Etruschi: Siena e Chiusi rendono omaggio ad una delle più celebri collezioni private d’Italia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 marzo 2007 14:09
Etruschi: Siena e Chiusi rendono omaggio ad una delle più celebri collezioni private d’Italia

15 marzo 2007- Manca ancora un mese all’apertura e c’è già grande attesa per la mostra archeologica, che dopo 150 anni, riunisce a Siena e a Chiusi – luoghi della loro formazione - i due nuclei fondamentali di una delle più celebri e ricche raccolte archeologiche private d’Italia: la collezione Bonci Casuccini. La rassegna dal titolo “Etruschi. La collezione Bonci Casuccini”- in programma dal 21 aprile al 4 novembre 2007 - è articolata in due sedi: il Complesso museale Santa Maria della Scala a Siena e il Museo Archeologico Nazionale di Chiusi e propone una selezione di oltre 200 opere.

Una grande varietà di reperti: dai sarcofagi ai cippi, dalla statue-cinerario alle urne, da alcuni straordinari esempi di ceramica greca ed etrusca figurata ad una ricca selezione di bronzi, annoverati fra i maggiori capolavori dell’eredità storica ed artistica tramandataci dagli Etruschi. L’esposizione – promossa da Comune di Siena, Istituzione Santa Maria della Scala, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Comune di Chiusi, Regione Siciliana, Regione Siciliana – Assessorato ai Beni Culturali, Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” di Palermo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Banca Monte dei Paschi di Siena main sponsor - rende omaggio al principale artefice della raccolta, Pietro Bonci Casuccini, nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita.

Fu, infatti, proprio Pietro Bonci Casuccini nel corso dei primi decenni dell’800, a metterne insieme il nucleo originario, di cui facevano parte numerosissimi materiali recuperati nei terreni di famiglia. Sculture in pietra tra cui sarcofagi, urne, cippi, statue-cinerario, ceramica greca ed etrusca figurata, ceramiche ellenistiche e bronzi in ragguardevole quantità, per un patrimonio di circa diecimila pezzi, tra interi e frammentari. Lo stesso Pietro Bonci Casuccini aveva ipotizzato di destinare un vero e proprio museo all’immenso patrimonio accumulato.

L’incremento dei rinvenimenti lo portò ad ampliare in più occasioni, i locali in cui erano conservati. Alla morte del fondatore, avvenuta nel 1842, la collezione passò agli eredi che in un primo tempo proseguirono le indagini, affidandole sempre più a specialisti, ma in un secondo momento iniziarono a vendere alcuni dei materiali. Alla collezione, acquistata nel 1863 dal Museo Archeologico di Palermo, dove è tuttora conservata, si sostituì col tempo una seconda raccolta, creata da un pronipote di Pietro, Emilio Bonci Casuccini, che alla fine dell’800 iniziò ad assemblare - ancora una volta con scavi effettuati nei terreni di famiglia - una nuova collezione, oggi conservata nel Museo Archeologico di Siena all’interno del Complesso museale Santa Maria della Scala.

Quest’ ultima raccolta si formò sotto il diretto influsso e la guida illuminata del giovane Ranuccio Bianchi Bandinelli, allora impegnato nella redazione della tesi di laurea sulle necropoli chiusine, che seppe indirizzare il nobile collezionista verso criteri diversi dall’esclusivo amore per l’oggetto pregiato ed esteticamente attraente, suggerendogli una “più moderna” e corretta sensibilità a scavi condotti nel tentativo di chiarire problemi e fornire risposte a precise domande. La collezione di Emilio, che si contraddistingueva proprio per il modo nuovo di fare collezionismo - per la particolare attenzione posta sui contesti di rinvenimento dei reperti, per i quali si conservavano dunque dati sull’associazione originaria e sui luoghi in cui venivano rinvenuti - comprendeva anche i pochi oggetti salvatisi dalla precedente vendita, tra cui alcune antefisse provenienti dalla località della Martinella, il corredo della tomba a ziro rinvenuto in località Ficomontano, vasi dal podere Montebello, tutte località di proprietà della famiglia.

A questi reperti andarono presto ad affiancarsi i materiali degli scavi effettuati, tra l’altro, presso la villa di famiglia della Marcianella. Il percorso espositivo proposto a Siena e Chiusi si snoda lungo due direttrici. La mostra che ha sede nel Complesso museale Santa Maria della Scala, ricostruisce la storia della collezione, dalla formazione all’acquisizione da parte dei Musei di Palermo e Siena. Sono qui illustrate e valorizzate le figure che contribuirono alla formazione della collezione ed è esposta una larga parte dei materiali raccolti da Pietro, Emilio e dagli eredi moderni della famiglia.

Trova spazio anche l’odierna collezione di Niccolò Casini, erede della famiglia Casuccini, costituita da pochi, ma significativi esemplari che rimasero di proprietà della famiglia come arredi interni ed esterni della Villa della Marcianella dopo la vendita del primo nucleo a Palermo, e da qualche altro reperto che si andò aggiungendo nel tempo. Una sezione è dedicata ad importanti reperti, etruschi e non, che facevano un tempo parte della collezione Casuccini, ma che già i collezionisti stessi avevano donato ad altre nobili famiglie toscane o avevano scambiato con reperti appartenenti ad altri, come nel caso di una notevole testa di bronzo a grandezza naturale, probabile realizzazione pseudo-antica di età rinascimentale che sembra ritrarre Paride.

L’ultima sezione della mostra è riservata alla storia delle vicende familiari Bonci Casuccini attraverso documenti, fotografie, materiali d’archivio. La rassegna senese si chiude con la ricostruzione della “Tomba del Colle Casuccini”, celebre ipogeo etrusco a più camere, con ciclo di pitture parietali che raffigurano scene di banchetto, giochi funebri, danze e virtuosismi ginnici, realizzato intorno al 460 a. C. per una famiglia principesca di Chiusi. La tomba scoperta nel 1833, attualmente non visitabile per ragioni di tutela e conservazione, fu ricopiata con pitture ad olio in scala da Guido Gatti, pochi anni dopo la sua scoperta.

E sarà proprio grazie a queste fedeli riproduzioni che il visitatore potrà fisicamente “entrare” nella tomba ricostruita ed apprezzarne proporzioni volumetriche e giochi prospettici delle scene dipinte.
A Chiusi, nelle sale espositive annesse al Museo Archeologico Nazionale, una sezione importante è dedicata alla scultura arcaica, prodotta dalle botteghe che lavoravano nella stessa Chiusi - l’etrusca Clevsi - tra il tardo VII e la fine del VI sec. a.C. Della grande produzione dell’epoca è esempio straordinario il cosiddetto Plutone, appartenente alla serie delle statue-cinerario di tradizione chiusina ascrivibili al VI secolo a.C.

Si tratta di un pezzo eccezionale sia per iconografia che dal punto di visto stilistico. La statua rappresenta una figura maschile seduta su un trono dalla larga spalliera ricurva. E il busto, cavo, doveva essere stato progettato per contenere le ceneri del defunto. Le opere delle collezioni di Pietro e Emilio Bonci Casuccini esposte rappresentano uno spaccato significativo dell’attività delle tante botteghe poste al servizio della committenza locale di rango elevato, che ne utilizzava i prodotti per adornare le lussuose tombe di famiglia, per impreziosire altari e templi e per accompagnare rituali funerari che prevedevano l’impiego di lussuose suppellettili.

Era, infatti, proprio attraverso l’ostentazione di tali lussuosi arredi ed ornamenti che veniva costantemente ribadito all’intera comunità il ruolo di egemonia politica, economica e culturale delle famiglie aristocratiche. Apposite postazioni multimediali, predisposte nei luoghi della mostra ed a Palermo, faranno da costante richiamo ai musei che hanno contribuito alla realizzazione di questo straordinario evento.

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