Chiusi: Moni Ovadia racconta l'influenza della canzone ebraica in quella americana del ‘900
Domani alle 21,30 al Palasport di Chiusi Stazione

Redazione Nove da Firenze

Il sodalizio musicale di Moni Ovadia e Carlo Boccadoro è cominciato con il Recital “nigun” (melodia interiore) che è diventato anche un disco.
L’incontro fra i due si è sviluppato lungo diverse direttrici che ha portato Moni Ovadia a collaborare con il gruppo “Sentieri Selvaggi” diretto da Boccadoro e quest’ultimo a creare arrangiamenti e composizioni originali per gli spettacoli di Moni Ovadia. Un episodio significativo del sodalizio è stata la “Cantata su melodie yiddish” per voce recitante, cantante e orchestra sinfonica commissionata a Boccadoro dall’orchestra dei “Pomeriggi Musicali” che ha debuttato alla sala Verdi del Conservatorio di Milano con la direzione dello stesso Mº Boccadoro e l’interpretazione di Moni Ovadia.

Dopo ripetute esperienze di vario genere Boccadoro e Ovadia hanno deciso di ritornare alla formula del duo per esplorare gli sviluppi della melodia yiddish e dell’ humus musicale ebraico esteuropeo nel passaggio dallo shtetl, la piccola cittaduzza nel cuore dell’Europa centro-orientale cuore del genio della yiddishkeit, all’America. L’emigrazione degli ebrei verso gli Usa fu una vera epopea di popolo provocata dalla fame e dalle persecuzioni. Di goldene medine (la nazione d’oro, così venivano chiamati dagli ebrei orientali gli Stati Uniti) è un primo sguardo rapsodico, per grandissimi passi, sul multiforme incontro della musicalità e della poetica dello yiddish con il nuovo continente.
Quell’incontro farà scaturire una delle gemmazioni culturali più sconcertanti del nostro e di tutti i tempi.

Attraverso le canzoni, le musiche e le parole il pubblico passerà dalla piccola patria esilio, allo sradicamento verso un nuovo esilio, ad una stabile ma contraddittoria appartenenza americana.