L’analisi: Marko Pjaca

Osservando i suoi movimenti all’interno del sistema di gioco della Fiorentina si può notare, nitidamente, che il suo compito principale durante queste prime 9 partite sia stato il cosidetto “posizionamento”. Partito dal ruolo di ala destra con compiti prettamente offensivi, ha poi sviluppato un’ulteriore capacità cioè quella degli inserimenti verso il palo più vicino e infine a comportarsi da seconda punta del modulo.

Infatti sul suo unico gol non attacca solo la profondità utilizzando una classica diagonale, si porta pure a metà fra i due pali. L’interesse reale non è per “come sia avvenuta la rete” ma per l’azione tecnico-tattica che offre quel determinato movimento compiuto.

Adesso Pjaca svolge un lavoro aggiuntivo il “ripiegamento difensivo” dove Pioli richiede dal giocatore maggiore intensità: vuole che, oltre alle movenze e posizioni arretrate, metta fiato implementando la resistenza fisica.

Marko esce da un brutto infortunio di cui ancora porta i postumi. Quindi, aspettare che subito esalti la folla fiorentina non procurerà altro che danni (per tutti non esclusivamente per lui). Sbaglia e sbaglierà tanto.

Il mister gigliato ha idee ben chiare: perché se una cosa funziona è perché ci si crede (le grandi squadre impongono il loro gioco). Insomma sta insegnando ai piccoli ad essere grandi. Questa rappresenta la motivazione per cui i viola non ottengono più risultati favorevoli. Oltretutto Pioli ha detto svariate volte che l’obbiettivo stagionale sarebbe migliorare il campionato scorso, perché sa che i giovani vogliono cavalcare il tempo e sa che non esiste verità più vera che il presente. Ecco qua la sua gestione di polso, risoluta e ferma che usa con tutti i ragazzi (ovviamente anche con Pjaca). Ogni giocatore dovrà imparare chiarezza e controllo di sé attraverso la disciplina.

“Oltre al talento ci vuole anche il duro lavoro” (Stefano Pioli)