Florentia Viola: non è un problema di nuovi acquisti
Dopo la prima sconfitta casalinga contro un ottimo Rimini possiamo fare alcune considerazioni sullo stato della squadra e sul comportamento della società. La squadra anzitutto: la rosa allestita dovrebbe poter essere competitiva ed avere enormi margini di miglioramento. Perché questo accada è indispensabile però una decisione sul tipo di gioco che si vuole adottare, su quali giocatori costruire il telaio portante e, quindi, come tirare fuori le massime potenzialità da ognuno. Il tempo non ha certamente favorito il tecnico, che durante la stessa partita passa da un modulo all’altro, spostando giocatori o sostituendoli dopo pochi minuti dal fischio d’inizio.
Sono i segnali di una ricerca continua (che è esercizio sempre necessario) ma che se viene fatta quando ci sono in palio i tre punti può sembrare improvvisazione. E qui torniamo ai tempi “obbligati” di questa squadra che causano l’effetto finale di vederla rincorrere situazioni e soluzioni che gli avversari hanno già affrontato nel tempo (facendo anche loro gli stessi errori che magari sono costati la promozione alla C1, come è successo anche al bel Rimini di ieri). Sull’assetto tattico e la scelta del modulo di gioco (4-4-2 o 3-5-2, etc.) crediamo che il lavoro che Vierchowod deve affrontare sia quello di capire cosa possono dargli gli uomini di centrocampo di cui dispone.
In una squadra di calcio la possibilità di costruire l’impianto di gioco e quindi l’essere squadra passa attraverso la disponibilità, la tecnica e le caratteristiche di questi giocatori, i veri punti di riferimento. Ma sono anche quelli a cui è necessario più tempo di altri per “capire e sentire” come proprio un modulo tattico rispetto ad un altro. E sono quelli che inevitabilmente, con la girandola di cambi, spostamenti, avanzamenti e indietreggiamenti, perdono ancora di più la bussola.
Con il risultato che la sfiducia nei propri mezzi dilaga tra i giocatori. E’ questo quello che si è visto negli ultimi incontri giocati dalla Florentia. Quindi crediamo che sia giunto per il tecnico il momento di decidere cosa vuole dai suoi giocatori e come motivarli per tirar fuori quelle potenzialità di gioco collettivo che non possono essere quelle viste con il Rimini. Capitolo società: qui è da condividere l’atteggiamento e la calma di Diego Della Valle che, volendo programmare il lavoro per cercare di ricostruire in toto un modello di società sportiva, sa bene che il primo segnale da dare ai propri uomini è confermare le scelte condivise.
A meno che non si senta la nostalgia di altri tempi, in cui la figura che lo precedeva entrava nello spogliatoio dispensando epurazioni, ricatti e “cacciate” tecniche. Ma sappiamo tutti qual’è stato il risultato finale. (AS)