Alta velocità: il dibattito in Consiglio regionale
Franci: scavi ultimati all’80%, ora pensiamo alle opere per la mitigazione degli impatti
“L’80% dei lavori di scavo per le gallerie dell’Alta velocità tra Firenze e Bologna sono ultimati. A questo punto è possibile definire in modo più preciso le opere da realizzare per la mitigazione degli impatti sull’ambiente. Grazie a questi interventi, gli acquiferi sotterranei danneggiati dai lavori saranno in gran parte recuperati e nelle zone del Mugello torneremo ad avere un equilibrio idrogeologico accettabile”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente, Tommaso Franci, intervenuto ieri con una comunicazione in Consiglio regionale per fare un quadro della situazione.
Per gli interventi sulla rete degli acquedotti idropotabili, ha ricordato l’assessore, TAV si è impegnata a erogare alla Regione 11 milioni di euro. Per le altre opere di conservazione naturalistica, risanamento idrogeologico e valorizzazione ambientale, le risorse ammontano a 42 milioni, provenienti da Tav, Ministero e Cipe. Franci ha parlato in particolare di oltre 20 milioni destinati ad acquedotti e reti fognarie e, tra le altre opere, ha citato: briglie e traverse per la sistemazione idraulico-forestale, opere idrauliche di fondovalle, sigillatura delle fratture attraverso cui le acque superficiali entrano nelle gallerie, serbatoi alimentati dalle acque drenate dalle gallerie, diverse tipologie di invasi.
L’assessore ha parlato anche di inerti, depositi e smarini (materiali derivati dagli scavi). TAV ha recentemente fatto sapere di aver bisogno di 900 metri cubi di inerti pregiati per la produzione di calcestruzzo, solo in parte derivabili dagli stessi scavi dell’Alta velocità: questo comporterebbe uno sfruttamento maggiore della cava di Sasso di Castro, la revisione del piano del traffico lungo la statale della Futa e la realizzazione di casse di espansione lungo la Sieve nel comune di Vicchio.
Sempre in tema di smarini, l’assessore ha risposto ad un’interrogazione di Marco Carraresi (Udc) sulla collocazione dei materiali che proverranno dagli scavi per il sottoattraversamento di Firenze. Il consigliere, in particolare, sollevava dubbi sulla scelta di utilizzare il sito di S. Barbara a Cavriglia (Ar). “Il volume dei materiali non sarà tale da interferire sulla messa in sicurezza mineraria, che rimane prioritaria e potrà essere realizzata indipendentemente dall’arrivo di questi materiali”, ha precisato Franci.
Carraresi ha preso atto della risposta, sostenendo però che sulla questione degli smarini non c’è ancora, da parte della Regione Toscana, sufficiente chiarezza. Più in generale, il presidente dell’Udc, pur apprezzando l’avvio dei lavori di mitigazione, ha detto che la Regione dovrebbe fare di più: “E’ ancora troppo poco – ha spiegato – I progetti ancora non ci sono o ci sono solo in parte, mentre le popolazioni avevano bisogno di risposte certe e azioni tempestive”. “L’unico elemento certo sembrano essere i fondi per acquedotti e fognature – ha aggiunto - ma a trarne vantaggio saranno i gestori del servizio idrico e questo non si tradurrà in una diminuzione delle tariffe per i cittadini”.
“L’Alta velocità è un’opera utile per l’ammodernamento dell’Italia e per dare impulso al settore della rotaia – ha dichiarato Erasmo D’Angelis (Margherita) – Ma i danni ci sono stati e sono stati gravi. Alcune sorgenti sono sparite, l’ambiente, ma anche l’immagine della Toscana ne hanno risentito, Tav e Cavet non hanno dato garanzie al nostro territorio”. “A questo punto – questo l’invito del consigliere – dobbiamo trarne un insegnamento per il futuro, per non ripetere un “Mugello 2” con i lavori per la variante di valico”.
“Per non ritrovarsi a piangere su disastri annunciati – ha concluso – bisogna attivare un sistema robusto e rigoroso di controlli, anche facendo ricorso a esperienze nuove”: l’ipotesi del consigliere è l’istituzione di una sorta di Authority regionale di controllo.
Maurizio Dinelli (Forza Italia) ha sottolineato che i lavori stanno procedendo, e che questo è positivo; il consigliere ha ricordato a questo proposito l’accordo raggiunto nel dicembre scorso fra ministero dell’Ambiente e la Regione Toscana, in seguito al quale sono stati stanziati 12 milioni e mezzo di euro.
In base a tutto ciò verrà predisposto un progetto unitario di risanamento e valorizzazione del territorio. Toni fortemente critici, invece, quelli usati da Dinelli contro chi “continua ad affermare che la legge obiettivo toglie i controlli: una disinformazione che in realtà cela una grave scorrettezza istituzionale. Bisogna finirla con le polemiche ingiustificate”, mentre è necessario, ha concluso il consigliere, mantenere alta l’attenzione per la tutela dell’ambiente, senza scaricare le colpe sugli altri e svolgendo, ognuno, al meglio il proprio ruolo.
“Questo dibattito avviene perché quindici anni fa nessuno ci ha ascoltati, quando abbiamo fatto presente la necessità di una valutazione di impatto ambientale per i lavori dell’alta velocità”. Questo il commento di Fabio Roggiolani (Verdi), che ha ricordato come, “per evitare future simili sceneggiate”, esista un recente studio della Società autostrade, confermato da uno studio del Cnr, secondo cui l’apertura dei cantieri della bretellina comporteranno una perdita di acqua delle falde mugellane di 1000 litri al secondo; un danno maggiore di quello registrato in seguito ai lavori dell’alta velocità.
“Lo ricordo – ha concluso il consigliere – affinché chi si assume la responsabilità di far partire i lavori ci risparmi lo spettacolo di proteste e lamenti successivi”. Secondo Paolo Cocchi (Ds), se è vero che si sono avuti momenti critici durante i lavori, siamo tuttavia lontani dagli scenari apocalittici disegnati sui giornali. Cocchi ha affermato di non comprendere il filo logico che lega le critiche avanzate da Carraresi, per il quale qualsiasi atto viene fatto è comunque sbagliato, mentre è evidente che spendere bene i soldi per il recupero ambientale, al di là della necessità di fronteggiare l’emergenza, richiede tempo.
“Nel frattempo è evidente a chiunque ci sia stato, che il Mugello non è un territorio devastato – ha detto il capogruppo dei Ds -. Adesso, quello che è stato sperimentato per l’alta velocità va capitalizzato per nuove opere, che presentano problematicità molto simili”. Necessario, comunque, partire a questo proposito dalle intese istituzionali firmate a suo tempo. La terza comunicazione in due anni e mezzo sull’argomento mette in evidenza, ha commentato Franco Banchi (Udc), come al di là della facciata assolutoria mostrata ci sia la consapevolezza che molte cose non hanno funzionato come dovevano.
“Già nel 2001 io avvertivo – ha detto Banchi – che bisognava pensare alla questione delle risorse idropotabili non solo per l’emergenza”. E adesso il problema non è se fare la mitigazione o la compensazione, ma come farle. “Dobbiamo domandarci – ha concluso il consigliere – se i soldi siano stati impiegati veramente per ciò che meritava, e se la mitigazione così concepita vada veramente a vantaggio futuro delle popolazioni della zona, o non rappresenti piuttosto solamente un risarcimento a posteriori”.
Importante, a questo punto, che per le opere che insistono su Firenze non vengano commessi gli stessi errori, per non aprire un fronte con problemi differenti, ma ugualmente gravi. Non è possibile, quando si parla di opere così importanti, adottare la logica della compensazione come riparazione del danno, ha sostenuto invece Giovanni Barbagli (Rifondazione Comunista). “Stiamo devastando un territorio, modificando la sua vocazione naturale – ha detto Barbagli – e questo non lo possiamo accettare”.
Il consigliere ha ricordato come, a Vaglia, attività secolari legate alla presenza dell’acqua siano scomparse, che a nulla sono serviti gli acquedotti compensativi. Il ciclo delle acque, ha detto ancora Barbagli, andava tutelato. “Ora chiediamo che quell’errore, in Toscana, non si ripeta”. Nella sua replica, l’assessore Tommaso Franci ha sottolineato che, a fronte delle nuove normative, la Regione Toscana ha cercato più volte un confronto con il governo nazionale per capire se l’osservatorio ambientale previsto per la variante di valico possa essere assimilato ai nuovi istituti previsti dalla legge.
“Ma visto che non ci sono state indicazioni – ha detto Franci - siamo giunti a una nostra conclusione: che il controllo spetta all’agenzia regionale e nazionale per l’ambiente, mentre gli osservatori possono essere sedi di carattere negoziale”. Franci ha ricordato che nell’apertura di nuovi cantieri si terranno conto delle indicazioni avute, e che ci si è spostati sul piano dell’intervento strategico di lungo periodo che tenga conto degli interessi delle popolazioni. Occorre, ha concluso l’assessore, un forte confronto con il territorio: certe decisioni non possono essere calate dall’alto.
Il Consiglio regionale ha infine respinto, con il voto contrario della maggioranza, un ordine del giorno presentato da alcuni consiglieri del centrodestra, e illustrato da Marco Carraresi (Udc), che impegnava la Giunta a monitorare la situazione di opere pubbliche non realizzate, o non realizzate ad opera d’arte. Il voto contrario dei Ds, ha spiegato Paolo Cocchi, è stato determinato dalla considerazione che certe competenze esulano da quelle del Consiglio regionale.