Un grande drammaturgo del Seicento rivisitato con rispetto da uno dei più interessanti autori satirici contemporanei e messo in scena da un protagonista della nuova generazione del teatro italiano. L’alchimista propone l'incontro tra la sorprendente modernità di un classico dell'età elisabettiana, Ben Jonson, la capacità di raccontare il mondo presente di uno scrittore quale Michele Serra, qui nella veste di adattatore del testo, e il giovane attore-regista Jurij Ferrini, affiancato per l’occasione dall'esperienza e dalla vis comica di Eros Pagni.
Michele Serra, lavorando sulla nuovissima traduzione di Giovanna Zucconi, ne ha rispettato la struttura drammaturgica e le caratteristiche dei personaggi, ma scegliendo la prospettiva linguistica di una moderna idea d’alchimia e sortendone così un affresco che non casualmente assomiglia tanto da vicino alla società in cui viviamo.
Londra, durante una pestilenza.
Il ricco signore Lovewit abbandona la città per sfuggire il contagio e il suo servo Face ne approfitta per introdurre nella casa padronale il lestofante Subtle, sedicente alchimista, e la sua compagna Dol Common. Si forma così un terzetto a delinquere che usa la casa per attirarvi i gonzi, ai quali Subtle promette la pietra filosofale: vale a dire la soddisfazione di tutti i loro desideri. Nella rete cadono in tanti, di diversa cultura ed estrazione sociale; mentre Subtle e Face non impiegano molto tempo per mettersi l’uno contro l’altro, in un esilarante gioco al massacro, in cui i truffati sono complici dei truffatori e questi tendono voracemente a divorarsi tra di loro.
