voi che siete qui con molta riconoscenza perché questo è il mio ultimo 11 agosto da sindaco e quindi per me rappresenta qualcosa di particolarmente significativo. Noi in questi anni abbiamo tenuto vivo il ricordo di questa grande festa cittadina, con la partecipazione di tutti voi questo appuntamento, anche scomodo perché cade nel mezzo del mese di agosto.

Eppure sono stati tanti 11 agosto partecipati. Per questo voglio ringraziare i presenti, la Federazione delle associazioni antifasciste e della Resistenza e l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, rappresentate da Romano Ragazzini e Alberto Cecchi che prenderanno la parola dopo di me. Un ringraziamento e un saluto particolare - ha detto ancora il sindaco Domenici - al Gonfalone della Provincia di Torino e a Piero Valenzano consigliere provinciale, nipote di quel Piero Valenzano, di cui porta lo stesso nome, partigiano della Brigata Lanciotto, ucciso dal fuoco nemico il 15 agosto del 1944 alla Stazione di S.

M. Novella. Aveva 20 anni e sognava, finita la guerra, di lavorare alla Fiat. Quel sogno non si è realizzato, ma il sacrificio di Pierino Valenzano, insieme a quello di altri che condivisero la sua scelta, ha permesso al nostro paese di avere un futuro". "Una testimonianza questa - ha aggiunto il primo cittadino - di cosa rappresentò la guerra partigiana, la lotta di liberazione, negli ideali e nel sacrificio di tanti giovani che scelsero di combattere, anche lontani dalla loro terra, dalle loro famiglie, dai loro affetti, contro la dittatura fascista e contro l'occupazione tedesca.

Così come accadde per tanti partigiani fiorentini caduti a Torino e in Piemonte. Nomi che non ricorrono frequentemente nelle nostre commemorazioni, ma che voglio oggi citare: Ilario Bellini, Giuliano Calosci, Mario Ceseri, Edoardo Dabbene, Alberto Ferri, Corrado Rettori, Gianfranco Sarfatti. Il loro ricordo, il ricordo di una generazione che seppe ridare dignità all'Italia, è la testimonianza perenne di valori ai quali un popolo, una comunità non può rinunciare. Tra questi valori, irrinunciabile e fondamentale il valore della pace.

Oggi di drammatica attualità per una nuova guerra che sta insanguinando il Caucaso. Le vittime - ancora una volta soprattutto civili e il rischio che il conflitto degeneri allargandosi in un'area tra le più critiche del pianeta - testimoniano l'importanza di non ammainare mai i vessilli della pace. E mentre a Pechino si sono aperte le Olimpiadi e l'opinione pubblica mondiale richiede che si rispetti lo spirito di amicizia e di fratellanza che i giochi rappresentano, le ragioni del dialogo e della convivenza sembrano nuovamente sconfitte dal fuoco delle armi.

Si faccia sentire alta la voce di chi ha a cuore la pace e ad essa si accompagni l'azione decisa e immediata del nostro Governo perché reclami dalle Nazioni Unite e dall'Europa atti ed interventi volti a far cessare i bombardamenti, a ripristinare la normalità e a ricondurre il conflitto nei canali della trattativa e del negoziato". Infine il sindaco, prima di ringraziare il suo predecessore Mario Primicerio, ha ricordato il cammino ripercorso nel 2008 per "non dimenticare" e per celebrare i 60 anni della Carta Costituzionale: "Abbiamo celebrato, in una cerimonia in Palazzo Vecchio, l'eccidio di Pian d'Albero e confererito in quella occasione, alle famiglie delle vittime il Fiorino d'Oro della città di Firenze.

Abbiamo presenziando a Roma, davanti all'Altare della Patria, alla consegna delle medaglie d'oro al valor civile ai cinque giovani renitenti alla leva fucilati al Campo di Marte il 22 marzo del 1944. Ma anche parlato della Costituzione, alla presenza del Capo della Stato, qui nel Salone dei Cinquecento. Quella Costituzione che nelle parole di Sandro Pertini 'è nata dal sacrificio di migliaia e migliaia di caduti che morirono testimoniando gli ideali dell'umanesimo democratico calpestati in quella lunga notte della negazione dell'uomo'.E rileggendone gli articoli fondamentali nelle lingue dei cittadini stranieri che vivono nella nostra città, per significare l'importanza dell'accoglienza e dell'integrazione".

. Le celebrazioni per l'11 agosto sono iniziate alle 7 con i rintocchi della Martinella, la campana della Torre di Arnolfo, che 64 anni fa suonò a festa per annunciare la liberazione della città. Poi al Famedio Santa Croce in largo Bargellini con la deposizione di corone di fiori in memoria dei caduti di tutte le guerre. A seguire in piazza della Repubblica si è svolta la cerimonia solenne dell'alzabandiera davanti allo schieramento formato da plotoni misti di Esercito, Aeronautica, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato, Croce Rossa Italiana e Vigili del Fuoco.

L'Amministrazione era rappresentata dall'assessore Lucia De Siervo. Era presenta anche una delegazione del consiglio provinciale di Torino col Gonfalone. Al termine interventi di padre Gajewwski per la Chiesa VAldese, Umberto Forti per la Comunità Ebraica, don Umberto Rufino per la Chiesa Cattolica. Poi la banda della Filarmonica Rossini ha preceduto il corteo (fino a Palazzo Vecchio) aperto dal tricolore, dalla bandiera del Comitato toscano di Liberazione nazionale e da quella del Corpo volontari della Libertà.

Dietro al Gonfalone di Firenze gli assessori Poi il gonfalone della Regione Toscana con l'assessore Riccardo Conti, quello della Provincia di Firenze col presidente Matteo Renzi e quelli dei Comuni di Prato, Empoli, Scandicci, Lastra a Signa, Sesto Fiorentino, Rignano, Fiesole, Campi Bisenzio, San Casciano, Bagno a Ripoli, Greve in Chianti, Signa e i labari delle associazioni partigiane. Le celebrazioni per il 64° anniversario della Liberazione di Firenze si concluderanno stasera (ore 21) col concerto della Filarmonica Rossini sull'arengario di Palazzo Vecchio.

Intitolare una strada o una piazza ad Oriana Fallaci. E' quanto chiede il capogruppo del Ps Alessandro Falciani in occasione della 64° anniversario della Liberazione di Firenze. Questa mattina Falciani, accompagnato dal vicesegretario della Federazione Mario Ingra e dal presidente del Quartiere 2 Gianluca Paolucci, ha deposto un mazzo di rose rosse, simbolo universale del socialismo, ai piedi della Torre Mannelli, nei pressi di Ponte Vecchio. "Questa torre - ha spiegato Falciani - rappresenta la resistenza organizzata dei partigiani socialisti di Giustizia e Libertà, tra i quali spiccava in nome di Edoardo Fallaci, padre della scrittrice e giornalista fiorentina Oriana, che fu fatto prigioniero e torturato dai seviziatori fascisti della Banda Carità".

"Nella Torre Mannelli - ha proseguito Falciani - venivano nascoste le armi portate dai partigiani, tra cui la quattordicenne Oriana che da Porta Romana trasportava in bicicletta tra le ceste di verdura bombe a mano e pistole, eludendo i controlli dei repubblichini e dei nazisti". "In questa occasione - ha aggiunto il capogruppo Ps - esprimiamo il rammarico dei socialisti fiorentini perché, a due anni di distanza dalla sua morte, Oriana Fallaci non è ancora stata adeguatamente ricordata dal Comune di Firenze.

A tutt'oggi, inspiegabilmente, non le è stata ancora intitolata né una strada né una piazza. Una mancanza che stride fortemente con i numerosi e autorevoli impegni di rappresentanti della giunta, impegni che però non sono stati finora onorati" ha concluso Falciani. Una delegazione di Alleanza Nazionale si è recata in visita ai cimiteri di Falciani e di Trespiano. “Questa nostra iniziativa – ha dichiarato il Sen. Achille TOTARO – ricorda una data importante per la nostra città, data dopo la quale ci furono tanti lutti, persecuzioni e vendette immotivate”.

“Anche quest’ anno, come ormai succede da 18 anni, - ha continuato Totaro - abbiamo reso omaggio ai soldati USA, la cui avanzata fu determinante per riportare la democrazia a Firenze e in Italia, al Sacrario della Repubblica Sociale, dove sono sepolti molti giovani aderenti alla R.S.I. che furono torturati e uccisi a Firenze nei giorni successivi all’ 11 Agosto 1944. Tra questi anche Pietro Chesi, corridore ciclista e vincitore della Milano - Sanremo, ucciso a bastonate”. “A qualcuno conviene far finta che questi massacri non siano avvenuti: ma per costruire l’ Italia del futuro è necessario ricordare tutti i morti e condannare tutte le ideologie che hanno partorito regimi dittatoriali.

Auspichiamo che l’anno prossimo ci sia un nuovo sindaco a Firenze che possa ricordali tutti”. Alleanza Nazionale ha quindi reso omaggio ai soldati Usa sepolti al cimitero di Falciani che contribuirono in maniera determinante al ritiro dei soldati tedeschi da Firenze, al Sacrario della Repubblica Sociale, dove sono sepolti molti giovani che aderirono alla R.S.I. e al Cippo che ricorda gli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia uccisi dai partigiani comunisti di Tito, rimanendo per qualche minuto in raccoglimento.

In evidenza