Osservatorio sul fisco di CNA: pressione fiscale al 50,6% del reddito
Nel 2024 le imprese empolesi hanno lavorato per il fisco fino al 3 luglio, impiegando 185 giorni per pagare tasse e contributi. La pressione fiscale, il Total Tax Rate (che misura l’incidenza di tributi erariali, locali e contributi previdenziali sul reddito d’impresa), si è attestata al 50,6%.
Il risultato è migliore della media nazionale, dove il TTR ha raggiunto il 52,3% e il tax free day (la data a partire dalla quale i profitti possono essere considerati realmente a disposizione dell’imprenditore e della sua famiglia) il 9 luglio. È più favorevole anche rispetto a Firenze, che con una pressione fiscale del 54,4% ha visto le imprese liberarsi dal fisco soltanto il 17 luglio, dopo 199 giorni di lavoro.
I dati sono stati diffusi ieri a Roma in occasione della presentazione dell’Osservatorio CNA “Comune che vai fisco che trovi”, giunto alla settima edizione. Lo studio tiene conto di tutti gli elementi che concorrono alla pressione fiscale calcolata dall’Istat: imposte come IRPEF, IRAP, addizionali regionale e comunale all’Irpef, IMU, tassa rifiuti, insieme ai contributi IVS dovuti dagli artigiani (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti).
Nel dettaglio, a Empoli il carico fiscale si è distribuito così: 38,4% erario e contributi IVS, 1% tasse regionali, 11,2% tasse comunali. Il quadro resta gravoso ma in miglioramento: la pressione fiscale è calata dello 0,5% rispetto al 2023 e del 7,4% rispetto al 2019.
«I numeri dell’Osservatorio mostrano che le imprese empolesi scontano una pressione fiscale elevata, che continua a frenare la crescita e a limitare le possibilità di investimento e di sviluppo. Rispetto al dato nazionale e a quello fiorentino, l’incidenza è leggermente più bassa, ma resta evidente l’urgenza di un alleggerimento complessivo del carico tributario e contributivo. CNA continuerà a chiedere con forza un fisco più semplice e sostenibile, capace di liberare energie e risorse per le imprese, l’occupazione e il territorio» commenta Andrea Panchetti, presidente di CNA Empolese Valdelsa.
«Il livello di tassazione è la questione principale, ma il fisco è anche complicato. La riforma va nella giusta direzione, ma occorre completare il progetto nella sua interezza e assicurare poi stabilità all’impianto normativo, evitando modifiche continue che producono forte incertezza - aggiunge Lorenzo Cei, direttore generale dell’associazione - La proroga concessa per la riforma fiscale dovrebbe essere l’occasione per attuare l’equiparazione delle detrazioni indipendentemente dalla natura del reddito e la separazione della tassazione del reddito d’impresa delle imprese personali tra quello che viene distribuito e quello destinato ai consumi personali».
I calcoli sono stati effettuati su un’impresa tipo rappresentativa (la stessa per tutti i comuni esaminati): individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 mq, con ricavi per 431 mila euro, reddito d’impresa di 50 mila, costo del personale di 165 mila euro (4 operai e 1 impiegato), costo del venduto di 160 mila euro e altri costi e ammortamenti di 56 mila euro.
Prato e Pistoia si piazzano rispettivamente al 42° e 63° posto registrando un Total Tax Rate (cioè un carico fiscale generale tra tasse nazionali e locali) pari al 52% (Pistoia) e al 51% (Prato). Nell’arco di quest’anno, dunque, le imprese pistoiesi lavoreranno ben 191 giorni solo per pagare le tasse e 175 giorni per il proprio reddito, mentre per quelle pratesi i giorni di lavoro per lo Stato saranno pari a 188 contro i 178 giorni di lavoro per sé stesse.
Spiega Emiliano Melani, Presidente di CNA Toscana Centro: “questa indagine è una cartina di tornasole per spiegare il peso enorme che il fisco riversa sulle imprese, e anche se quest’anno ha mostrato come il trend fiscale sia in lieve controtendenza rispetto al passato - e questo non può che farci piacere, sia perché è frutto di molte battaglie vinte da CNA, sia perché la liquidità aggiuntiva che rimane in tasca agli imprenditori viene reinvestita sul territorio e funziona da volano per l’economia – va detto che si tratta di una magra consolazione per motivi evidenti. In primis, questo percorso virtuoso è solo agli inizi e servono molte altre azioni istituzionali per consolidare questa tendenza; inoltre, lavorare da gennaio a luglio solo per essere in grado di far fronte all’erario è un peso ancora davvero insostenibile per qualsiasi imprenditore di ogni tipologia.
CNA lavora da anni per recuperare il rapporto con l’erario, ottenere provvedimenti che alleggeriscano il carico fiscale, sburocratizzare e semplificare. Ci confrontiamo con le istituzioni su ogni tema, a partire dagli studi di settore, e abbiamo visto che, se si collabora costantemente con il Governo e l’erario, si trovano delle soluzioni per sostenere le imprese e si riesce ad incidere sui provvedimenti, in primis la Legge delega fiscale.
Detto questo però è fondamentale agire anche a livello regionale e locale, la cui tassazione si somma al livello nazionale, su temi che riguardano la sopravvivenza stessa delle imprese, come ad esempio la successione di impresa e i passaggi generazionali, per i quali vanno costruiti incentivi e costruiti ponti aperti ai giovani che vogliono mettersi in gioco e trasformarsi in imprenditori rilevando, magari, le aziende familiari.
In caso contrario si rischia di disperdere l’intero patrimonio imprenditoriale del Paese che conta oltre 4 milioni di imprese tra i 10 e i 100 dipendenti (dati Banca d’Italia). E’ quindi alle piccole imprese che la politica è chiamata a dare risposte con efficientamento della gestione dei servizi pubblici, con contributi e incentivi, ma anche e soprattutto con premialità verso quella che ancora oggi è l’ossatura economica del Paese.
Il livello di tassazione è la questione principale ma il fisco è anche complicato. Il percorso tracciato dalla riforma va nella giusta direzione ed è necessario che il progetto venga completato nella sua interezza oltre ad assicurare stabilità all’impianto normativo, evitando le continue modifiche che producono forte incertezza".
“La strada da percorrere – prosegue Melani - è sicuramente quella di continuare con ancora più determinazione verso una sensibile riduzione della pressione fiscale locale sul reddito delle imprese, cercando di responsabilizzare gli enti locali. Oggi la pressione fiscale si colloca in un sistema iniquo che non contrasta efficacemente la concorrenza sleale attuata dagli evasori; non premia, come sarebbe giusto, la fedeltà fiscale della maggioranza degli imprenditori onesti; non agevola l’avvio di nuove imprese. Abbiamo un sistema fiscale che ha aumentato gli obblighi di comunicazione delle informazioni a carico delle imprese pur avendo introdotto l’obbligo della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi.
Le imprese subiscono oneri complessi e costosi che le espongono a possibili errori e alla conseguente applicazione di sanzioni amministrative, senza riuscire a debellare la diffusa evasione fiscale. Occorre trovare una soluzione al trade off tra livello delle aliquote e tendenza a sottrarsi al prelievo tributario. Riconosciamo che i passi in avanti compiuti sino ad oggi vanno nella direzione auspicata, ma molto ancora resta da fare per arrivare ad un fisco più equo e sostenibile per le piccole imprese".