La statua del Perseo di Benvenuto Cellini, completamente restaurata, ritorna sotto la Loggia de' Lanzi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 giugno 2000 22:38
La statua del Perseo di Benvenuto Cellini, completamente restaurata, ritorna sotto la Loggia de' Lanzi

Il Perseo, la famosa statua in bronzo realizzata da Benvenuto Cellini, sarà nuovamente collocato il prossimo 23 giugno sotto la Loggia de’ Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze, con una cerimonia che include un prologo teatrale recitato dai due famosi attori Flavio Bucci e Alessandro Haber alla quale tutta la città è invitata. E' infatti terminato il restauro dell’opera eseguito dall’équipe guidata da Giovanni Morigi e Agnese Parronchi e reso possibile da un'innovativa convenzione siglata da Aureliano Benedetti, Presidente della Cassa di Risparmio di Firenze, e Cristina Acidini Luchinat, all’epoca titolare della Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali, oggi Soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure.
L’Eroe, Medusa e la straordinaria base in marmo vennero trasferiti in una sala al piano terreno degli Uffizi nel dicembre 1996, dove sono stati oggetto di un restauro minuzioso che ha permesso di recuperare tutti gli elementi di eccellenza che, oltre quattro secoli orsono, lasciarono stupefatti i fiorentini accorsi a vedere lo svelamento pubblico dell'opera.
Il restauro del bronzo è avvenuto in due fasi: nel primo anno sono state svolte indagini e analisi preliminari finalizzate alla definizione di tutti i processi chimici e atmosferici che avevano alterato la patina, quindi si è passati all'intervento vero e proprio di pulitura e di fissaggio.

Particolare cura è stata rivolta ai crateri di corrosione, principale causa di degrado della statua, che sono stati interamente recuperati e disattivati. Il restauro ha inoltre confermato la passione con cui Cellini si applicò alla rifinitura della sua opera, impreziosendo con lamine dorate alcune parti e realizzando splendidi arabeschi agli angoli del cuscino su cui poggia il corpo di Medusa. Determinante in ogni fase è stato il contributo dell'Opificio delle Pietre Dure (Direttore Giorgio Bonsanti, staff scientifico diretto da Mauro Matteini) e dell'Istituto Centrale per il Restauro (diretto, all’epoca, dal compianto Michele Cordaro, staff scientifico guidato da Maurizio Marabelli).

In particolare l'Opificio si è occupato delle indagini chimiche per la valutazione degli strati di alterazione presenti in superficie, con particolare attenzione alle sostanze solubili, mentre l'ICR ha svolto le indagini diagnostiche non invasive delle superfici e l'analisi delle leghe che caratterizzano la statua in bronzo.
Il restauro della base in marmo si è rivelato particolarmente complesso a causa del grave degrado dell'opera e della difficoltà ad intervenire su un manufatto di estrema raffinatezza e ricchezza artistica, cesellato in ogni sua parte dall'artista.

Oggi, completamente ripulito dagli accumuli delle sostanze inquinanti, questo capolavoro è stato ricoverato al Museo del Bargello e nelle nicchie sono stati nuovamente posizionati gli originali di Giove, Mercurio, Minerva e Danae, le quattro statuette in bronzo sempre opera di Cellini.
Quando, nel dicembre 1996, il Perseo venne trasferito nel laboratorio di restauro la prognosi degli addetti ai lavori era decisamente infausta. C’era la diffusa convinzione che le condizioni conservative del grande bronzo fossero talmente delicate e compromesse da non consentire, a restauro concluso, la ricollocazione all’aperto.

Lo scenario che si prefigurava era quindi il ricovero in museo del Perseo e la sua sostituzione con copia. Tali pessimistiche aspettative sono state per fortuna fugate dall’intervento stesso e dal responso scientifico dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma e dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. I responsabili delle due massime istituzioni italiane preposte alla conservazione del patrimonio culturale del paese hanno infatti ufficialmente dichiarato che il Perseo restaurato può tornare all’aperto senza rischi purché siano garantiti regolari controlli e periodiche manutenzioni.

Per la base in marmo, troppo fragile e degradata, è stato invece disposto il ricovero in museo. Quindi il "nuovo" Perseo restituito alla città il 23 giugno prossimo sarà in copia nella parte inferiore (base in marmo più lastra con la Liberazione di Andromeda e le quattro statuette già sostituite in tempi lontani) e sarà in originale nella grande scultura in bronzo. E’ opportuno ricordare anche che il Perseo viene collocato in un luogo sicuro, al riparo da possibili vandalismi. Infatti la Loggia dell’Orcagna è, da anni, vigilata giorno e notte.

Essa è, a tutti gli effetti, una vera e propria sala degli Uffizi all’aperto.
La realizzazione della copia della base e tutte le operazioni necessarie per il trasporto dell’eroe e di Medusa dagli Uffizi alla Loggia de’ Lanzi sono state finanziate dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
"L'impegno che abbiamo condiviso con la Cassa di Risparmio di Firenze - sostiene Antonio Paolucci, Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Firenze - ha fatto sì che questo progetto rappresenti, nel panorama europeo delle sponsorizzazioni artistiche e culturali, uno degli esempi più significativi e proficui di un nuovo e possibile rapporto tra Istituzioni pubbliche e imprese private in questo settore."
Per ricreare il contesto storico e il clima di attesa che vi fu quando il Perseo venne collocato per la prima volta in Piazza Signoria, venerdì 23 giugno l’intera città di Firenze festeggerà con una cerimonia pubblica che si aprirà con un prologo teatrale interpretato da Flavio Bucci e Alessandro Haber per la regia di Giancarlo Cauteruccio; seguirà lo svelamento della statua e, per l’occasione, sarà offerto un brindisi a tutti i partecipanti mentre musiche e luci animeranno la Piazza fino a tarda sera.
Il Perseo fu realizzato da Benvenuto Cellini tra il 1544 e il 1554 su commissione del Signore di Firenze Cosimo I, fondendo circa 18 quintali di bronzo con una tecnica inedita che lo stesso artista ha descritto nella Vita.

Nell'opera sono riconoscibili i valori caratteristici della cultura umanistica: il rigore della forma unito al messaggio di forza giusta e pacificatrice che premeva a Cosimo I; il rispetto dei canoni della bellezza antica uniti alla volontà dell'artista di trasgredire le regole della fusione e di osare nuove soluzioni.

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