Ancora un suicidio a Sollicciano, giovane magrebino si toglie la vita

Redazione Nove da Firenze

Firenze – “Un giovane magrebino si è tolto la vita in carcere. Questo ragazzo aveva bisogno e diritto di un’alternativa al carcere. Io mi sento personalmente responsabile di questo ennesimo suicidio a Sollicciano, ma non sono l’unico colpevole, lo siamo tutti noi amministratori e chiunque pensi che il carcere non sia un suo problema. Da anni – spiega il consigliere delegato dal sindaco per i rapporti con il carcere Stefano Di Puccio – chiedo di individuare un edificio per i semiliberi, per coloro i quali hanno il diritto di uscire dal carcere per recarsi al lavoro, per poi rientrare nella struttura penitenziaria, a Sollicciano, al confine dei confini, il più possibile lontano dallo sguardo e dalla coscienza.

Tale edificio, dovrebbe essere situato in città, facilmente raggiungibile e non più ai margini perché chi delinque il più delle volte lo fa perché vive da emarginato come lo era Azdine, il giovane che si è tolto la vita. Più volte aveva chiesto aiuto dal carcere. Un aiuto che gli è stato negato, anzi nessuno lo aveva ascoltato.Come Consiglio comunale ci siamo presi degli impegni, con atti ufficiali votati e approvati, e non possiamo più aspettare, non abbiamo scuse. Individuato l’edificio – continua Stefano di Puccio – sarà poi l’amministrazione penitenziaria a renderla adeguata allo scopo.Un luogo dove semiliberi e detenuti agli arresti domiciliari, come avrebbe potuto essere Azdine, troverebbero rifugio per provare a ricominciare. È così – conclude il consigliere Stefano Di Puccio – si andrebbe ad alleggerire il sovraffollamento perenne di cui Sollicciano, ma anche tutti gli altri carceri, soffrono”.

“Constatiamo sul campo le emergenze del sistema penitenziario regionale. Certo le risposte non possono arrivare dalla sola Toscana, ma questo ennesimo suicidio nel carcere di Sollicciano non deve far solo riflettere: deve smuovere politica e Istituzioni per una assunzione di responsabilità non più rinviabile. Servono interventi per migliorare la vita dei detenuti e del personale delle carceri toscane e italiane”. Così il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) appresa la notizia del suicidio di un detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano.

Proprio da Sollicciano, lo scorso 24 marzo, è partito il percorso di verifica delle condizioni degli istituti penitenziari della Toscana. E in quella occasione, pur constatando che qualche miglioramento è stato fatto, Bugliani ha ravvisato la necessità di un “impegno continuo per sanare le tante criticità ancora presenti”.

È già allo studio, come annunciato al termine della visita nel carcere fiorentino, una proposta di risoluzione per impegnare la Giunta, per quanto di sua competenza, ad attivare interventi su più fronti. “Non ultimo quello della qualità della vita dei detenuti ma anche del personale impiegato. La salute psichica e fisica sono due facce della stessa medaglia e possono essere garantite e raggiunte in diversi modi. Penso alla formazione e all’impego dei detenuti in attività lavorative che consentano loro da un lato di impiegare il tempo in maniera produttiva e soddisfacente, dall’altro di prepararli ad un reale reinserimento nella vita sociale al termine della pena”.

Un esempio di formazione come antidoto alla depressione e a forme di autolesionismo è quello del carcere di Massa, visitato da Bugliani lo scorso 11 novembre. “L’attività lavorativa legata ai tessuti che si svolge a Massa deve essere preso come modello. Come ho avuto modo di constatare, in quell’istituto, più che altrove, si è davvero riusciti a valorizzare la funzione di prevenzione speciale della pena dando valore alla qualità psico-fisica di detenuti e personale”.

“Credo – conclude il presidente della Commissione – che quanto successo la scorsa notte a Sollicciano ci richiami tutti ad una veloce e reale assunzione di responsabilità”.