Pianto greco: Fiorentina, storia di un disastro annunciato
Aveva proprio ragione, quel bambino che singhiozzava dopo la disfatta con il Lecce lì all’angolo del viale dei Mille. E naturalmente aveva torto marcio quel bischero di babbo che lo rampognava anche malamente. C’è solo da piangere. Pianto greco in Conference, perfino troppo banale. Ma è la misura. E adesso la misura è davvero colma. E’ l’ora di cominciare a urlare anche da qui, è l’ora di cominciare a far processi, è l’ora di chiedere conto.
Perché la Fiorentina è ultima in classifica in serie A, e magari con il morale a pezzi – eh ma attenzione, non si possono fare più sconti… - va ad affrontare due trasferte presumibilmente ostiche come Bergamo (la Dea l’avete vista tutti in Champions, suppongo) e Sassuolo, quelli che arrivano diritti dalla B e sono noni a +11 su questa sciagura qua. In Conference, se possibile, non va tanto meglio: la Fiorentina è diciassettesima con i suoi sei punti, posto che vale ancora i playoff, ma non d testa di serie.
Ma quel che è peggio è che la Fiorentina non c’è. Il secondo tempo contro la Juve ci aveva un po’ illuso. E invece. Questa è una non-squadra, raccapricciante, di una miseria impressionante sul piano della tecnica, a partire dall’individuale, ma anche del carattere, dell’impegno, dell’intensità, della capacità di prendere in mano le proprie sorti. E vogliamo essere banali, ancora di più? Siccome si usa dire che il pesce puzza dalla testa, è evidente che questa non-squadra è gestita e governata male, da scelte sbagliate di persone sbagliate in situazioni sbagliate.
E non è tutto: se sono vere le prime indicazioni sulla nuova norma federale del “costo del lavoro allargato”, la Fiorentina è tra le squadre che devono vendere se non vogliono vedersi bloccato il mercato. Nelle condizioni attuali, anche e soprattutto a gennaio, quando ci sarebbe davvero bisogno di intervenire, stante certo la possibilità di imbarcare roba buona a giro. Senza badare troppo per il sottile, alle tentazioni da braccini corti, alle scuse del “non c’era più tempo” e via discorrendo.
Si potrebbe anche chiudere qui. O volete imprecare alla sfortuna, per i due gol annullati? Ma il Var ha dimostrato che c’era fuorigioco tutt’e due le volte. O magari per la traversa di Dzeko? Ma i legni fanno parte della porta, e c’è da chiedersi se non poteva fare meglio, lui, in quella e almeno in un’altra circostanza, tralasciando il giudizio sulla gara assolutamente da fantasma che l’ha visto spesso spettatore, qualche volta partecipe dannoso, addirittura ridicolo quando ha respinto indietro di testa nel primo tempo un lancio in avanti – uno dei tanti a casaccio, è vero – e quando nel finale ha accomodato sui piedi di un avversario un comodo passaggino da tre metri.
Che poi lui venga a dire “Arrivo alla fine della partita e ci fischiano. Va bene. Ma durante la partita ci vuole più sostengo. E' difficile uscirne da soli da questa cosa. In casa abbiamo bisogno dei tifosi, soprattutto in questo stadio strano. Ci vuole più sostegno durante la partita, poi dopo si fischia", ecco, caro Edin, questo è inaccettabile. Perché tu non hai sentito, anche contro i greci, quel che restava della Fiesole anche stasera incitare per tutta la partita tutta, anche quando sarebbe stato più ovvio e decoroso scendere in campo e prendervi a schiaffi.
E se lui ha preso la traversa, che dire del palo-interno-e-fuori di Zini appena tre minuti prima? Che dire sui portieri, visto che De Gea è stato l’unico dei due a trovarsi impegnato in un paio di mezzi miracoli, compreso il velenoso pallonetto dell’ex Jovic?
Il quale Jovic tanto tanto non ha fatto, per tutto l’incontro, salvo spizzare – malamente perso da Comuzzo – il pallone poi capitato sui piedi di Gacinovic, solissimo e perso malamente da tutti a un passo e mezzo dalla linea di porta. Jovic ha fatto il suo come tutta la squadra di Nikolic, palleggio ordinato e giro palla lesto, corse sulle fasce con e senza palla a smarcarsi e portare via uomini, benché Parisi – che qualcuno ha perfino osato inserire tra i meno peggiori dei viola – si sia regolarmente portato via quasi sempre da solo, salvo farsi ammirare per una giocata una nell’ora di permanenza sul prato.
Ah, a proposito: ho rifatto per voi il conto delle cazzate. Che non sono gli errori possibili, sono proprio le cazzate derivate da disattenzione, imprecisione, fallanze di tecnica o di idee. Ne ho contate 34, ma può anche essere che a un certo punto mi sia stufato perché hanno cominciato a piovere a ritmi notevoli. Quattro i protagonisti principali di questo bell’elenco: appunto Parisi, poi Nicolussi Caviglia, quello che come al solito brilla per stare nascosto dietro gli avversari, per non cercare un filtrante – ma si muovono, per dargliene occasione e motivo? – e per giocare ai passaggini.
Non so se avete notato la differenza tra lui e il ventinovenne messicano Orbelin Pineda, che ha mosso e sveltito per tutta la partita insieme a Razvan Marin (ma è il gemello bravo di quello che giocò nell’Empoli e nel Cagliari?) il centrocampo dei greci; poi ci metto l’opaco e disattento Ndour e il già citato Dzeko. Senza contare i 20 minuti di figurucce di Fagioli, subentrato proprio al Professore, e la partita scialba di Gudmundsson, a parte il gol sbagliato.
Ma qui ho un’altra idea, altrove è più libero di fare quello che gli pare in campo, e rende di più.
Sono gli specchi di una serata orrida, da Armata Brancaleone anche nei minuti di sfuriata in cui agguantare il punteggio sembrava alla portata, come dimostrano i sette corner calciati; sarebbero stati otto, l’ultimo non l’hanno visto arbitro e guardalinee: ma avrebbe avuto senso, visto che gli altri non hanno dato frutto? Visto che almeno tre punizioni da zolle incoraggianti sono finite mestamente tra le mani di Strakosha, se non fuori? Specchi di un’accozzaglia di piedi sterile e senza fosforo, questa la Fiorentina vista contro i greci.
Vanoli, bontà sua, ci crede e dice “Si sbaglia a pensare che da una situazione del genere si possa uscire con tre partite vinte di fila. Usciremo un passettino alla volta. I ragazzi stanno dando il massimo. La fortuna bisogna anche andarsela a cercare. Dobbiamo trovare il risultato”. Se ci crede lui che in questo condizioni si trovi, tanto di guadagnato. Le scelte e i cambi con l'Aek, però, tanta ragione non gliel'anno data.
FIORENTINA (3-5-2): De Gea; Pongracic, Comuzzo, Ranieri (78' Viti); Fortini (78' Fazzini), Mandagora, Nicolussi Caviglia, Ndour (62' Kean), Parisi (62' Kouadio); Gudmundsson (78' Fagioli), Dzeko. A disp. Lezzerini, Martinelli, Sohm, Pablo Marì, Kospo, Richardson, Piccoli. All. Vanoli
AEK ATENE (4-4-1-1): Strakosha; Rota, Moukoudi, Relvas, Pilios; Gacinovic (81' Grujic), Pineda, Pereyra (66' Mantalos); Koita (66' Zini); Marin; Jovic. A disp. Aneglopoulos, Brignoli, Vida, Kosidis, Chrysopoulos. All. Nikolic
ARBITRO: Jones (GB); assistenti Davies-Smith (GB); quarto uff. Harrington (GB); Var England-Bell (GB)
MARCATORI: 35' Gacinovic (A),
NOTE: ammoniti: 44' Gudmundsson (F), 62' Pereyra (A), 63' Pilios (A), 68' Pongracic (F), 96’ Mandragora (F); angoli 7-3 Fiorentina; spettatori 10.964