Barbini: "Grosseto laboratorio di sviluppo rurale"

Redazione Nove da Firenze

FIRENZE- Grosseto ha tutte le carte in regola per proporsi come un laboratorio delle nuove politiche di sviluppo rurale, banco di prova di un nuovo strumento come il Distretto in grado di valorizzare identità, specificità e autonomie territoriali. E tutto questo non solo per la forza dei numeri - Grosseto è la provincia toscana maggiormente caratterizzata dalle attività rurali, con 10 mila occupati contro i 18 mila dell'industria e un peso complessivo tre volte più alto della media regionale - ma anche per il fatto di proporsi come un'agricoltura di grande qualità.

Per questo la Regione Toscana intende impegnarsi a fondo nel progetto di Distretto rurale della Maremma. E' questo, in estrema sintesi, il contenuto dell'intervento dell'assessore regionale all'agricoltura, Tito Barbini, alla seconda giornata dei lavori dell'iniziativa "Nuovi strumenti per lo sviluppo locale. Il Distretto rurale della Maremma", organizzata dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Toscana. "Le caratteristiche che ha assunto lo sviluppo della provincia - ha spiegato Barbini - sono in perfetta sintonia con le nostre strategie rurali e con gli indirizzi comunitari, che privilegiano la qualità rispetto alla quantità, valorizzando le culture locali e un rapporto equilibrato con l'ambiente.

Se ad esempio stiamo lavorando per riportare sulla tavola dei cittadini una carne con l'osso esente dal rischio Bse è perché possiamo affermare con tranquillità che razze autoctone come la maremmana e la chianina, proprio per le loro modalità di allevamento, sono sicure".
E' questo percorso di sviluppo rurale e locale, che si inseriscono tutte le novità relative alla riforma costituzionale che esalta le autonomie delle Regioni e dei territori. "In un contesto in cui si procede ad una relativa riduzione dell'intervento dello stato-nazione a vantaggio dei livelli comunitario e regionale, si vengono a rafforzare le condizioni per un decentramento a livello sun-regionale, in cui i governi locali abbiano maggior spazio di manovra".

L'assessore ha voluto ricordare anche i passaggi più significativi nella procedura di riconoscimento del Distretto: l'istituzione della "partnership" locale, che dovrà comprendere obbligatoriamente i Comuni del territorio interessato, la preparazione di un dossier e la successiva valutazione, una fase di negoziazione e quindi l'approvazione da parte della giunta regionale, che dovrà avvalersi del parere di un comitato tecnico-scientifico.