Venerdì replica per Il Leone del Deserto al 43° Festival dei Popoli
Domani la proclamazione dei vincitori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 novembre 2002 19:15
Venerdì replica per Il Leone del Deserto al 43° Festival dei Popoli<BR>Domani la proclamazione dei vincitori

Con la proclamazione dei vincitori del Concorso Italiano e del Concorso Internazionale si conclude domani la 43° rassegna del Festival dei Popoli. La giuria internazionale, come noto, è composta dal regista Franco Piavoli, dal direttore del festival di Lisbona Luis Correia e dalla produttrice danese Vibeke Windeloev.
Ecco intanto i sette film in programma domani al Cinema Alfieri. Sono tutti prime italiane. Alle 15, per la sezione Filmare la musica, Off the Road (Fuori dalla strada) del francese Laurence Petit-Jouvet.

E’ un documentario sull’ultima tourné americana del grande contrabbassista tedesco Peter Kowald, uno degli interpreti di spicco della libera improvvisazione musicale europea. Kowald è morto il mese scorso e in questi giorni viene ricordato dai fans, oltre che a Firenze, a New York, New Orleans, Berlino e Parigi. La tourné diventa un'occasione di confronto con jazzisti - improvvisatori come Fred Anderson, Hamid Drake, William Parker, George Lewis e Rashied Ali, ma anche di dibattito con esponenti della controcultura americana come John Sinclair, leader delle Black Panthers.
Alle 16,25, il danese Family (famiglia) firmato da Sami Martin Saif e Phie Ambo-Nielsen.

E’ la storia di una dramma personale (la madre di Sami muore, il fratello si suicida, mentre il padre se n’è andato quando Sami era ancora un bambino) e della ricerca di un padre perduto dalla Danimarca allo Yemen. E’ un romanzo di formazione arabo-danese: gli obiettivi forse non saranno del tutto soddisfatti, ma Sami troverà quello che non avrebbe mai creduto di trovare.
Kurdistan: Ektos Charti (Kurdistan: cancellato dalla cartina), ore 18,05, racconta invece la recente odissea del popolo kurdo.

Nel 1991, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica era concentrata sulla guerra in Kuwait, un’altra guerra silenziosa veniva combattuta nell’Iraq del Nord, o Kurdistan.
Dall’Iraq all’Iran. Mardan-e Atash (Uomini di fuoco) è un ritratto malinconico e angosciato della persia odierna. Il regista Sepideh Farsi segue il lavoro di una squadra di pompieri di Teheran mentre le prime pagine dei quotidiani scandiscono la litania di una crisi che, come la ‘giustizia’, potrebbe essere infinita.

Alle 20, Memoires Incertaines (Memorie incerte) la regista inglese Michael Boganin ripercorre le tracce di un mito familiare, il fantomatico zio Henry di cui si dice che sia stato assassino, autista di Churchill, eroe di guerra, spia. In realtà molte verità sulla vita di Henry restano inafferrabili.
Alle 21, dopo la proclamazione dei vincitori, il Festival omaggia Franco Piavoli presentando in prima nazionale il suo ultimo film Al primo soffio di vento molto lodato al recente festival di Locarno.

Il film, ricorda in parte il lirismo malinconico dei suoi lavori precedenti, cogliendo nell'arco di una sola giornata, un afoso pomeriggio d’agosto, una gamma di emozioni e di motivi bucolici che compongono un quadro dalle infinite variazioni di senso.
Ultimo film della 43° edizione del Festival dei Popoli De Lutrede (I purificati) del danese Jesper Jargil, è la cronaca di Dogma, l’ultima epocale rivoluzione del modo di fare cinema. Quattro registi danesi formano una confraternita, giurando solennemente di rispettare dieci regole fondamentali che renderanno impossibile realizzare film nei modi e nelle forme tradizionali.
A grande richiesta, sarà eccezionalmente replicato venerdì 22 novembre al Cinema Alfieri Il Leone del Deserto, il Kolossal proibito che la settimana scorsa ha inaugurato la 43° edizione del Festival dei Popoli.

Per dare soddisfazione ai molti rimasti senza biglietto a causa dell’esaurimento dei posti in sala, il Festival ha organizzazione una seconda proiezione in programma alle 14,45. L’ingresso è gratuito per chi possiede le tessere serali del Festival. Altrimenti € 3.
Come noto, Il Leone del Deserto racconta la storia di Omar Muchtar, eroico patriota nella Libia occupata dalle truppe del generale Graziani. E mostra, in particolare, lo spietato trattamento che gli italiani riservarono alle popolazioni indigene che si rifiutarono di piegarsi all’occupazione.

Per questo motivo non gli è stata mai consentita una normale programmazione nei circuiti cinematografici italiani.
Interpretato da Anthony Quinn (Muchtar), Rod Steiger (Mussolini), Oliver Reed (Graziani) oltre che da Irene Papas, Raf Vallone e Gastone Moschin, Il Leone del Deserto è un’opera di propaganda, ma ha comunque il merito di mostrarci da un angolatura diversa un argomento che in Italia è stato ufficialmente oscurato e rimosso.

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