Firenze seconda città più smart d’Italia

Svelato il rapporto annuale ICity Rank 2019 sui 107 comuni capoluogo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 novembre 2019 14:52
Firenze seconda città più smart d’Italia

Firenze, seconda in classifica, è lontana solo due punti, grazie al primo posto nella qualità sociale e trasformazione digitale e al buon posizionamento nella capacità di governo (2°), tutela ambientale (5°) e mobilità sostenibile (3°).

“Firenze – commenta il sindaco Dario Nardella – conferma il secondo posto rispetto allo scorso anno ma non si accontenta: pur felici del risultato vogliamo continuare sulla strada intrapresa per raggiungere il gradino più alto del podio investendo sempre di più in mobilità sostenibile, servizi digitali e wifi. Credo che Firenze possa davvero diventare la capitale italiana dell’innovazione”. “Abbiamo di recente lanciato la app IF di infomobilità – ricorda il sindaco -, il lavoro sugli Opendata sta andando avanti (1626 dataset rilasciati finora), il wifi pubblico ad oggi conta 2.140 hotspot, sempre in via di estensione. Lo scorso anno abbiamo lanciato la Smart City Control Room che stiamo estendendo con un nuovo fronte, l’analisi dei dati del turismo. In più a breve nascerà la Control room del traffico cittadino”.

Altri esempi: l’area istruzione è all’avanguardia nei servizi online con ad esempio i nidi full-digital con SPID; nel settore del verde è in atto la sperimentazione della ‘smart irrigation’ con Internet of Things nei giardini della Leopolda e delle ex Officine Galileo; in centro ci sono 10 cestini ‘intelligenti’ che segnalano quando sono colmi e funzionano a energia solare.

Resta ancora ampio il divario fra Nord e Sud del Paese. Le prime venti città in classifica appartengono alle aree centro-settentrionali, mentre sono al Nord le città che hanno guadagnato più posizioni rispetto al 2018 (Cuneo 23, Brescia e Rovigo 20, e Piacenza, 18). Bisogna scendere fino al 37° posto per trovare la prima città del Meridione e Isole in classifica, Cagliari, che guadagna sei posizioni rispetto al 2018, e soltanto Pescara, Bari e Lecce, fra le altre città del Sud, riescono ad allontanarsi dalla parte bassa della classifica. Tutti gli altri 34 capoluoghi del Mezzogiorno sono fermi nelle ultime 38 posizioni in classifica, con Crotone maglia nera, preceduta da Vibo Valentia, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, Foggia, Catanzaro, Reggio Calabria, Isernia e Brindisi.

Sono alcuni dei risultati di ICity Rank 2019, il rapporto annuale di FPA, società del gruppo Digital360, che fotografa la situazione delle città italiane nel percorso per diventare intelligenti e sostenibili, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili, capaci di introdurre innovazioni e promuovere sviluppo adattandosi ai cambiamenti in atto. FPA ha individuato e analizzato sei dimensioni urbane interessate da processi di innovazione (solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale, capacità di governo e trasformazione digitale), sintesi di oltre 100 indicatori (basati su più di 250 variabili) che, aggregati nell'indice finale ICity Rank, consentono di stilare la classifica finale dei 107 comuni capoluogo.

“Il rapporto ICity Rank 2019 evidenzia come si stia progressivamente riducendo il divario tra Milano e le altre città - afferma Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA -. Se volessimo individuare una chiave di volta nel percorso verso la smart city, questa sarebbe certamente la capacità di conoscere e analizzare cosa avviene sui territori, incrociando i dati e le informazioni che arrivano dalle fonti più diverse, e utilizzandole poi per rispondere in maniera tempestiva e prendere decisioni mirate. Oggi non si può pensare di governare una città in maniera intelligente se non si possono governare i dati, attraverso processi che mettano insieme gli operatori pubblici e quelli privati che li producono e li detengono”.

“Le tre città più smart sono anche le prime tre nella graduatoria dedicata alla trasformazione digitale, a dimostrazione di come le nuove tecnologie possano dare una spinta importante all’evoluzione intelligente delle città - afferma Andrea Rangone, CEO di Digital360 -. La rivoluzione digitale sta già investendo in modo diretto i centri urbani, influenzando la produzione di beni e servizi e le relazioni sociali, creando le condizioni per offrire nuovi servizi individuali e nuove modalità di trasmissione dei servizi urbani collettivi. Soltanto le città che saranno capaci di utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie di analisi dei big data che esse stesse producono diventeranno più competitive sia come luoghi di residenza che di produzione”.

Gli indicatori analizzati dalla ricerca

La solidità economica – La ricerca ICity Rank 2019 ha analizzato la solidità economica di 107 Comuni capoluogo in base a 21 indicatori di consistenza economica, creazione di opportunità di lavoro, innovazione del sistema imprenditoriale e produttivo rilevanti in termini di risultati attuali e di prospettive future. Milano è la realtà italiana economicamente più solida, capace di affiancare ai tradizionali elevati livelli di produzione di reddito e consistenza imprenditoriale una forte concentrazione di esperienze innovative.

Alle spalle di Milano si posiziona Bologna e intorno alle due città leader si collocano altre realtà geograficamente vicine (Monza, Lecco, Bergamo, Modena, Parma, Reggio Emilia). In queste otto province risiede solo il 13,7% della popolazione italiana ma si produce il 20,3% del valore aggiunto, sono localizzate il 26,6% delle start up innovative, il 30,1% dei coworking, il 28,6% degli addetti alle imprese dei servizi ad alta intensità di conoscenza. Dal rapporto emerge un nuovo triangolo produttivo (Lombardia, Triveneto ed Emilia-Romagna) che allarga la distanza non più soltanto col Mezzogiorno ma anche con il resto del Centro-Nord: 29 delle 32 città appartenenti a questa area sono posizionate entro il 40° posto, mentre solo otto delle 35 città capoluogo del resto dell’Italia centrale e settentrionale rientrano in questa fascia (e solo 3 - Torino, Biella e Firenze - tra le prime 20).

La mobilità sostenibile – L’indagine sulla mobilità sostenibile si è soffermata su 16 indicatori all’interno degli ambiti sviluppo del trasporto pubblico, riduzione degli impatti del traffico veicolare, strumenti per gestire la mobilità e diffusione di modalità innovative. Milano guida anche questa graduatoria, grazie alla sua vasta rete di trasporto pubblico e alla diffusione degli innovativi servizi di carsharing (prima con 24,3 vetture ogni 10.000 abitanti).

Il punto debole è la modesta incidenza delle aree pedonali, che rimane limitata a 46,3 mq per 100 abitanti (dati 2017). Nelle prime dieci posizioni si collocano altre quattro città metropolitane (Venezia, Firenze, Torino e Bologna) e cinque città intermedie: Bergamo (caratterizzata dalla più ampia incidenza delle ZTL, che già nel 2015 coprivano quasi il 15% del territorio comunale), Padova (che con 181,7 km per 100 kmq di superficie guida la classifica per la densità delle piste ciclabili), Mantova, Brescia e Modena.

Sono i centri intermedi o piccoli, però, ad aver portato più avanti percorsi socialmente coraggiosi di governo della mobilità (dalle ZTL alle piste ciclabili) o tecnologicamente innovativi della sua gestione (IT MOB e adozione di alimentazioni meno inquinanti nel trasporto pubblico locale). Anche in questa dimensione, il divario col Mezzogiorno resta evidente: la prima città del Sud si trova solo al 26° posto (Cagliari), al 37° la seconda (Bari) e al 54° la terza (Teramo).

La tutela ambientale - Trento è la prima città per sostenibilità del proprio impatto ambientale, davanti a tutte soprattutto nella depurazione dei reflui e nella qualità del servizio idrico. Seguono Prato, Bologna, Pisa, Firenze, Verbania, Rimini, Biella, Macerata e Perugia. A differenza di altre dimensioni, la tutela ambientale risulta meno condizionata dalla dimensione demografica e dalla collocazione geografica delle città e vede al primo posto in un ognuno dei suoi indicatori molte città diverse, che spesso non fanno parte della Top Ten, a testimonianza del fatto che l’eccellenza in un singolo aspetto non si accompagna necessariamente a una buona performance complessiva.

La qualità sociale – Firenze, Milano e Bologna occupano le prime tre posizioni della graduatoria dedicata alla qualità sociale - una dimensione che comprende gli ambiti povertà ed esclusione sociale, istruzione e capitale umano, attrattività artistico-culturale – grazie all’alta incidenza dell’occupazione e imprenditorialità culturale, della popolazione con istruzione terziaria e all’elevata offerta universitaria e alla diffusione della formazione continua.

La situazione è diversa nel Mezzogiorno, dove tra le città metropolitane eccellono solo Cagliari e Bari, che affiancano a buone performance nell’istruzione e nella produzione/offerta culturale, valori contenuti delle criticità sociali che consentono loro di eccellere pur in presenza di un’attrattività turistica non particolarmente elevata. Emergono anche città medie - come Pisa, Trento, Parma, Udine, Siena e Verona – con modalità di intervento innovative, caratterizzate da una maggiore integrazione tra attori istituzionali e attori sociali e dall’impiego di nuove tecnologie.

La capacità di governo – Le città dell’Emilia-Romagna occupano sei delle prime dieci posizioni nella dimensione capacità di governo, che racchiude gli ambiti governance e partecipazione e legalità e sicurezza. Bologna ottiene il primo posto, grazie alle buone performance negli indicatori di partecipazione civile/coesione sociale, a valori discreti negli indici di legalità e sicurezza e soprattutto agli elevati risultati nell’impiego dei nuovi strumenti di innovazione amministrativa. Ravenna è terza, mentre Forlì, Reggio Emilia, Parma e Modena seguono a breve distanza. Più difficili da governare sono le città metropolitane: ad esclusione di Torino, quarta, troviamo infatti Milano solo al 12° posto, Roma al 29° e Napoli all’87° (19° tra le città del Meridione).

La trasformazione digitale – Firenze è la città più capace di sfruttare appieno le potenzialità offerte dal digitale, seguita da Bologna e Milano. Il capoluogo toscano ottiene il punteggio massimo in quattro indicatori (app municipali, digital openness, wi-fi pubblico e trasparenza digitale) e ottime performance in altri quattro (accesso alla banda-larga, IoT e tecnologie di rete, disponibilità di servizi online, social PA), dimostrando un approccio complessivo che coinvolge non solo l’amministrazione comunale ma l’insieme dei soggetti che operano nel contesto urbano.

La prima città del mezzogiorno è Cagliari, che si piazza in 13° posizione e si conferma un’eccezione anche in questa specifica dimensione, ottenendo il punteggio massimo per accesso alla banda larga e facendo registrare elevati punteggi in altri cinque indicatori. Risultati discreti li ottengono però anche Lecce (22°), Palermo (24°) e Bari (25°), che si collocano fuori della top 20 solo per pochi punti. Più staccata Napoli (35°). Gli ottimi punteggi complessivi ottenuti da città non metropolitane come Modena, Bergamo, Brescia, Parma e Trento, e quelli settoriali di Bolzano (prima nell’indicatore IoT e tecnologie di rete) e Pisa (leader per i servizi online) indicano come sia possibile anche per centri di dimensione intermedia raggiungere risultati di eccellenza.

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