Scuola: prima ricerca sull'integrazione degli studenti stranieri nelle medie inferiori in Toscana

Redazione Nove da Firenze

Firenze, 3 novembre 2008- Pubblicato il nuovo Quaderno Cesvot “Un mondo in classe. Multietnicità e socialità nelle scuole medie toscane” (“I Quaderni”, Cesvot, n. 41, novembre 2008) di Ettore Recchi, Emiliana Baldoni e Letizia Mencarini. Il volume presenta i risultati di una ricerca promossa da Cesvot e condotta dall'Università di Firenze che, per la prima volta in Toscana, indaga il livello di integrazione degli studenti stranieri nelle scuole medie inferiori. “Il Cesvot da tempo – dichiara il presidente Patrizio Petrucci – promuove studi sul fenomeno migratorio e il suo impatto sul territorio perché crediamo che ciò possa contribuire a migliorare l'azione del volontariato e ad affinare le sinergie tra terzo settore ed enti locali.

In Toscana si registra un alto numero di associazioni che promuovono l'integrazione e i diritti delle persone immigrate: in questo ambito sono attive circa 200 associazioni e tra queste 46 sono autogestite dagli stessi immigrati. La scuola rappresenta senz'altro uno dei terreni cruciali per costruire concretamente una società multiculturale ed è quindi nelle scuole che dobbiamo rafforzare e sostenere il lavoro di rete tra associazioni ed istituzioni. Da questa ricerca ci vengono indicazioni importanti su come e dove intervenire, tutti insieme, istituzioni e volontariato.” Prendendo in esame alcuni importanti indici come la composizione familiare, il rendimento scolastico, la socialità e la rappresentazione di sé, dalla ricerca emerge un primo significativo risultato: il 60% delle seconde generazioni menziona il paese di origine dei genitori come proprio riferimento identitario precipuo.

Anche rispetto alla socialità, le interviste lasciano pochi dubbi. La tendenza è all'autosegregazione su base etnica: i ragazzi italiani tendono a stare con i loro connazionali e quelli stranieri con altri che, come loro, sono figli i immigrati. In generale, i ragazzi stranieri hanno meno amici, soprattutto meno amici italiani, e sono inseriti in reti sociali più limitate e deboli. Anche rispetto al rendimento scolastico forte è il divario con i figli di italiani. “Le polemiche di questi giorni – commenta Ettore Recchi coordinatore della ricerca - sul progetto di classi separate per gli studenti stranieri riaccendono i riflettori su uno dei processi più importanti per l'integrazione degli immigrati: l'istruzione delle seconde generazioni.

Dall'indagine che abbiamo condotto emergono segnali preoccupanti che mettono in guardia da facili ottimismi. Per le seconde generazioni, la scuola media è un luogo di socialità ridotta e spesso segregata su base etnica. Si può solo auspicare che la situazione evolva con il passare del tempo e soprattutto con l'affinamento della sensibilità interculturale degli insegnanti, la cui buona volontà nel gestire la classe multietnica raramente è sostenuta da programmi formativi specifici. Nel frattempo, è necessario monitorare le esperienze in corso e mettere a punto più efficaci politiche di sostegno all'integrazione scolastica.

Politiche che certamente devono tenere conto della questione della lingua, ma che non possono ingenuamente esaurirsi con qualche lezione di grammatica.”