Trasporto pubblico locale: Firenze la quarta città italiana più cara, Lucca tra le 10 più economiche

Redazione Nove da Firenze

Quando il federalismo si attacca al tram (e al bus). In Toscana, un’ora di bus costa a Firenze l’11% in più rispetto a Siena, il 18% in più rispetto a Livorno, il 25% in più rispetto a Pisa e Pistoia, il 39% in più rispetto a Grosseto, il 45% in più rispetto a Prato e Arezzo, il 49% in più rispetto a Massa Carrara e il 100% in più rispetto a Lucca. Nello studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, l’analisi del costo del federalismo nel settore del trasporto pubblico locale.
A livello nazionale, le tariffe sono mediamente più basse al Sud e al Centro, con costi anche quattro volte superiori tra province di regioni diverse, e tripli tra province nell’ambito di una stessa regione.

In Toscana, Firenze presenta un costo orario (1,00 €) superiore del 32% rispetto alla media regionale (0,76 €).

Al di sopra di tale media si attestano anche le città di Siena, Livorno, Pistoia e Pisa, mentre le altre città toscane sono al di sotto della media; in particolare Lucca, con un costo orario di 0,50 €. Il biglietto giornaliero, non presente a Lucca e Pistoia, varia tra un minimo di 2,00 € a Massa Carrara ed un massimo di 4,50 € a Firenze. La corsa semplice costa 0,90 € a Massa Carrara, 0,80 € a Lucca e 0,67 € a Grosseto, mentre è assente nelle altre città. L’abbonamento settimanale è in vigore solo a Firenze (16,00 €) e Grosseto (7,75 €).

L’abbonamento mensile costa in media 24 € con un minimo di 20,66 € a Grosseto ed un massimo di 31,00 € a Firenze. L’abbonamento mensile ridotto per studenti, non presente a Grosseto, Lucca, Massa Carrara e Siena, varia tra i 18,00 € di Pistoia e i 21 € di Arezzo. Infine l’abbonamento annuale, non presente a Grosseto e Massa Carrara, costa 191,50 € a Pisa, varia tra i 200,00 € e i 232,00 € per le città di Lucca, Arezzo, Siena, Prato, Livorno e Pistoia e raggiunge un massimo di 310,00 € a Firenze.
“La giungla tariffaria nel trasporto locale” commenta Giustino Trincia, vice segretario di Cittadinanzattiva, “ha ben poco di giustificabile, e al cittadino-consumatore ancora una volta non resta che pagare senza alcuna possibilità né di comprendere le ragioni di così tante differenze, né di incidere sui meccanismi che portano a fissare queste tariffe”.

Nove i parametri considerati: costo del biglietto a tempo (presente nel 93% dei capoluoghi italiani), validità temporale del biglietto, costo orario, costo del biglietto di corsa semplice (presente solo nel 25% dei capoluoghi italiani), costo del biglietto giornaliero (presente nel 59% dei capoluoghi italiani), costo dell’abbonamento settimanale (presente nel 41% dei capoluoghi italiani), costo dell’abbonamento mensile (presente nel 97% dei capoluoghi italiani), costo dell’abbonamento mensile ridotto per studenti (presente nel 59% dei capoluoghi italiani) e costo dell’abbonamento annuale (presente nel 59% dei capoluoghi italiani).