Tutti al mare? No, molti in montagna
Ombrelloni chiusi, stabilimenti semi-deserti e incassi ridotti al minimo per chiringuiti e ristoranti dei lungomari italiani. Secondo la Federazione delle imprese balneari la stagione estiva 2025 ha registrato un calo medio del 30% delle presenze.
In controtendenza invece la montagna, con percorsi all'aperto, alla scoperta delle nostre radici: natura, tradizioni, storia, antichi mestieri. Il turismo vale il 6,7% del PIL delle montagne italiane.
È un valore in linea con quello dell'intero Paese. Il 90% degli intervistati da IPSOS sul Rapporto Montagne Italia realizzato da Uncem ritiene le aree montane italiane "un'importante attrattiva per i turisti". E il 56% un luogo dove vivere. Nell'estate dell'aumento dei flussi verso le montagne italiane, il Rapporto realizzato dall'Unione nazionale dei Comuni, Comunità, Enti montani, fa un quadro in tutte le aree montane del Paese.
Alpi e Appennini sono suddivisi in 387 "comunità territoriali", aree omogenee di Comuni che già lavorano insieme in strategie e piani di sviluppo locale. Il riferimento ai dati del Rapporto è il 2023. Nelle Alpi e negli Appennini vi sono 19,3 posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti. Il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri è in media di 1200 ogni 100 abitanti.
La durata media delle permanenze, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti, è di 3,1 giorni di permanenza.
Il Rapporto Uncem - edito da Rubbettino e realizzato nell'ambito del Progetto ITALIAE della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Affari regionali e per le Autonomie, fa una analisi complessiva dei sistemi montani, nei quali il turismo non sarebbe possibile senza agricoltura e senza gestione dei versanti. "Il turismo c'è perché ci sono paesi e comunità - evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem - È importante e in crescita.
È a nostro giudizio sbagliato parlare di overtourism nella montagna. Possiamo piuttosto parlare di picchi in alcuni periodi dell'anno, di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree. Ma non di overtourism. Come è invece necessario parlare di limiti, prima di tutto di chi affronta i territori per motivi ludico-sportivi. Uno dei limiti è non capire che nelle aree montane, più che nelle città e nelle coste, si va in sistemi complessi, ecologici e antropici.
E che le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, sono fondamentali. Accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli, pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar. Non chiediamo assistenzialismo, ma buonsenso e incontro. Comunione con le comunità dei territori. Che sono la vita delle montagne stesse".
Eppure questa dimensione non piace al Ministero del Turismo, che si prodiga a dimostrare che il sentiment generale espresso dai turisti in Italia continua a crescere. Secondo l’analisi elaborata dall’Ufficio Statistica nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 4 agosto 2025, l’Italia registra un punteggio di 86,4, in aumento dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2024.
"Apriti cielo nella politica, spesso non attenta alla quotidianità dei consumatori, ma che sfrutta l’occasione. L’opposizione accusa il governo di assenza di politiche in merito -dichiara Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- Il governo si difende dicendo che non è vero, e ripete a “pappagallo” le proprie politiche che non smentiscono e neanche avvalorano l’opposizione… in quanto dati generali e non specifici sul turismo, mescolando i turisti stranieri con quelli italiani, e senza considerare gli italiani che vanno all’estero. Insomma né gli uni, né gli altri, hanno dati precisi a cui fare riferimento, e parlano tanto per parlare… ed è probabile che se le parti di governo/opposizione fossero invertite entrambi si attaccherebbero o si difenderebbero".