Sul cambiamento di progetto delle Murate l’interesse pubblico esiste sempre?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 ottobre 2000 13:51
Sul cambiamento di progetto delle Murate l’interesse pubblico esiste sempre?

"Quanto appare sui quotidiani rispetto a una rivisitazione del progetto delle Murate che prevede un ridimensionamento della (pur insufficiente) residenza a favore di un ennesimo albergo -scrivono Monica Sgherri (capogruppo Rifondaione Comunista Palazzo Vecchio) e Niccolò Pecorini (segretario Provinciale P.R.C.)- è sintomatico della slittamento definitivo della filosofia che orienta gli interventi di trasformazione nella città.
Dopo anni di lavoro, (all’epoca eravamo in maggioranza con Primicerio Sindaco) perché in una delle parti più pregiate della città come le Murate si favorisse il ritorno della residenza, e che la scelta era interamente coperta da finanziamenti pubblici, e dopo altri anni di lavoro affinché la Regione concedesse l’innalzamento dei massimali per potere avviare i lavori, oggi che le condizioni operative diventano più concrete avanza invece, un ipotesi di trasformazione radicale del progetto a favore di un ennesimo albergo.
Un cambiamento sul progetto originario delle Murate non può essere considerato un errore di percorso ma il trionfo neanche più dell’urbanistica contrattata bensì dell’urbanistica sacrificata allo sfruttamento unico e definitivo della rendita di posizione, o vetrina turistica, del centro storico di Firenze.
L’obiettivo di riportare la residenza nel centro sarebbe così definitivamente sotterrato. Sgomenta sapere che gli alloggi previsti sulle Murate potrebbero essere realizzati altrove: il bisogno casa è così grande, il numero di risposte fino ad oggi date così esiguo e infine sono così pochi gli alloggi pubblici previsti, che il problema casa non lo si affronta con soluzioni sostitutive di quanto previsto negli ultimi 7 anni ma semmai con soluzioni aggiuntive.
Le trasformazioni della città non vengono più viste come occasioni concrete per riequilibrare e decongestionare i quartieri, rilanciare ad esempio l’edilizia popolare, al contrario invece passano interventi di saturazione intensiva, in termini di metri cubi e di funzioni.
Questo vale sui grandi contenitori privati (si pensi ai centri commerciali della Fila, della Longinotti, della concentrazione di supermercati sulla Pistoiese, e quello previsto nell’area Fiat) e pubblici (Murate se la proposta si avvera) ma anche sulle piccole aree private vedi l’effetto devastante dei primi progetti presentati o delle prime concessioni rilasciate sulle cosiddette aree classificate A6, equivalente, per rendersi comprensibili, a piccole aree dimesse, e citiamo ad esempio l’intervento sull’ex cinema Universale e di via Maso da Finiguerra che hanno originato rivolte dei cittadini residenti delle strade circostanti.
Cosa dire?
Mentre per un privato cittadino è proibito modificare, anche minimamente, le facciate sui cortili retrostanti ni, ad esempio per aerare una cucina o un bagno, si permette in via Maso da Finiguerra di ricompattare tutte le volumetrie su una piccola parte del lotto abbuiando definitivamente tutti gli appartamenti che si affacciano su quello spiazzo, ossia si sacrifica decine di famiglie residenti per un intervento finalizzato a mini appartamenti a prezzi altissimi.


Non certo a favore dei residente si può dire che è l’intervento ammesso per l’ex cinema universale dove sorgerà un centro del divertimento che richiamerà macchine, rumore e traffico soprattutto di notte.
E, questa è riqualificazione urbana!
Di fronte dunque a un via libero ad interventi privati con queste caratteristiche viene da chiedersi se “l’interesse pubblico” si sia definitivamente scordato che una città non solo è composta da interessi e soggetti forti, ma anche da centinaia di famiglie, di giovani, di anziani, che chiedono case a prezzi accessibili, chiedono spazi verdi e servizi pubblici (si pensi alle liste di attesa per l’asilo nido), una città umanamente e socialmente più vivibile Se la logica che passa dietro gli interventi di trasformazione è solo quella della rendita fondiaria e commerciale alla fine preferiremo i pezzi di città abbandonata, con quel che comporta, perché impauriti dal mostro che potrebbe venirne fuori.
Un bellissimo film di Bunuel iniziava con una scena sconcertante dove persone morivano all’urlo abbasso la libertà chissà che prima o poi cresca l’urlo popolare abbasso la riqualificazione urbana".

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