“Dimenticare” il bambino in auto. Il convegno

Si è parlato di padri, madri e di bambini dimenticati in auto. Una drammatica circostanza che le parole e i termini utilizzati dai media, per raccontare un fatto inspiegabile, abominevole ma umano. L’inspiegabilità è un dato che però non fa parte dell’agire medico. Non può almeno essere considerato come un semplice dato senza approfondire, le cause, le ragioni di questi dolorosi eventi.

La cronaca ci ha fatto rabbrividire, con i racconti terribili di bambini dimenticati in auto sotto il sole caldo, per ore. Con un epilogo, in qualche caso, di morte del bambino. E il genitore che ha causato la morte con ricordo indelebile per tutta la vita.

Un gruppo di psichiatri, psicoterapeutici e giornalisti hanno tentato di dare delle risposte, approfondendo i vari aspetti del problema. Dalla conoscenza delle parole che si usa comunemente per definire un caso di morte come questo, alle radici delle parole, fino alla terminologia medica, psichiatrica, per dare un nome clinico alla dimenticanza. Un termine che spesso, dietro parole “era un padre normale”, “una madre che si prendeva cura della propria figlia” “era solo un po’ stressata”, in realtà nasconde una dimensione psichica dove il fattore “normale” come l’insieme di tutti i comportamenti, compreso quello razionale, diventano troppo presenti tanto da far perdere il contatto interno affettivo con il proprio figlio.

Numerosi i contributi e gli interventi di medici che per la loro prassi terapeutica hanno adottato la teoria della nascita dell’importante scienziato e psicoterapeutica Massimo Fagioli, la più attuale ricerca in campo psicoterapeutico. Organizzato dalla rivista “Il sogno della farfalla”, in collaborazione con Left.