Leone X e il suo elefante
FIRENZE- Uno dei più illustri predecessori di papa Leone XIV è il fiorentino Leone X, nato Giovanni di Lorenzo de' Medici, alla guida della Chiesa cattolica dal 1513 alla sua morte. Secondogenito di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini portò al soglio pontificio lo splendore e i fasti tipici della cultura delle corti rinascimentali.
Forse non tutti sanno che il papa Medici fu proprietario di elefante, che visse con lui in Vaticano per due anni. Si trattava del dono per la cerimonia della sua incoronazione, nel 1514, offerto dal sovrano del Portogallo, che lo aveva fatto arrivare a Roma in nave dall’India.
L’animale, a cui fu dato il nome di Annone (in ricordo degli elefanti di Annibale) divenne immediatamente il beniamino della corte papale e della intera città, che adorava osservarlo in parata durante le processioni ufficiali. Dato che il mammifero era giunto in Italia già ammaestrato, si credette che fosse dotato di una intelligenza acuta e papa Leone decise di assegnargli addirittura due precettori, nella persona, niente meno che di Raffaello Sanzio, che lo ritrasse in uno schizzo, e di Pietro Aretino, che ne fece il protagonista di una commedia satirica.
A causa del clima particolarmente freddo di quel periodo storico, il proboscidato però non sopravvisse più che a due inverni italiani. Si spense nel 1516, si ritenne a causa di un attacco di angina. Annone fu sepolto nei Giardini vaticani, dove le use ossa sono state poi ritrovate, e molti artisti gli dedicarono ritratti in affreschi e statue a Roma e non solo.
Concorre al mito dell’elefante in Vaticano un aneddoto a cui è legata un’espressione in uso ancora oggi. Si racconta infatti che tale fu l’entusiasmo di Leone X per quell’inaspettato dono che la delegazione diplomatica portoghese, al seguito della quale era giunto Annone, fu ricambiata con la possibilità di muoversi in città a spese del pontefice. Sembra che qualche buontempone romano realizzò che entrando in una osteria bastava fingere di parlare portoghese per ottenere una cena gratis a spese della corte vaticana. Quando il papa scoprì la truffa i suoi uffici amministrativi erano stati ormai subissati di conti da pagare. Tanto che ancora oggi si usa dire "fare il portoghese".