Riforma della Bonifica regionale

Redazione Nove da Firenze

La manutenzione dei corsi d’acqua della Toscana è stata interamente affidata dalla Regione ai Consorzi di Bonifica, che da 13 diventano 6. In pratica da 26 enti operanti nel settore della bonifica (fra Consorzi, ex Comunità Montane e Unioni dei Comuni) si passa ad affidare tutto il territorio regionale ai soli Consorzi di Bonifica, benché ridotti di numero. Cauta soddisfazione è stata espressa dall’Urbat (Unione regionale Consorzi di Bonifica e Irrigazione della Toscana) per il concreto avvio, dopo tante false partenze, della riforma del settore, approvata venerdì dalla Giunta Regionale, come già fatto in regioni come Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, anche se i Consorzi di Bonifica avevano chiesto di garantire un maggior rapporto con il territorio e quindi l’autogoverno. «Si conferma il principio fondamentale che la bonifica e la difesa del suolo si fanno in base ai bacini idrografici di riferimento come contenuto nell’intesa Stato-Regioni del 2008 – spiega il presidente Urbat, Fortunato Angelini - senza inutili e dannosi passaggi burocratici derivanti dai confini amministrativi.

La Regione premia l’attività dei Consorzi di Bonifica, che dal ’94 a oggi hanno rimesso in sesto migliaia e migliaia di chilometri di corsi d’acqua e centinaia di opere. Con la riforma, infatti, tutto il territorio regionale sarà affidato a Consorzi di Bonifica, benchè ridotti da 13 a 6. Questi potranno operare in maniera omogenea e più efficace anche sui grandi fiumi (fino a oggi gestiti dalle Province) e sui torrenti di montagna (fino ad oggi in carico alle Comunità Montane). Urbat aveva chiesto di mantenere un maggior legame con il territorio, mantenendo 9 Consorzi, ma affronteremo comunque meglio i dettagli della Riforma e le nostre richieste nelle audizioni nelle commissioni consiliari previste nelle prossime settimane.

Inoltre chiederemo che la Riforma non ponga nuovi oneri a carico dei consorziati. Questi non possono infatti essere chiamati a pagare per attività e opere che la legge pone in carico agli enti pubblici». Lisa Ciardi