Monopattini: a Firenze 300 mila utenti del noleggio
Firenze, 24 novembre 2025 - “Il servizio dei monopattini elettrici condivisi non è più una sperimentazione né una moda, ma una modalità consolidata di spostamento urbano per tanti fiorentini. A dirlo sono i dati: circa 300 mila utenti, di cui oltre il 40% sono residenti, per 3 milioni di chilometri percorsi in 4 anni. Siamo pronti a sederci intorno ad un tavolo con il Comune per migliorare ancora il servizio, che è evidentemente apprezzato dalle persone”.
Così il country manager di Bird Italia, Francesco Savarino, interviene dopo l’annuncio del Comune di Firenze relativo alla sospensione del servizio dopo il 1° aprile 2026.
“Se la motivazione dello stop ai monopattini riguarda il decoro e la sicurezza, crediamo sia necessario partire dai numeri e dalle norme attualmente in vigore. A Firenze – ricorda Savarino – i monopattini sono soggetti a parcheggio obbligatorio solo nelle aree identificate dal Comune, al limite automatico di velocità del 20 km/h (6 nelle aree pedonali) e il servizio viene offerto a costo zero per l’amministrazione comunale, dopo una selezione pubblica”.
“All’opposto, il bike sharing prevede parcheggio libero ovunque, nessun limite di velocità e un contratto di affidamento diretto che costa al Comune circa 800.000 euro. Alla luce di questi elementi – sottolinea il country manager di Bird Italia – fermare un servizio regolato, controllato e gratuito mentre si mantiene un servizio senza limiti e con costi pubblici è una scelta che merita una riflessione”.
“Noi siamo da sempre impegnati sul fronte sicurezza, come dimostrano le regole che ho ricordato, e anche su quello del decoro, tanto che dall’inizio del 2025 nella nostra app appare il messaggio ufficiale #EnjoyRespectFlorence, realizzato con Destination Florence. Ma naturalmente si può e si deve sempre migliorare. Siamo pronti a sederci ad un tavolo con il Comune sulla fase due della micromobilità: più controlli, più aree di sosta, più integrazione con il trasporto pubblico e maggiore comunicazione a cittadini e turisti. Firenze è stata pioniera in Italia nel regolamentare questo settore: non possiamo permettere che un’esperienza così avanzata si interrompa senza valutare alternative”.
«Lo stop ai monopattini in sharing dal 1° aprile 2026 non è una scelta di governo: è una resa. Una rinuncia preventiva ad affrontare i problemi. Il Comune sceglie la via più semplice, quella dello spegnere l’interruttore invece di costruire soluzioni. E mentre a Firenze si chiude, in tutte le altre città italiane si lavora per migliorare, regolamentare e innovare» dichiara il capogruppo M5S Lorenzo Masi, dopo le dure critiche sollevate anche da Assosharing, che parla di “decisione miope” e di un “unicum in Italia”.
«Se persino gli operatori – che avevano collaborato con gli uffici per trovare soluzioni alle criticità e all’adeguamento alla normativa – esprimono stupore e perplessità, significa che il Comune ha scelto l’opzione più debole: alzare le mani. Invece di governare l’innovazione, preferisce disinnescarla. Una scelta che non risolve i problemi di sicurezza e non costruisce alternative credibili».
Masi ribadisce ciò che già evidenziato in aula:«Il nuovo Codice della strada crea complessità, è vero. Ma tutte le altre città hanno risposto con pragmatismo: campagne per il casco, regole più stringenti, perfezionamento dei sistemi di controllo, geofencing, formazione, collaborazione tra operatori e amministrazioni. Firenze è l’unica che sceglie di tirarsi indietro».
Un danno anche per la concorrenza e per il mercato della mobilità urbana, osserva Masi riprendendo un altro passaggio criticissimo di Assosharing:«Si elimina un intero segmento della micro-mobilità senza aprire alcuna procedura competitiva, senza valutare alternative strutturate e annunciando generici potenziamenti del bike sharing mai accompagnati da bandi trasparenti. Il risultato è un mercato monco, opaco e poco contendibile. Un segnale pericoloso per chi vuole investire a Firenze».
Secondo il capogruppo M5S, la scelta della Giunta pesa anche sulla credibilità della città:«Un’amministrazione che ambisce a definirsi innovativa non può comportarsi così. Fermare un servizio pubblico senza tentare soluzioni intelligenti significa arrendersi davanti alla complessità. Significa comunicare che Firenze non è capace di governare le transizioni urbane, e questo ha un impatto diretto sugli investimenti futuri».
Masi rilancia quindi la propria proposta:«Invece di chiudere, serviva un piano. Un vero percorso per riformare il servizio, integrarlo con il bike sharing, rendere obbligatorio e verificabile l’uso del casco, implementare aree di sosta controllate, imporre standard tecnologici chiari e verificabili agli operatori. La Giunta sceglie il contrario: fa un passo indietro e lascia un vuoto nella mobilità sostenibile».
«Firenze non può diventare la città che rinuncia all’innovazione perché non è capace di gestirla. Questo stop improvviso impoverisce l’offerta di mobilità, colpisce utenti e lavoratori, isola la città nel panorama nazionale e manda un messaggio di debolezza politica e amministrativa. Una città moderna non scappa davanti ai problemi: li governa.»