Caporalato in Toscana, e adesso troppi voucher sono 'inquietanti'

"La prima cosa è riconoscere il problema" dichiara l'onorevole Elisa Simoni, ex assessore al Lavoro della Provincia di Firenze ed oggi alla Camera dei Deputati in Commissione Lavoro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 ottobre 2016 17:55
Caporalato in Toscana, e adesso troppi voucher sono 'inquietanti'

In questi giorni la procura di Prato ha aperto un’inchiesta su episodi di caporalato in Chianti e a Figline.La piaga del caporalato richiama per la Regione Toscana anche "la vorticosa diffusione dei voucher per il pagamento dei lavoratori in edilizia e agricoltura".

Ricorda il presidente Rossi che "Pochi giorni fa l'Inps ha diffuso cifre inquietanti: dal 2008 ad oggi sono stati venduti 347 milioni di buoni, di cui 115 milioni nel solo 2015 e ben 70 milioni solo nei primi sei mesi del 2016. Lo scorso anno con questo sistema sono state retribuite 1 milione e 380 mila persone con un aumento di 800 mila unità. La massa dei precari pagati con i voucher è più che raddoppiata.

Il reddito medio dichiarato è di 500 euro all'anno".I buoni furono introdotti in Italia nel 2003 sul modello degli 'small jobs' (lavoretti di studenti e pensionati). Gradualmente coi ministri Sacconi, Fornero e con il jobs act sono stati estesi a tutti i tipi di attività non regolate dai contratti, compreso quello agricolo. "Nonostante l'enormità - sottolinea Rossi - si tratta a ben vedere solo della punta di un iceberg che resta sommerso e invisibile.

Questa piaga dimostra che il sistema piuttosto che evolvere verso il meglio, procede verso il basso e il minor costo, con evidenti danni per tutti".

 "L'inchiesta e gli arresti operati ieri dalla Procura di Prato sono l'occasione per fare il punto sulle azioni intraprese dalla Regione Toscana per contrastare il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori e per porre attenzione all'abnorme diffusione dei voucher lavoro" dice il presidente Enrico Rossi, che entra poi nel merito delle decisioni della giunta regionale.

"Come Regione, - prosegue Rossi - abbiamo deciso di escludere dai bandi per i contributi provenienti dai fondi FEASR e dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) tutti i soggetti condannati in via definitiva per sfruttamento del lavoro minorile, nero e sommerso. Ho chiesto inoltre ufficialmente a Bruxelles che questa condizione sia inserita nei regolamenti europei, dove ogni segmento dell'ecosistema è normato con rigide prescrizioni: dalla compatibilità ambientale al benessere animale, eccetto il rispetto dei diritti dei lavoratori e la tutela dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo".

Nelle prossime settimane la giunta regionale prevederà la sospensione dei pagamenti per chi ha carichi pendenti o ha ricevuto una condanna non ancora definitiva: "Con un nuovo atto di giunta subordineremo le liquidazioni dei fondi richiesti a una verifica delle pendenze giudiziarie da parte delle Procure e sospenderemo i contributi non solo ai beneficiari del FEASR e del PSR, ma anche a quelli degli altri fondi".

 “Non ci possiamo nascondere dietro ad un ‘qui da noi è diverso’. La criminalità non ha alcun riguardo per i confini territoriali e non si fa problemi ad infiltrarsi ovunque sia possibile” ha dichiarato l’on. Elisa Simoni, membro della Commissione Lavoro della Camera.

La prima cosa è riconoscere il problema: il Senato ha già approvato e la prossima settimana anche la Camera approverà una legge contro il caporalato” ha aggiunto. Lo sfruttamento dei braccianti italiani e stranieri è stato per anni ignorato, nonostante ci fossero voci dal nord al sud del paese di violenze sessuali contro lavoratrici straniere, orari e paghe inaccettabili, morti sul lavoro per colpa del caldo.Nel 2015 le ispezioni rispetto al 2014 sono aumentate del 60% e hanno consentito di individuare 6.153 lavoratori irregolari (di cui 35 minori, dei bambini) e 713 casi di caporalato. “In questo caso, alla commistione mafiosa, si aggiunge l’aspetto odioso di sfruttamento di richiedenti asilo, persone in fuga da guerre e devastazione, costretti a diventare schiavi in un circolo di povertà senza fine” ha commentato Simoni.

“Dobbiamo tutti, a partire dai proprietari delle aziende agricole, vigilare e mantenere l’attenzione alta. Il lavoro non può essere dato in sub-affitto a cooperative sospette, non possiamo semplicemente chiudere gli occhi perché conviene. La stragrande maggioranza degli imprenditori che faticano per produrre olio e vino di qualità lo fanno senza ricorre a questi mezzi e competono sui mercati nazionali e internazionali con successo. Loro sono i nostri agricoltori. Chi è costretto a sfruttare degli esseri umani per rimanere a galla non si merita di essere chiamato imprenditore.

Piuttosto: criminaleconclude l’on. Simoni.“L’inchiesta sul caporalato nel Chianti è la dimostrazione che la manodopera a basso costo arriva spesso dai centri di accoglienza profughi. Il rischio è che queste strutture si trasformino in dormitori per gli schiavi e le schiave delle nostre campagne o delle nostre fabbriche” le parole delle parlamentari toscane di Sinistra Italiana Marisa Nicchi e Alessia Petraglia, secondo le quali “è opportuno rafforzare i controlli nei centri da parte delle Prefetture, che spesso ignorano totalmente quello che avviene dentro le strutture che ospitano i migranti”. “Non possiamo assolutamente lasciare in balia del caso e dell’improvvisazione la gestione dei centri di accoglienza, dove spesso i richiedenti asilo escono la mattina e rientrano la sera, senza che nessuno sappia dove siano andati.

Queste strutture dovrebbero servire per l’accoglienza e l’integrazione, non per il reclutamento di manodopera irregolare. Il rischio è il fallimento totale del sistema della nostra accoglienza e della successiva integrazione”.

I sindaci del Chianti David Baroncelli e Massimiliano Pescini esprimono forte preoccupazione sulle vicende “Non è opportuno entrare nel merito della questione giudiziaria – dichiarano congiuntamente i sindaci di Tavarnelle Val di Pesa David Baroncelli e San Casciano Massimiliano Pescini - siamo in attesa degli esiti delle indagini e confidiamo nel lavoro che stanno svolgendo le parti inquirenti. Apprendiamo con forte preoccupazione questa notizia ed esprimiamo vicinanza ai lavoratori.

Ciò che avvertiamo è la necessità di una normativa nazionale più stringente su una materia complessa e delicata come questa ed un maggior controllo sulle ditte che appaltano le prestazioni. Da parte nostra riteniamo ulteriormente necessario che la Regione Toscana rilanci e affronti con urgenza queste criticità attraverso un tavolo con le parti sociali. Riteniamo il caporalato una forma di sfruttamento del lavoro inaccettabile e intollerabile soprattutto per un paese come il nostro che vuole fare dell'agricoltura una leva di sviluppo.

Ringraziamo le forze dell'ordine per il difficile lavoro che svolgono”.

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