Una lettera sui recenti tagli alle fondazioni e istituzioni culturali

Redazione Nove da Firenze

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Olmo Gazzarri, presidente commissione cultura Comune Scandicci:
"Proprio qualche giorno fa, per uno specifico interesse delle forze del centrosinistra, si è svolta nella commissione cultura e servizi educativi del Comune di Scandicci, un’interessante discussione sulle risorse destinate alla cultura, sulla reperibilità di fondi per questo settore al di fuori delle casse comunali, sui contatti con i privati del territorio.
Abbiamo appurato, grazie all’illustrazione dell’Assessore Gheri, che già molti sono gli sforzi dell’Amministrazione Comunale per intercettare risorse aggiuntive per la cultura e che lusinghieri risultati si sono avuti in questi ultimi anni soprattutto in relazione alla risistemazione e all’utilizzo del Castello dell’Acciaiolo.
Cifre a nove zeri che grossi privati con sede e interessi nel nostro Comune hanno concesso, senza un ritorno immediato.
In attesa che una nuova legge giunga a regolamentare definitivamente il sistema di rapporti fra enti locali e privati per il finanziamento delle iniziative culturali, siamo a registrare con profondo rammarico che il Governo nazionale nelle Commissioni Cultura delle Camere ha fatto approvare alla sua ossequiosa maggioranza, ulteriori tagli a numerosissime quanto famose istituzioni culturali sparse nel Paese, fra le quali anche la vicina scuola di musica di Fiesole.

Tagli rilevanti se si pensa al magro ammontare dei finanziamenti statali che da sempre queste strutture, vere fucine di artisti e di Cultura (con la c maiuscola), ricevono.
Chi da operatore culturale si trova ogni giorno a dover far fronte ai mille problemi che sorgono quando si parla di reperire soldi per gli eventi è avvertito: niente più spalle coperte! (e ben misera era la copertura!…); ora si cammina ognuno con le proprie gambe, sulla strada maestra del Mercato (con la emme maiuscola!).
Tutti sanno, si diceva l’altro giorno in commissione, che la cultura è una risorsa.

Anche economica. Ma soprattutto, ci sentiamo di aggiungere oggi, è una risorsa di civiltà, come occasione di crescita umana e personale di ciascuno e, proprio per questo, di tutti. Ma senza l’apporto delle Istituzioni e, in primo luogo, del Ministero per i Beni e le attività culturali, il nostro timore è che il mercato se ne infischi dei giovani studenti di musica o dei futuri attori teatrali. Non producono, oggi.
Speriamo che il vento, un brutto vento di oscurantismo e grettezza, cambi".