I toscani del Padiglione Italia

Redazione Nove da Firenze

All'Arsenale, a Venezia, dal primo giugno apre la mostra dedicata all'arte italiana oggi. Un itinerario che esplora la complessa struttura e le varie stratificazioni che compongono la cultura e l'arte attuale in Italia. Curata da Bartolomeo Pietromarchi, consente di penetrare non solo nella contemporaneità, ma suggerisce collegamenti con artisti e opere di varie parti del mondo, con uno sguardo all'est. La vicinanza dal padiglione italiano a quello cinese con tematiche molto simili seppure con immagini diverse, sembra dare una rappresentazione chiara di come l'Italia sia unita in una ricerca universale. La mostra è organizzata in sette ambienti e ogni ambiente ospita due artisti, associati da affinità per tecnica, tema o idea.

Seguendo un concetto del filosofo Giorgio Agamben, che interpreta la cultura italiana in una “serie di concetti polarmente coniugati”, il curatore ha individuato sette binomi che hanno dato vita alla mostra: corpo/storia, veduta/luogo, suono/silenzio, prospettiva/superficie, familiare/estraneo, sistema/frammento e tragedia/commedia. Alcuni di questi artisti selezionati per partecipare alla Biennale hanno origini toscane. Massimo Bartolini, nato a Cecina (LI), dove vive e lavora.

Agisce nello spazio, con vari elementi diversi, creando spazi inaspettati e nuovi. L’elemento naturale è decontestualizzato dallo spazio e dall’utilizzo dei materiali. Presenta “Due”, intervenendo su una rampa di scale esistente, trasformandola in un percorso di sassi, materiale di scarto e ciottoloso, realizzato in fusione in bronzo . Gianfranco Baruchello è nato a Livorno, nel 1924. Grande sperimentatore di tecniche e linguaggi, tra pittura, cinema e produzione di libri, si è formato a Parigi e in America, diventando l’allievo prediletto di Marcel Duchamp ed è vicino al pensiero di Gilles Deleuze e di Jean-François Lyotard. Alla Biennale ha presentato “Piccolo sistema”, uno spazio laboratoriale fatto di legno che raccoglie strumenti di ricerca e materiali vari. Flavio Favelli, nato a Firenze, classe 1967, caratterizza i suoi lavori con sconfinamenti tra memoria personale e collettiva.

Nel suo lavoro presentato al Padiglione Italia, “La Cupola”, installazione di grandi dimensioni, è una libera interpretazione di un elemento che ricorda la Basilica di San Pietro a a Roma, a cui l’artista si è ispirato in memoria dei viaggi culturali dell’infanzia fatti con la famiglia. Cecilia Chiavistelli