Sciopero Generale a Firenze, di stabile è rimasta solo la legge - Foto -

Redazione Nove da Firenze

Sciopero Generale anche a Firenze: nel capoluogo toscano il corteo è partito dai lungarni in piazza dei Cavalleggeri presso la Biblioteca Nazionale Centrale e si è mosso alla volta di piazza Ognissanti attraversando il centro storico e lambendo Ponte Vecchio e piazza della Signoria per poi attraversare piazza della Repubblica prima di tornare verso l'Arno e raggiungere il palco centrale.

Foto di Antonio Lenoci A Piombino, nel mezzo della suggestiva “catena umana” dove migliaia di persone si sono prese per mano, erano presenti anche centinaia di studenti, che indossavano la maglietta con la scritta “Piombino non deve chiudere” a sostegno della locale acciaieria Lucchini.

A Massa, al termine di un corteo lungo e composito, ha concluso il comizio Nicola Nicolosi, segretario nazionale Cgil: “Il messaggio che arriva dalle nostre manifestazioni è chiaro - spiega -: i temi del lavoro, della crescita, dello sviluppo, dell'occupazione e delle pensioni sono quelli più sentiti dalla gente. Il lavoro va rimesso al centro, ora chiediamo alla politica di tirare fuori quel coraggio che finora è mancato”. “Una risposta che afferma le nostre ragioni al di là di ogni aspettativa.

Ora sta al governo trarne le conseguenze”, commenta il Segretario Generale di Cgil Toscana Alessio Gramolati. "Siamo arrabbiati ma non rassegnati. Anzi, siamo determinati perché questa legge di stabilità così com'è non va e non corrisponde alle reali esigenze del nostro Paese". Con queste parole Domenico Proietti, membro della segreteria nazionale della UIL, ha concluso il corteo unitario a Firenze, in occasione dello sciopero nazionale per chiedere al governo di modificare la legge di stabilità. "Occorre innanzitutto finanziare la CIG in deroga senza alcuna esitazione - ha aggiunto -.

Deve essere garantito il sostegno a migliaia di lavoratori in difficoltà. Chiediamo anche che il governo affronti finalmente il tema degli esodati: dobbiamo dare certezze alle persone che ad oggi si trovano senza lavoro e senza pensione". "Accanto a questo noi della UIL, insieme a CGIL e CISL, proponiamo che ci sia una significativa riduzione delle tasse per i lavoratori, pensionati e aziende virtuose - è il pensiero di Proietti -. La legge di stabilità fa solo finta di ridurre le tasse. Questo è l'unico modo per rispondere alle esigenze delle persone e per sostenere la domanda interna con la ripresa dei consumi e innescando benefici per le attività produttive.

Occorre anche rivalutare le pensioni al tasso di inflazione e riprendere contrattazione per i lavoratori pubblici che sono stati penalizzati in questi anni". "Già nel 2014 si potrebbero trovare risorse importanti per sostenere le famiglie e diminuire le tasse. Come? Con un taglio deciso alle spese improduttive e agli sprechi. Anche da qui passa il profondo rinnovamento della politica. Accorpando le municipalizzate, ad esempio, e riducendo le consulenze nel settore pubblico. Ma anche tassando le rendite finanziarie.

Non è possibile che il lavoro sia più tassato delle rendite finanziarie. Non dimenticando il recupero dalla lotta all'evasione fiscale". “Ci dicono che per la prima volta una legge di stabilità ha un obiettivo diverso, quello di non aumentare le tasse. Ci dicono che la tassazione sul bene primario dei cittadini, la casa, è stata eliminata. Ci dicono che diminuiscono l’imposizione fiscale sul lavoro. Ci stanno dicendo un sacco di frottole !” Lo ha affermato il segretario generale della Cisl di Firenze e Prato, Roberto Pistonina, dal palco del comizio che ha chiuso la manifestazione fiorentina in occasione dello sciopero nazionale indetto dai sindacati confederali per chiedere al governo di cambiare la legge di stabilità.

Una manovra, secondo il segretario Cisl, “che non affronta le questioni centrali ma si disperde in mille rivoli che non rilanciano il Paese.” Eppure a giugno, prima che la legge di stabilità fosse elaborata, ha ricordato Pistonina, “abbiamo sottolineato con le nostre controparti, dimostrando senso di responsabilità e di condivisione dei problemi, l’esigenza di dare un forte choc fiscale al Paese. Ma non ci hanno ascoltato sufficientemente.” E’ invece indispensabile, secondo Pistonina, “allentare la politica del rigore, perché solo attraverso un forte alleggerimento fiscale nei confronti del mondo del lavoro e dei pensionati si può dare rilancio ai consumi e incentivare l’occupazione.” “Come possono pensare ancora –si è chiesto il segretario Cisl- che il lavoro sia più tassato della speculazione finanziaria, che le pensioni possano essere falcidiate da una rivalutazione iniqua, che la casa sia sottoposta a continui balzelli per i quali si abolisce una tassa, anche ai ricchi, e se ne introduce un’altra forse più pesante per tutti? “Basta con la criminalizzazione del pubblico impiego –ha aggiunto Pistonina-.

Basta con chi continua a pensare che i problemi economici del Paese sono legati alle pensioni e ai pensionati, che se hanno una pensione non l’hanno rubata ed hanno diritto ad una rivalutazione dignitosa.” Poi il segretario Cisl ha ricordato le proposte dei sindacati per trovare le risorse necessarie, dalla lotta all’elusione ed evasione fiscale all’obbligatorietà dei costi standard per le amministrazioni centrali e locali, dalla riduzione drastica delle società pubbliche e dei componenti elettivi a tutti livelli all’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Su queste proposte, ha concluso Pistonina, "aspettiamo risposte serie, che agevolino la ripresa economica e i consumi interni, senza i quali non possiamo intravedere una ripresa seria". Oreste Giurlani presidente di Uncem Toscana: "Noi pensiamo che servano scelte coraggiose di politica economica per far crescere un Paese che si sta ripiegando su se stesso e nulla di buono lasciano presagire gli oltre 3000 emendamenti che i gruppi politici in Parlamento, di maggioranza e opposizione, hanno presentato alla discussione e al voto.

L'assalto alla "diligenza" è iniziato, chissà con quali esiti. Il timore è che la legge esca malconcia da questo passaggio, peggiorata rispetto alla stesura originale, vittima degli interessi corporativi, spesso anche contrapposti, e non del vero interesse collettivo del Paese. Non è con piccoli aggiustamenti che si risolvono le grandi questioni. La strada possibile, che da più parti si ripete di voler percorrere ma che si continua a non vedere nei fatti, è tagliare la spesa pubblica nella sua parte improduttiva e aumentare le entrate dello Stato, non continuando a tartassare i ceti produttivi e i lavoratori bensì facendo finalmente pagare le grandi rendite finanziarie e le grandi ricchezze (e, magari, iniziando a lavorare seriamente al recupero di quel fenomeno sconfinato e scandaloso che è in Italia l'evasione fiscale).

Serve un allentamento dei vincoli del "Patto di stabilità", la riduzione del cosiddetto "cuneo fiscale", la detassazione di imprese che creano nuova occupazione e investono in innovazione. Insomma risorse anzitutto a lavoro e impresa. Certo lascia poco ben sperare il dibattito andato avanti per mesi intorno alla sola tassa sugli immobili (l'Imu) e ora, buon ultimo, quello sulla privatizzazione delle spiagge, (per non dire della semplice incapacità di varare una tassazione sui giochi elettronici, beni non certo di prima necessità).

Speriamo si tratti solo di brutti segnali e che, anche sotto la pressione dello sciopero di questi giorni, Governo e Parlamento imbocchino un'altra strada".