Anche le cicogne finiscono sotto la neve

Redazione Nove da Firenze

In una Toscana stretta dalla morsa del gelo e in gran parte coperta dalla neve, anche le cicogne che rimangono vicine ai nidi, invece di migrare verso i paesi caldi, devono fare i conti con il maltempo. Si sa che da sempre i mesi autunnali ed invernali sono caratterizzati dall’arrivo nel Padule di Fucecchio e nelle altre zone umide toscane degli uccelli acquatici migratori; anatre di varie specie e, sempre più spesso, le rare oche selvatiche che vengono a svernare nelle aree protette. E’ invece abbastanza sorprendente trovare ancora diversi esemplari di Cicogna bianca, mentre questi grandi migratori di solito passano i mesi freddi nei quartieri di svernamento africani, situati addirittura a sud del Sahara. Non si tratta di un effetto dei cambiamenti climatici, e il fenomeno per ora è limitato agli esemplari che provengono dai centri di allevamento, il comportamento dei quali è molto diverso da quello dei soggetti adulti selvatici. La femmina che dal 2005 si riproduce a Fucecchio, il maschio di Monsummano Terme, la femmina di Bolgheri ed entrambi i membri della coppia di Cascina provengono dal Centro Carapax di Massa Marittima; sono quindi nate in cattività e sono state liberate solo dopo tre anni, in modo da ridurre il naturale istinto migratorio e legarle maggiormente al territorio. E' proprio grazie a queste reintroduzioni, oltre che agli interventi di miglioramento ambientale effettuati nella Riserva Naturale pistoiese negli ultimi anni (e naturalmente alla presenza dell’Oasi WWF di Bolgheri), che è avvenuto il ritorno della Cicogna bianca nelle nostre aree. Non c'è quindi da stupirsi se, soprattutto nelle ore serali e notturne, è possibile vedere queste cicogne sui vecchi nidi, mentre i partner “selvatici” continuano a migrare, come hanno sempre fatto le cicogne, e torneranno quando questa stagione di ghiaccio e neve sarà ormai solo un brutto ricordo. Nella foto la femmina di Cicogna bianca sul nido di Fucecchio scattata il 19 dicembre scorso da Gino Santini.