L’industria toscana non è ancora fuori della crisi

Redazione Nove da Firenze

Dopo il rallentamento della flessione produttiva registrato nella precedente rilevazione, i risultati dell’indagine Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sulle imprese manifatturiere evidenziano nel quarto trimestre dell’anno un nuovo seppur lieve aggravamento, deludendo le aspettative innescate da un clima di fiducia in lento recupero e dal miglioramento osservato nello scenario internazionale. L’indicatore della produzione si ferma a -0,5% (-0,1% il dato del terzo trimestre) e si allontana dal dato nazionale che, secondo le stime Eurostat disponibili, si attesta a +0,6% (variazione tendenziale della produzione manifatturiera del IV trimestre 2013, corretta per gli effetti di calendario).

In media d’anno la produzione 2013 si ferma a -1,8% migliorando la performance del 2012 (-4,3%) ma sottolineando ancora criticità: ripresa debole della domanda interna e difficoltà di accesso al credito.

Nonostante il lieve arretramento del quadro produttivo, l’utilizzo degli impianti del comparto manifatturiero risulta in recupero; nei tre mesi conclusivi dell’anno è stato infatti mediamente utilizzato il 79,2% della capacità produttiva disponibile, mentre nel medesimo periodo del 2012 l’indicatore si fermava al 77,0%.

La spesa per investimenti, dopo quattro anni di pesanti flessioni, torna in terreno positivo: +3,4%. Si tratta certo di un risultato modesto alla luce delle perdite accumulate, ma da accogliere favorevolmente in considerazione delle persistenti difficoltà con le quali le imprese si trovano a dover fare i conti, e delle criticità tuttora riscontrate sul fronte dell’accesso al credito.

Continua il recupero degli indicatori di domanda e di offerta

Nonostante l’ulteriore frenata produttiva, il fatturato manifatturiero toscano nel IV trimestre recupera – rispetto al corrispondente periodo del 2012 – dell’1,1% grazie soprattutto alla crescita dell’indicatore sui mercati internazionali (+1,8%). Tale crescita è stata favorita da una dinamica dei listini di vendita che si è ormai arrestata (prezzi alla produzione +0,2% sull’anno precedente), ma che risulta non sostenibile nel tempo senza compromettere i margini di redditività e di autofinanziamento delle imprese.

Anche gli ordinativi, che complessivamente hanno registrato flessioni per quattro trimestri consecutivi, tornano a fine anno in terreno positivo (+0,5%), trainati ancora una volta dalla componente estera che recupera il 3,4% in termini tendenziali e porta al +2,4% il dato annuale. Tale evoluzione migliora anche la produzione assicurata dal portafoglio ordini delle imprese: si passa infatti dai 61 giorni del quarto trimestre 2012 agli attuali 70 giorni, cioè quasi due giorni in più anche rispetto all’indagine del trimestre luglio-settembre.

In un contesto tuttora caratterizzato da forte incertezza, anche le dinamiche occupazionali restano ancorate ad una sostanziale stazionarietà: complessivamente l’indicatore del trimestre tornare a segnare un risultato leggermente positivo ( +0,3%), tuttavia non sufficiente ad invertire un trend che in media d’anno rimane sfavorevole (-0,4%). Anche dalla Cassa Integrazione Guadagni non arrivano segnali incoraggianti. È vero che, complessivamente, le ore autorizzate negli ultimi tre mesi dell’anno sono in diminuzione rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno ma è anche vero che questa flessione deriva per lo più dall’esaurimento di fondi per la Cassa in Deroga. Continua ad aumentare invece il dato della gestone straordinaria (+2,6% a fronte del +21,5% del precedente trimestre), ammortizzatore sociale che viene richiesto in casi di crisi e riorganizzazione aziendale e che – quindi – potrebbe anticipare nuove riduzioni degli organici aziendali.

Ancora difficoltà per le piccole e medie imprese

In linea con quanto già evidenziato nel precedente trimestre, le grandi imprese (oltre 250 addetti) continuano a rappresentare lo spaccato più reattivo nel tentativo di uscita dalla fase recessiva. La produzione segna in chiusura anno un positivo +4,0% mentre il fatturato raggiunge addirittura il +9,5%. Incoraggianti anche i dati sul fronte della domanda che, trainata dalla componente estera (+7,0%), segna complessivamente un +2,1%. Tali dinamiche, tuttavia, non si rispecchiano sul quadro occupazionale, che flette dello 0,4%.

Torna in terreno negativo invece l’indicatore della produzione per le medie imprese (50-249 addetti): dopo il rallentamento emerso nella precedente indagine (+0,2% il dato di luglio-settembre) si registra una perdita dell’1,4% mentre il fatturato resta in crescita (+1,2%). Prospettive migliori arrivano dagli ordinativi che crescono sul fronte estero del 4,4% mentre complessivamente il dato si ferma al +2,9%. Positiva infine l’occupazione (+0,9% la variazione tendenziale).

Per quanto riguarda infine le piccole imprese (10-49 addetti), il quadro appare decisamente più preoccupante. La produzione e il fatturato flettono rispettivamente dell’1,3 e dell’1,2% mentre gli ordinativi, nonostante il recupero sul fronte estero (+2,0%), perdono l’1,0%. Stazionario il dato occupazionale.

Eterogeneo il quadro settoriale

A livello settoriale il quadro appare piuttosto diversificato. Molti i comparti in difficoltà, anche se l’entità delle flessioni produttive risultano assai eterogenee.

Restano preoccupanti i dati del sistema moda, nel quale soltanto il settore del pelli e cuoio riporta una variazione positiva (+1,0%) mentre il tessile, l’abbigliamento e le calzature flettono rispettivamente del 2,4%, del 3,6% e dell’1,5%. Dopo il recupero del precedente trimestre torna in terreno negativo il dato della meccanica (-1,0%) e si aggrava la performance dell’elettronica (dal -0,6% al -5,9%). In perdita anche il legno e mobili (-2,8%) e i minerali non metalliferi (-1,8%) e infine sempre con il segno “-“, anche se in misura più contenuta, la chimica, gomma e plastica (-0,1%).

Oltre al già citato dato del settore del pelli e cuoio,gli unici comparti in recupero sono la farmaceutica (+6%), i metalli(+1,9% per effetto di una singola unità locale che risente degli effetti – transitori – di un’importante commessa), l’industriaalimentare e le manifatture varie che registrano variazioni decisamente meno significative (+0,5% e +0,9%).Migliora ma prevale ancora il pessimismo nel clima di fiducia delle imprese

In linea con la precedente rilevazione continua a migliorare il clima di fiducia delle imprese. L’indicatore destagionalizzato della produzione passa dal -5 al -4, delineando un quadro in moderato miglioramento, seppure ancora all’insegna del pessimismo.

Oltre che per la produzione si conferma purtroppo negativo il saldo tra ottimisti e pessimisti anche per la domanda interna (-11) e per l’occupazione (-5), che resta una dei principali nodi da sciogliere non solo a livello regionale ma anche nell’intero sistema-paese. L’unico dato positivo interessa la domanda estera per la quale, in linea con i positivi risultati a consuntivo, tra gli operatori del sistema sembra dominare l’ottimismo relativamente alla dinamica dei prossimi mesi (+4 il saldo).

Il commenti del Presidente Pacini"Gli ultimi colpi di coda della crisi non hanno risparmiato la Toscana; il segno meno –è il commento del presidente di Confindustria Toscana Pacini all'Indagine congiunturale trimestrale– caratterizza ancora la nostra economia da nove trimestri. Dal canale estero continuano a giungere segnali confortanti, ma prosegue la stagnazione della domanda interna; e i bassi livelli di attività e fatturato - e le enormi difficoltà a ottenere pagamenti e credito - condizionano le aspettative delle imprese. Il ritorno alla crescita è, perciò, un obiettivo vitale per la Toscana, perché la situazione sta mettendo a dura prova la resistenza e le risorse disponibili da parte di tutti gli attori economici e sociali. E questo obiettivo va accompagnato con quello – ancora più ambizioso – di riportare saldamente sopra il 20% la quota dell’industria manifatturiera sul Pil regionale, perché è l’unico modo per mettere in sicurezza l’economia e i posti di lavoro. Confindustria Toscana concorda con la Regione sull’esigenza di mettere mano a un’agenda serrata di politiche industriali in quest’ultimo scorcio di legislatura.

E ha considerato molto importante l’anticipo sui fondi europei. E’ però ugualmente necessario che tutte le politiche regionali siano coerenti con l’obiettivo di aumentare attrattività e competitività: c’è bisogno di una Toscana magnete d’investimenti, facilitatrice d’impresa e incubatrice di start up. Ci vogliono infrastrutture, ma soprattutto bisogna agire su fiscalità, semplificazioni e regole. Accanto allo sprint sulle riforme previsto dal DEF, le imprese toscane chiedono che tutti i provvedimenti regionali - a partire da quelli in discussione in tema di governo del territorio e del paesaggio - tengano conto di questi obiettivi, che sono indispensabili anche al recupero dell’occupazione, che altrimenti resterà ancora a lungo una delle principali zavorre sulla ripresa, anche in Toscana"