Chiusura di Pam Panorama ai Gigli: sciopero il 24 novembre
Firenze, 20-11-2025 - Nessun passo avanti nell’incontro tenutosi oggi a Roma tra la dirigenza di Pam Panorama e le strutture nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Alla presenza di un’ampia delegazione di rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori, l’azienda ha dichiarato più volte di non voler arretrare rispetto a quanto accaduto nelle ultime settimane. È fissato per lunedì 24 novembre alle ore 11, a Firenze, alla sede Arti in via Mercadante, l’incontro tra Regione Toscana, sindacati e Pam Panorama sulla vertenza che riguarda il punto vendita al centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio.
In ballo ci sono 45 posti di lavoro e l’annunciata chiusura del negozio Pam Panorama, una decisione che per la Filcams Cgil rappresenterebbe “un durissimo colpo occupazionale e sociale per un territorio già duramente provato da altre crisi aziendali”. In concomitanza con l'incontro, la Filcams Cgil Firenze proclama sciopero e organizza un presidio davanti alla sede Arti per chiedere il ritiro dei licenziamenti e l’apertura di un confronto vero sulle prospettive occupazionali.
Dice Maurizio Magi, segretario generale Filcams Cgil Firenze: “La questione de I Gigli è un pezzo del puzzle. Negli ultimi giorni Pam Panorama ha licenziato tre lavoratori in Toscana, tutti con una importante anzianità contrattuale: due a Livorno e uno a Siena con il cosiddetto test del carrello. Sempre nel negozio a I Gigli, nei mesi scorsi, l’azienda ha modificato unilateralmente il DVR (Documento di Valutazione del Rischio) senza coinvolgere il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, aggravando un clima interno già pesante e fonte di preoccupazione per dipendenti e organizzazioni sindacali. Tutto ciò è inaccettabile: unendo tutti questi puntini emerge con evidenza che l’azienda sta mettendo in campo una riorganizzazione sulla pelle dei lavoratori e di fronte a questo non possiamo stare fermi. Intanto, registriamo come fatto positivo che siano state presentate in Parlamento delle interrogazioni sulle vicende in questione”.
Si registrano contestazioni a pioggia per i motivi più disparati, spesso pretestuosi: merce esposta in modo ritenuto non corretto, presunte lamentele di clienti, fino a sanzioni spropositate. Si parla di multe superiori alle quattro ore per ritardi di pochi minuti, sospensioni cautelative per presunte irregolarità in punti vendita dove un solo dipendente è costretto a sorvegliare più corsie, fino ad arrivare a licenziamenti del tutto immotivati.
Tra questi, una parte riguarda il “test carrello”, durante il quale un ispettore occulta volutamente merce dentro altre confezioni (frutta e verdura mescolate, rossetti nelle confezioni di uova, piccoli oggetti inseriti in cartoni di birra, ecc.). Se il cassiere cade in questo vero e proprio tranello, viene licenziato.
L’azienda si trincera dietro un modulo formativo di dieci slide, della durata di forse dieci minuti, erogato a inizio anno, per giustificare quanto sta accadendo. Si scopre poi che per questo “progetto” sono stati impegnati una quarantina di dipendenti, definiti appunto ispettori. Un’azienda segnata da una cronica carenza di manodopera decide deliberatamente di investire risorse in un’azione finalizzata al licenziamento dei propri dipendenti. È inaccettabile.
A nulla sono valsi i tentativi delle organizzazioni sindacali di trovare una soluzione che non impatti in modo così devastante sulle lavoratrici e sui lavoratori, che dopo decenni di servizio si ritrovano messi alla porta senza alcuna prospettiva occupazionale, in un momento storico già estremamente difficile.
“Ci si chiede - affermano i sindacati - quale fosse la funzione di tale presenza. Di cosa ha paura l’azienda? Forse un tentativo di intimidire la platea? A ciò si sarebbe aggiunta la presenza di ulteriori persone qualificatesi come funzionari della Questura”.
È questo il clima in cui dovrebbe svolgersi un confronto tra parti contrapposte che dovrebbero comunque cercare un punto di mediazione? O si tratta dell’ennesimo segnale dell’impostazione inaccettabile di questa azienda associata a Federdistribuzione? Qual è la posizione dell’associazione datoriale? È questo il modello della cosiddetta distribuzione moderna e organizzata? Di moderno, qui, si vede ben poco: sembra piuttosto un ritorno a un modello ottocentesco, dove o ci si piega alle esigenze del “padrone” o si è fuori.
Per tutte queste ragioni, le strutture nazionali e territoriali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs proseguiranno nelle azioni di denuncia di quanto sta accadendo all’interno di Pam Panorama, tutelando le lavoratrici e i lavoratori in tutte le sedi opportune e definendo nelle prossime ore ulteriori iniziative sindacali.