La Regione ancora polemica sui rischi dell'Arno contro il segretario dell'Autorità di bacino
Forte perplessità ha caratterizzato la posizione della Regione Toscana nei confronti delle proposte di perimetrazione delle aree ad elevato rischio e ad elevata pericolosita' presentate dal segretario dell'Autorita' di bacino dell'Arno e del Serchio, Raffaello Nardi. Proposte che in questi giorni stanno impegnando gli uffici regionali in un complesso e minuzioso lavoro di verifica. Un esame i cui primi risultati - relativi all'asta principale e alle aree di rigurgito degli affluenti - sono stati presentati questa mattina dall'assessore all'ambiente, Claudio Del Lungo.
Il decreto-legge 180/1998 -
cosiddetto Decreto Sarno, convertito dalla legge 267/1998 - disponeva che
entro lo scorso 31 ottobre le Autorita' di bacino - per i fiumi di rilievo
nazionale e interregionale - e le Regioni - per i restanti bacini -
approvassero "piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a rischio
piu' alto", provvedendo in primo luogo alla perimetrazione delle aree a
rischio idrogeologico molto elevato "per l'incolumita' delle persone e per
la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale".
Per queste aree sono adottate misure di salvaguardia, destinate a restare in
vigore sino all'approvazione dei piani stralcio di bacino per l'assetto
idrogeologico (da adottare entro il termine perentorio del 30 giugno 2001).
Ad oggi tutta la Toscana - intendendo con questo gli altri bacini di
interesse nazionale, interregionale e regionale - si e' adeguata al Decreto
Sarno, nei tempi prescritti. In particolare, nella sua ultima riunione la
giunta, su proposta dell'assessore all'ambiente Claudio Del Lungo, ha
approvato le perimetrazioni delle aree a rischio e a pericolosita' (la
distinzione riguarda essenzialmente la presenza o meno di insediamenti
umani) elevata e molto elevata, sia per quanto riguarda il rischio idraulico
che il rischio frana, per i tre bacini regionali (Toscana Nord, Toscana,
Costa e Ombrone), nonche' per il bacino del Lamone (Marradi), a cavallo
tra la Toscana e l'Emilia.
Tutto questo con le relative misure di
salvaguardia.
Nella stessa seduta la giunta ha provveduto a ripartire i finanziamenti
assegnati alla Regione Toscana per la realizzazione dei "piani
straordinari" previsti dal Decreto Sarno, tenendo conto delle priorita' e dei
programmi di intervento proposti dai comitati tecnici dei bacini. Si tratta
di risorse per complessivi 82 miliardi e 170 milioni, che sono state
suddivise tra i bacini di Arno (38.717 milioni), Ombrone (11.800 milioni),
Toscana Costa (9.275 milioni) Toscana Nord (6.600 milioni), Serchio
(6.150), Magra (4.888), Tevere (2.700), Fiora (850), Reno (740),
Marecchia (250), Lamone (200).
Benche', insomma, abbia ricevuto la parte piu' consistente dei
finanziamenti, il bacino dell'Arno resta il solo in Toscana a non disporre
ancora degli strumenti previsti dal Decreto Sarno, necessari anche per
l'utilizzazione delle risorse.
Le proposte dell'Autorita' di bacino
Il pericolo che la Regione Toscana
intende scongiurare con la sua attivita' di verifica e' quello di ritrovarsi
con una perimetrazione estesa ad aree che non risultano essere mai state
allagate, o che hanno avuto solo modesti ristagni idrici, o che hanno
perfino gia' visto la realizzazione di opere di messa in sicurezza.
Se non
addirittura ad aree interessate a grandi opere pubbliche per le quali sono
stati firmati accordi di programma - con la partecipazione della stessa
Autorita' di bacino - nei quali sono state definite tutte le azioni necessarie
per una preventiva messa in sicurezza.
Il segretario dell'Autorita' ha infatti potuto disporre di uno studio -
realizzato dall'Universita' di Firenze e coordinato dal professor Paris - che
ha consentito di perimetrare le aree inondabili dell'asta principale sulla
base di un modello matematico che ha simulato la propagazione di
un'onda di piena a frequenza trentennale.
Ma solo una percentuale relativamente modesta delle aree indicate dal segretario e' rintracciabile anche in questo studio. Preponderanti sono le zone indicate sulla base di uno studio sostanzialmente imperniato sulla "memoria storica" di quanto avvenuto nel bacino del 1966 ad oggi. Non si tratta solo di studi basati su metodi diversi e disomogenei: la "memoria storica", se non e' attentamente verificata ed aggiornata, rischia di non tenere conto delle intense trasformazioni che hanno interessato l'Arno in questi decenni.
Trasformazioni che possono aver avuto effetti negativi - come nel caso di
numerose edificazioni nelle pertinenze fluviali nel corso degli anni
Settanta - ma anche positivi, nel caso di opere di difesa e sistemazione.
Di qui il lavoro della Regione, tramite il quale, rispetto alle proposte del
segretario dell'Autorita', si potra' proporre l'esclusione di alcune aree, ma
anche l'eventuale inserimento di zone in cui si siano prodotte nuove
situazioni di rischio. La verifica riguarda al momento il confronto con lo
studio prodotto dal gruppo Paris, e quindi prevalentemente l'asta
principale per estendersi poi nelle prossime settimane agli affluenti.
Il lavoro - durante il quale sono state utilizzate le cartografie piu' recenti a
disposizione degli enti locali - ha permesso di individuare anche aree a
rischio non individuate nella proposta del segretario dell'Autorita'.