Le Gualchiere di Remole: al bene pubblico deve pensarci il privato

Le energie delle amministrazioni pubbliche non sono più quelle di una volta

Antonio
Antonio Lenoci
30 maggio 2017 12:38
Le Gualchiere di Remole: al bene pubblico deve pensarci il privato

L'immobile andrà all'asta. Dopo l'abbandono e le innumerevoli ipotesi di recupero, Palazzo Vecchio propone ora un'asta pubblica con base a 2 milioni di Euro per aggiudicarsi l'antico mulino tra Firenze e Bagno a Ripoli. Offerte entro il 28 giugno, alle ore 12.

Una ristrutturazione costerebbe 5 milioni di Euro, questa la stima capitolato alla mano, permetterebbe però di convertire il rudere abbandonato in resort di lusso full optional, una struttura insomma dalla rendita assicurata. C'è un problema: né Palazzo Vecchio né tanto meno la Città Metropolitana possono permettersi di investire quei 5 milioni iniziali. Con l'aggravante che non sembrano esserci in cassa neppure i soldi per una manutenzione di risanamento per le parti attualmente in uso e che spetterebbero al proprietario privato da buon padre di famiglia.E così ci risiamo.

Il pubblico chiede aiuto ai ricchi investitori. Davanti a ruderi pubblici lasciati senza manutenzione e con le casse dell'amministrazione vuote è questa l'unica strada utile. Eppure c'è chi non se ne fa una ragione, e piange per il bene collettivo che esce dal patrimonio di tutti impoverendo quel tesoro immobiliare che per anni ha rappresentato il futuro dell'Italia.Un antico borgo con torri merlate, 3mila metri di superficie utile e 38 mila metri quadrati di parco. Un ottimo investimento che la pubblica amministrazione non ha saputo cogliere.

Tocca pensarci a qualcun altro.Catastalmente le Gualchiere di Remole sono questo: "Un immobile individuato al Catasto Fabbricati urbano da 49 distinte unità immobiliari, già adibite per la gran parte ad Opificio e solo in parte a destinazione abitativa, per lo più in pessimo stato di conservazione ed in parte dirute, per una superficie lorda ragguagliata di circa 3.129,10 mq nonchè da aree agricole, inclusive delle gore a servizio dell’originario Opificio idraulico, rappresentate al Catasto Terreni per una superficie catastale complessiva di mq 38.160".

Per "dirute" si intende crollate, gran brutta parola.Palazzo Vecchio precisa nell'avviso d'asta che "Il bene è da considerare libero in quanto l’Amministrazione comunale procederà a trasferire l’immobile vuoto da persone e cose, e su di esso grava il diritto di prelazione di cui al D.Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii.

in quanto sottoposto a vincolo culturale". Sull'immobile ad oggi 'grava' un regolare contratto di affitto come spiega a Nove da Firenze Grazia Bianchi, moglie dell'artista Piero Gensini: "Piero è in affitto e paga al Comune di Firenze un affitto altissimo, esoso. Pensare che ha rimesso a sue spese tutto l'ambiente e il Comune gli ha aumentato l'affitto perché l'aveva migliorato. Il Comune di Firenze dovrà trovare un ambiente adeguato a quello odierno.

Bisogna vedere lo studio per capire, ci sono voluti 25 anni e c'è tutta la sua vita lì dentro, non è che si può buttare in un capannone. Piero è un professionista e non è l'ultimo arrivato, non fa lo scultore per hobby".In attesa da tempo e senza risposte ad una lettera inviata il 26 agosto 2016, la signora Grazia è tornata a cercare il presidente della Città Metropolitana: "Sindaco Nardella, dove sono finiti tutti i buoni propositi e le belle parole da Lei esposte durante il nostro incontro in occasione della cena alle Vie Nuove? Gradirei sapere cosa pensate di fare dello scultore Piero Gensini, visto che ha lo studio ed opera nel borgo da ben 25 anni.

Lei ci aveva assicurato che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Lo sa che così la cultura e l'arte contemporanea verranno spazzate via snaturando tutta la storia dell'antico opificio?". Intanto al Circolo delle Vie Nuove si torna, il 30 maggio alle 17 e 30 è in programma un incontro tra i sostenitori di Grazia e Piero.La vendita doveva avere luogo già nello scorso millennio, ma la crisi non si sentiva ed i tempi non erano maturi per superare l'opposizione dei comitati e delle associazioni.

Negli anni si sono susseguite idee, tante idee, anche quella della Provincia di recuperare il salto del fiume, un tempo utile ai mulini, per produrre energia idroelettrica dal fiume Arno. Le Gualchiere sarebbero state uno dei 13 salti dell'Arno fiorentino. Ma la lampadina non si è accesa. La patata bollente è finita in mano al vicesindaco Dario Nardella.Del salvataggio delle Gualchiere è stato interessato anche Carlo d'Inghilterra in visita a Firenze e se ne sono occupati anche i ragazzi dell'Istituto Leonardo Da Vinci il cui professore oggi posta su Facebook: "Quando si dice..

nuovo Rinascimento! Storia e cultura all'asta. E se lì c'è uno straordinario scultore che resiste, se lì c'è un villaggio che potrebbe popolarsi di artisti, pittori, musicisti, artisti, artigiani (veri), studenti (curiosi), studiosi (internazionali), solo ci si tenesse... che importa? Avanti chi può: che i ricchi si arricchiscano sempre più, che una civiltà plurisecolare perda le proprie tracce, che il popolo perda la propria memoria".L'assessore al patrimonio, Federico Gianassi ha sottolineato che all'Amministrazione fiorentina preme la valorizzazione delle Gualchiere, ottenibile a quanto pare solo con questa strategia.

Resta però perplessa l'opposizione di Palazzo Vecchio forse perché appena a marzo scorso la Commissione Urbanistica fiorentina aveva appoggiato l'appello del Comune di Bagno a Ripoli.L'8 marzo 2017 il sindaco ripolese Francesco Casini e l'assessore all'Urbanistica Paolo Frezzi con la Commissione urbanistica del Comune di Firenze, presieduta da Leonardo Bieber, avevano svolto un sopralluogo nell'area: “Dispiace moltissimo che un monumento di archeologia preindustriale di tale pregio architettonico e artistico, che nei secoli è appartenuto alle più nobili famiglie fiorentine e all'Arte della lana, oggi versi in questo stato di incuria e di abbandono.

Serve agire in fretta per recuperare la struttura ed evitare che lo stato di deterioramento dell'antico mulino si aggravi ulteriormente.In Commissione urbanistica Trombi e Grassi spiegavano: "Il sito ospita il laboratorio di un illustre fiorentino: lo scultore Piero Gensini, dell’accademia delle Arti del Disegno di Firenze. In un qualsiasi altro comune, un sito come questo sarebbe il fiore all’occhiello, il pezzo forte da mostrare a turisti e visitatori.

Firenze da questo punto di vista è sicuramente fortunata, con un patrimonio artistico ineguagliabile, ma questo non può scusare la colpa di aver lasciato andare in malora un complesso splendido come le Gualchiere".Oggi Trombi e Grassi sostengono: “Definirla una svendita pare persino riduttivo. Di lavori ne devono esser fatti molti, ma il terreno attorno al corpo centrale e la possibilità di modificare la destinazione urbanistica con una semplice variante fanno pensare che chi la acquisterà farà un ottimo affare per le proprie tasche, non certo per Firenze. Che ne pensa il Sindaco di Bagno a Ripoli? Era informato della scelta del Comune e del bando?”.Immediata la replica dell'assessore Federico Gianassi: "La procedura di alienazione delle Gualchiere di Remole è quella che viene seguita per ogni bando di questo tipo, il prezzo è quello stabilito dalla commissione di valutazione che è una struttura tecnica di cui, da regolamento, il Comune si avvale in questi casi.

Come è noto il parco rimarrà pubblico e quello che viene messo all'asta è il complesso immobiliare".

Per l'immobile, sul territorio comunale di Bagno a Ripoli, ma di proprietà del Comune di Firenze, il sindaco Casini proponeva a marzo di individuare un piano di riqualificazione pubblico – privato. Sono bastati 60 giorni a far cadere la proposta? “Sappiamo bene - sottolineava già Casini - che le possibilità e le energie delle amministrazioni pubbliche non sono più quelle di una volta.

Per questo motivo, non chiudiamo alla possibilità di investimenti privati per recuperare la struttura, con un mix di funzioni che potrebbero essere ricettive o residenziali. A patto che, però, una parte del complesso mantenga una fruibilità pubblica, come previsto anche dal nostro Regolamento urbanistico. Magari con la creazione di un percorso museale che testimoni la tradizione manifatturiera, artistica e artigiana dell'antico mulino proprio in quella porzione della struttura che un tempo ospitava l'opificio vero e proprio, la 'sala macchine' in cui si lavorava la lana con l'impiego delle ruote idrauliche".A marzo poi si guardava all'Europa.

Il Comune di Bagno a Ripoli con Pontassieve, Fiesole e Rignano puntava al progetto europeo Ad Arnum per ottenere ricadute positive anche sul complesso delle Gualchiere."Sono certo che la volontà e le condizioni per iniziare in tal senso un percorso condiviso con il Comune di Firenze ci siano tutte" dichiarava Casini e “Massima disponibilità a lavorare insieme al Comune di Bagno a Ripoli per recuperare e riqualificare questo complesso trecentesco affascinante, dalle grandissime potenzialità ma anche con molte criticità" la risposta immediata del presidente della Commissione urbanistica del Comune di Firenze Leonardo Bieber.Ma Bieber precisava anche che "È un bene di proprietà del Comune di Firenze, vincolato dalla Soprintendenza e inserito nel piano di alienazioni.

È chiaro che il processo di recupero non potrà che passare da un'azione congiunta con il Comune di Bagno a Ripoli. Giudico molto positive le parole del sindaco Casini in merito ad un recupero basato su un mix funzionale che possa consentire da un lato un intervento privato e dall'altro il mantenimento di funzionalità di carattere pubblico su una parte dell'immobile. Da questo punto di vista, le idee possono essere molte. Durante il sopralluogo abbiamo avuto modo di visitare anche il laboratorio dello scultore Piero Gensini, che potrebbe costituire un'occasione per una riqualificazione che contempli funzioni artistiche.

Su sollecitazione di alcuni consiglieri, la Commissione procederà alla stesura di un testo che faccia da impulso per un recupero della struttura in tempi brevi.E una risposta forse arriverà, a breve, entro la fine di giugno.

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