Lavoro a Firenze, astenersi stranieri e gente del sud, annuncio rimosso

In poche ore migliaia di contatti dopo la pubblicazione dell'annuncio discriminatorio messo in rete per offrire tre posti di barista nel centro di Firenze

Antonio
Antonio Lenoci
07 aprile 2014 15:10
Lavoro a Firenze, astenersi stranieri e gente del sud, annuncio rimosso

Cercasi banconieri baristi nel centro storico di Firenze: "No Stranieri o Sud Italia". L'annuncio apparso su alcune piattaforme web dedicate all'incontro tra domanda ed offerta di lavoro è andato di traverso a molti ed oggi appare come "Non disponibile" ovvero rimosso dal web. 

Il presidente del consiglio comunale fiorentino, Eugenio Giani è intervenuto sull'argomento in aula a Palazzo Vecchio: "Se questa notizia è confermata è inaccettabile. Firenze è legata profondamente anche dal punto di vista storico alla città di Napoli ed al sud. Chiedo alla Polizia annonaria di verificare immediatamente se vi siano gli estremi per una sanzione". Un lungo applauso nel Salone de' Dugento si unisce alle parole del presidente dell'assemblea fiorentina.Migliaia i contatti in poche ore per manifestare alla nostra redazione il disappunto per l'accaduto. La notizia ripresa da Il Mattino di Napoli ha suscitato stupore e rabbia tra i lettori del quotidiano ed imbarazzo per i fiorentini che si sono ritrovati etichettati come discriminatori.L'avvocato Roberto Visciola che ci aiuta curando la nostra rubrica legale interviene sull'argomento ricordandoci alcuni principi fondamentali nel nostro diritto: "Ricordiamoci l'art.

3 della nostra Costituzione da contemperare con l'art. 41. Specifico sulla discriminazione razziale è poi il d.lgs. 215/2003, in particolare l'art. 3 che recita: Il principio di parità di trattamento senza distinzione di razza ed origine etnica si applica a tutte le persone sia nel settore pubblico che privato ed è suscettibile di tutela giurisdizionale, secondo le forme previste dall'articolo 4, con specifico riferimento alle seguenti aree:a) accesso all'occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione; b) occupazione e condizioni di lavoro, compresi gli avanzamenti di carriera, la retribuzione e le condizioni del licenziamento". Alcuni lettori, dopo aver segnalato l'annuncio ai portali di riferimento, si sono rivolti alle autorità competenti per chiederne la rimozione

Una problematica sentita quella della potenziale discriminazione anche in ambito del pubblico impiegoUnar porta a conoscenza di una recente Sentenza del foro fiorentino: "Con ordinanza del 23 gennaio 2014, il Tribunale di Firenze, sez. lavoro, ha accolto il ricorso proposto da ASGI contro l’Università degli Studi di Firenze per aver indetto un avviso di selezione per un posto di tecnico di laboratorio prevedendo il requisito della cittadinanza italiana o di altro Stato membro dell’Unione europea ... nelle motivazioni il giudice del lavoro cita pure l’art.

2 c. 3 del d.lgs. n. 286/98, che costituisce attuazione della Convenzione OIL n. 143/1975 e che farebbe propendere per la tesi secondo cui gli obblighi internazionali vincolanti per l’Italia consentirebbero l’accesso alla funzione pubblica a tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia con permesso di soggiorno valido per l’esercizio di attività lavorativa, anche se non lungo soggiornanti".

Un problema europeo. La discriminazione sul lavoro inizia già in fase di selezione del personale? Una ricerca promossa dall’ILO in Francia ha lanciato recentemente l'allarme tra i paesi europei in presenza di un maggior numero di episodi di discriminazione sul posto di lavoro. Oltre 1000 i lavoratori interpellati nel corso dell'indagine promossa dall'autorità Garante dei Diritti in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Queste le "motivazioni": il genere sessuale (29% nel settore pubblico e 31% nel privato), le origini etniche (16% e 27%), a seguire l'aspetto fisico (22% e 19%), la fede religiosa, e la maternità. Jean-François Trogrlic, direttore di ILO in Francia, sottolinea come "La discriminazione basata sull'aspetto fisico sia ancora fortemente evidente nelle procedure di selezione del personale".

"La discriminazione degli immigrati nel mercato del lavoro in Italia" è il titolo di un progetto europeo che International labour organization (Ilo) ha svolto per misurare l'esistenza e l'intensità della discriminazione nelle procedure di selezione dei lavoratori. Uno studio indirizzato a rilevare atteggiamenti discriminatori nella selezione di personale dipendente straniero in Italia e a formulare proposte di intervento antidiscriminatorio.

Sono stati realizzati 533 test in tre città campione, Roma, Napoli e Torino, nei quali è stata identificata un’offerta di lavoro adeguata alle caratteristiche di entrambi i gruppi di candidati (marocchini e italiani) che hanno risposto allo stesso annuncio offrendo competenze ed esperienze equivalenti. L'unica differenza rilevante fra i candidati era la cittadinanza. Si può parlare di discriminazione, secondo il metodo dell'Ilo, quando la differenza tra le risposte negative a stranieri e italiani superano del 15%.

In Italia è risultato un tasso di discriminazione del 41%, alto rispetto ai Paesi Bassi (37%), alla Spagna (36%), al Belgio (33%) e alla Germania (19%). Tra le città italiane il tasso di discriminazione più alto si è registrato a Roma, dove sfiora il 46%, seguita, con pochi punti percentuali di distacco, da Torino che raggiunge il 43%. Napoli, con il 33,7%, è la metropoli dove il tasso è più basso.

In evidenza