Doppietta (e traversa) di Kean, buon test viola con la Carrarese

Paolo Pellegrini

C’è anche la Curva Fiesole, al Viola Park. Stadio gremito, tanta gente, bella festa, tanta voglia di Viola, la Fiesole che dal 13 settembre, prima in casa di serie A, ritornerà FerroFiesole causa condizioni del miniFranchi. C’è la Fiesole e si sente, al primo timbro del solito Moise Kean con la Carrarese escono gli striscioni e i cori, per Pioli, per Celeste Pin, per Davide Astori. Festa, voglia di ritrovarsi, di abbracciarsi, di rinnovare entusiasmi e speranze, naturalmente è calcio di luglio ma è il terzo clean sheet in pochi giorni nelle prime amichevoli per la porta viola, ora, è vero, arrivano i test seri in Inghilterra – Leicester, Nottingham Forrest e Manchester United – ma intanto al tifoso va bene anche così.

E probabilmente non solo al tifoso, a fine match con la Carrarese – ruvidi, questi marmiferi, si vede l’aria della serie B – Stefano Pioli si dichiara soddisfatto. Oltre il punteggio: 2 a 0 ma potevano essere molti di più, c’è un fischio dubbio sul primo dei due annullati – a proposito, prima vetrina tra i big per il neoarbitro di Can A e B Niccolò Turrini da Firenze, prestazione non indimenticabile, lascia correre un po’ troppo, e quei recuperi inutilmente lunghi...

– poi c’è una traversa, poi almeno due occasioni più che limpide buttate al vento, da Ranieri e da Sabiri. Oltre il punteggio, perché la Carrarese è comunque un buon test, l’assetto è ben organizzato e tolto qualche innesto è quello che ha conquistato una più che onorevole dodicesima piazza in B nella stagione passata: magari appunto picchiano un po’ troppo, qualche viola ha beccato calcioni e pestoni un tantino eccessivi. Però giocano, e sanno provare a pressare.

E corrono.

Ecco, questo del ritmo è un dettaglio niente affatto trascurabile, nel match del Viola Park. Novanta minuti e spiccioli giocati in bella intensità, appunto buon ritmo da entrambe le parti. Pioli, pur con la sua legione di 27 giocatori, deve fare a meno di Mandragora, Gudmundsson, Fortini e Viti alle prese con acciacchi vari (fuori rosa Ikoné, Nzola, Barak, Brekalo e Infantino, sennò ci vorrebbe una panchina doppia). Ne schiera 22, dopo il cooling break del 60’ resteranno in panca solo Martinelli, Trapani, Mataran, Puzzoli e Braschi, del resto visti in campo a Grosseto. Anche Calabro ne cambia parecchi, ma il giallo sbiadito dei numeri sulla maglietta bianca rende difficilissima l’identificazione, si va a naso.

E dunque, buon match, buon test. Qualcuno è avanti, qualcuno sorprende, qualcuno conferma che il capolinea è vicino. Beltran, per esempio, e forse anche Sottil. Il Vikingo argentino si dà un gran daffare, ma sulla palla nel momento decisivo arriva sempre secondo, eterno rimontato. L’esterno sta a destra e fa quello che gli dice Pioli, ma con scarsa incisività. Oddio, non è che nella formazione “titolare” brilli particolarmente Compitino Richardson, magari Pioli lo manda in campo per sollevarlo e distrarlo dai guai familiari, ma il ragazzo, tolto qualche raro numero, fa il suo che è il minimo, sprazzi pochi. Invece convince sempre di più Ndour, fisico e pronto alla pugna ma anche intelligente nelle giocate pur se il piede non è sempre limpido; e comunque, nel centrocampo 4+2 à la Pioli, dove il ruolo di metronomo – per ora, ma l’orecchio è sempre teso al mercato – sembra destinato a un ritrovato Fagioli, che oltretutto prova con coraggio anche qualche buona conclusione, c’è movimento e scambio di posizioni.

Foto Fabio Vanzi

E qui ci si ferma un attimo. C’è Fazzini, ma sembra Bove. Lo ricorda nel fisico, lo ricorda nel taglio di capelli, lo ricorda nella duttile versatilità, forse un tantino meno tecnico ma in compenso un’ideina più rapido nel movimento e nel dai e vai. Dodo ha ripreso a correre come un pendolino, e azzarda cross anche discreti (ma ha ragione Pioli, quando entra in area non è parente della porta...), Gosens è la solita sicurezza di sempre, il secondo gol lo innesca lui con una gran palla di prima per Kean in mezzo all’area.

Già, il centravanti: due gol, tanta voglia, magari sulla seconda rete sbaglia male la prima conclusione per rifarsi poi con il tap-in, ma becca una bella traversa con un gran colpo di testa, e quanto si propone... Dietro, cose già viste: Ranieri in grandissimo spolvero (a parte il gol mancato da due passi due), Pablo Marì una certezza, Comuzzo insomma, diciamo alterno, vai.

Le “seconde linee”, con Dzeko a ispirare e muoversi sempre con eleganza e precisione si danno da fare con scioltezza, Kospo e Kouadio sembrano pronti al salto, Pongracic, Parisi e Bianco si conoscono, Sabiri appena arrivato e subito in campo non poi malaccio, anzi, sbaglia un gol fatto ma un’altra rasoiata fa la barba al palo, e in mezzo al gioco non tira gamba indietro. Sottil e Beltran, invece, appunto, uhm.

Beh, per la prima amichevole un po’ più seria, s’è visto e s’è detto abbastanza. Vediamo ora la tournée. Anche perché da quella, Pioli l’aveva detto chiaramente, dipenderà il resto del mercato. E qualcosina da aggiustare c’è. Senza strafare, eh. Alla prossima, dai.

FIORENTINA (3-4-2-1): De Gea, Comuzzo, Pablo Marí, Ranieri; Dodo, Fagioli, Richardson, Gosens; Ndour, Fazzini; Kean.

Dal 60': De Gea (dall'80' Christensen); Kouadio, Pongracic, Kospo; Sottil, Bianco, Montenegro, Parisi; Beltran, Sabiri; Dzeko. All. Pioli.

CARRARESE: Bleve, Imperiale, Illanes, Zanon, Bozhanaj, Cicconi, Bouah, Distefano, Schiavi, Finotto, Zuelli. (A disp. Fiorillo, Melegoni, Oliana, Capezzi, Torregrossa, Parlanti, Accornero, Belloni, Cham, Palermo, Scheffer, Rubino, Lemetti, Liberali). All. Calabro.

MARCATORI: 27' e 48’ Kean

ARBITRO: Niccolò Turrini, assistenti Garzelli-Ricci, quarto Galipò

NOTE: angoli 10-3 Fiorentina, spettatori 2.000