Al via il restauro di una delle opere più celebri del Mantegna, la Pala di San Zeno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 maggio 2007 14:25
Al via il restauro di una delle opere più celebri del Mantegna, la Pala di San Zeno

Il restauro della Pala di San Zeno, capolavoro del Mantegna, terminer¨¤ entro due anni, lo ha affermato Marco Ciatti, direttore del Settore di Restauro dei Dipinti su tela e tavola dell¡¯Opificio delle Pietre Dure di Firenze, questa mattina durante la conferenza stampa di presentazione dell¡¯inizio del restauro. L¡¯Opificio ha attivato una speciale procedura che permetter¨¤ in tempi brevi di portare a termine il restauro, vista l¡¯importanza dell¡¯opera e il significato che riveste per la sua citt¨¤.

550 anni fa, nel 1457, Andrea Mantenga inizia a dipingere la pala per l¡¯altare maggiore della basilica di San Zeno a Verona. Mantegna ha circa trenta anni, oramai celebre e affermato, realizza un¡¯opera complessa in cui convivono pittura, scultura e architettura: un¡¯opera che segna il suo ingresso nella piena maturit¨¤ artistica e una tappa fondamentale dell¡¯arte del Rinascimento nell¡¯Italia settentrionale. Oggi, a cinque secoli di distanza, la Pala di San Zeno si trova nei Laboratori dell¡¯Opificio delle Pietre Dure di Firenze per essere sottoposta ad un delicato intervento di restauro.
Nel 2006, la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico delle province di Verona, Vicenza e Rovigo e l¡¯Amministrazione Comunale di Verona, Assessorato alla Cultura, Museo di Castelvecchio chiesero all¡¯Opificio delle Pietre Dure di effettuare una verifica dello stato di conservazione della Pala di San Zeno, per valutare la possibilit¨¤ di smontare ed esporre l¡¯opera alla grande mostra del Mantegna prevista a Verona.

All¡¯indomani dell¡¯esposizione, il Comune di Verona ha destinato una parte significativa dei ricavi della mostra a sostenere il progetto di restauro e la pubblicazione che lo documenter¨¤.
L¡¯esame del dipinto mise in luce l¡¯esistenza di numerosi problemi conservativi dovuti principalmente a tre fattori: il naturale invecchiamento dell¡¯opera in rapporto alle condizioni ambientali, i precedenti restauri e l¡¯errato rimontaggio della struttura, conseguente ai numerosi spostamenti della pala nel corso dei secoli.

Venne allora progettato ed eseguito un primo intervento - curato dall¡¯Opd e dalla Soprintendenza - che permise l¡¯esposizione dell¡¯opera, rimandando la soluzione definitiva delle problematiche ad una fase successiva. A febbraio 2007, finita la mostra dedicata al Mantegna, l¡¯opera, compresa la splendida cornice lignea intagliata e dorata, ¨¨ stata trasportata nei laboratori dell¡¯Opificio delle Pietre Dure a Firenze per essere sottoposta alle prime indagini diagnostiche del complesso progetto di conservazione.

La campagna fotografica, eseguita ad altissima risoluzione, a luce radente e a varie lunghezze d¡¯onda, hanno permesso di comprendere pi¨´ a fondo i problemi conservativi dell¡¯opera che riguardano sia la superficie pittorica che il supporto ligneo e la cornice, problematiche su cui ¨¨ indispensabile intervenire prima che causino danni maggiori.
Sul piano del supporto ligneo, l¡¯intervento odierno dovr¨¤ fare i conti con il pesante restauro eseguito da Mauro Pellicioli nel 1934, secondo le metodiche del tempo, che ha posto le premesse per i problemi attuali.

Per rimediare le naturali deformazioni e la presenza di alcune spaccature nel tavolato, il restauratore aveva tolto l¡¯originale sistema di sostegno (un telaio perimetrale con traversa centrale, ancorato con chiodi dalla larga testa imprigionati al di sotto del colore), raddrizzando poi le tavole tramite incisioni parallelle, inserimenti di cunei di legno duro ed assottigliamento dell¡¯insieme. Purtroppo le tavole, diminuite della loro massa, scambiano ancora pi¨´ rapidamente umidit¨¤ con l¡¯ambiente, accentuando la tendenza alla variazione dimensionale e alla deformazione, fenomeno che contrasta con la rigidit¨¤ della nuova struttura apposta del Pellicioli sul retro dell¡¯opera.

Si vengono cos¨¬ a creare delle forti tensioni interne che causano sollevamenti e cadute di colore. Fortunatamente nella Pala di San Zeno il Mantegna ha impiegato negli strati della preparazione anche la tela, che riesce a funzionare da parziale isolante tra la pellicola pittorica e il supporto ligneo. Nonostante questo, l¡¯esame a luce radente ha messo in evidenza una superficie pittorica deformata con alcuni sollevamenti di colore, gi¨¤ a livello di bolla, che rischiano di cadere se non adeguatamente trattati.L¡¯intervento su questo piano si orienter¨¤ verso un controllo pi¨´ flessibile del tavolato, per mezzo della sostituzione delle traverse, rendendo il tutto meno rigido per assecondare cos¨¬ i naturali movimenti del supporto.

Sul fronte della pellicola pittorica, l¡¯Opificio interverr¨¤ rivedendo accuratamente la superficie del dipinto per risolvere i punti di maggiore debolezza dell¡¯adesione del colore e di alterazione dei vecchi ritocchi, procedendo con molta gradualit¨¤ e cautela, senza una ¡°decisa¡± pulitura, di cui l¡¯opera non ha attualmente necessit¨¤.
Parallelamente andr¨¤ avanti il restauro della complessa cornice lignea, che presenta numerosissime cadute, distacchi e sollevamenti della doratura, parti mediocremente rifatte e trattate ad imitazione dell¡¯oro, oltre ad un indebolimento particolarmente grave in alcune parti, dovuto principalmente agli attacchi degli insetti xilofagi.

La presenza di un attacco di insetti xilofagi (tarme), ha reso necessaria una disinfestazione, effettuata con un trattamento atossico con immissione di azoto (durata circa un mese) a cui ¨¨ seguita l¡¯applicazione di uno strato di protezione a base di Permetar in ambiente segregato. Ad oggi, oltre alla documentazione fotografica, nei laboratori dell¡¯Opificio delle Pietre Dure sono state eseguite le seguenti indagini non invasive: l¡¯Infrarosso IR b/n a 950 n/¦Ì, per l¡¯individuazione di un disegno preparatorio; l¡¯Infrarosso IR f/c, per una prima indicazione sulla natura chimica dei colori e delle ridipinture; la Fluorescenza UV che mostra la presenza e l¡¯eventuale alterazione delle vernici; la Radiografia Rx delle tre tavole.

E¡¯ stata poi eseguita in collaborazione con ENEA-Roma la Fluorescenza X (XRF), indicativa per la conoscenza della natura chimica dei pigmenti. Sono attualmente in corso di attuazione altre indagini tra cui, in collaborazione con l¡¯INOA, la Riflettografia a scanner 3D per l¡¯individuazione dei disegni sottostanti e la Ripresa in 3D a riga laser, mentre in collaborazione con IFAC-CNR, la Spettrografia di Riflettanza (FORS) particolarmente utile per lo studio dei materiali costitutivi.
Si tratter¨¤ dunque, come afferma Marco Ciatti, direttore del Settore di Restauro dei Dipinti Mobili dell¡¯Opificio di ¡°un intervento molto graduale, in cui si cercher¨¤ di mantenere il giusto equilibrio tra funzionalit¨¤ e conservazione della struttura da un lato e fruibilit¨¤ estetica dell¡¯opera dall¡¯altro¡±.

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