L'economista Bivona: ‘Mps è l’affaire Dreyfus dei nostri giorni’

Banca Popolare di Vicenza: via alla mediazione con gli azionisti. Mercoledì l'approvazione del progetto di bilancio del primo esercizio di Nuova Banca Etruria. Presentata la nuova Governance di Banca Valdichiana Credito Cooperativo Tosco-Umbro. Deutsche Bank Easy apre a Empoli il suo primo punto vendita dedicato al credito alle famiglie

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 maggio 2016 19:37
L'economista Bivona: ‘Mps è l’affaire Dreyfus dei nostri giorni’

Firenze – “Le responsabilità della nuova gestione del Monte dei Paschi non sono inferiori a quelle della gestione precedente. La banca contabilizzava miliardi e miliardi di derivati come titoli di stato. Si è continuato a falsificare i bilanci dal 2012 fino al 16 dicembre 2015, data nella quale, dopo l’intervento provvidenziale della Procura di Milano, l’istituto di credito ammette il falso”.  E’ quanto è emerso giovedì mattina nella commissione d’inchiesta su Mps, presieduta da Giacomo Giannarelli, che ha ascoltato Giuseppe Bivona, ex banchiere della City londinese con una lunga carriera in Morgan Stanley, Lehman Brothers e Goldman Sachs e ora in una società di consulenza finanziaria che opera con grandi fondi internazionali ed investitori istituzionali. L’esperto di finanza internazionale ha trasmesso alla commissione un’ampia documentazione a sostegno delle sue argomentazioni, dalla quale risulta che la banca ha fatto gli aumenti di capitale di 5 miliardi nel 2014 e di 3 miliardi nel 2015 proprio sulla base di tali bilanci non veritieri.

Non solo, le false dichiarazioni, date al Governo ed al Parlamento, hanno permesso il ricorso agli aiuti di Stato, e le successive operazioni a danno dei soci. Gli ispettori di Banca d’Italia, già il 17 aprile 2012, avevano segnalato la presenza di derivati. “Questa vicenda è l’equivalente dell’Affaire Dreyfus nell’Ottocento in Francia: è affare di Stato – ha affermato Bivona – Ho informato due Presidenti della Repubblica, tre Primi ministri, tre Ministri del Tesoro, due presidenti di Camera e Senato, un numero infinito di sottosegretari, parlamentari, dirigenti ministeriali.

Ed anche la politica locale: sindaco di Siena, presidente della Provincia, della Regione e del Consiglio regionale. Nessuno ha fatto nulla”. Bivona ha quindi puntato il dito sugli organi di controllo. «La Consob quando ha approvato l’aumento di capitale ha scritto nel prospetto un avviso – ha rilevato -: sono in corso approfondimenti sull’operazione su Nomura e Deutsche Bank e se queste risultassero derivati, la situazione economica della banca sarebbe diversa da quella rappresentata.

Insomma è stato approvato un prospetto condizionato a una verifica, è il colmo”. L’esperto ha, infine, rilevato che nell’ultima assemblea dell’aprile scorso sia la Fondazione sia il rappresentante del Tesoro, azionista al 4%, votano contro la richiesta di promuovere azione di responsabilità verso gli amministratori, votando invece a favore della relazione di remunerazione degli stessi. “L’amministratore delegato ha guadagnato dal 2012 circa due milioni l’anno – ha sottolineato Bivona - Un milione di euro per ogni miliardo di aumento di capitale da lui deciso ed andato in fumo.

C’è stata una distruzione di valore incredibile. Sono stati bruciati otto miliardi degli aumenti di capitale, si sono determinati dieci miliardi di danni patrimoniali ed il valore della banca è sceso di nove miliardi”. “E’ stata la Procura di Milano a fare ciò che non hanno fatto le autorità di vigilanza, Banca d’italia e Consob, che pure erano perfettamente a conoscenza della situazione – ha commentato il presidente della commissione Giannarelli – Si pone un problema di credibilità del nostro sistema del credito, che rischia di allontanare ancora di più dal nostro paese gli investitori esteri”. La commissione ha ascoltato anche Roberto Boccanera, che è stato responsabile della filiale londinese di Mps, che ha chiarito alcuni aspetti legati all’operazione Alexandria.

A fine 2014 le azioni di Banca Popolare di Vicenza venivano vendute a 62,50 euro l'una, in base a una valutazione patrimoniale fatta dagli stessi organi dell'istituto bancario, mentre ora quelle stesse azioni valgono 10 centesimi. Conseguenza del naufragio della quotazione in borsa della banca, che vede attualmente quasi per intero il proprio capitale sociale in mano al Fondo Atlante, che ha provveduto a un aumento di capitale pari al 99,33. Perdipiù il valore di 0,10 euro di ogni singola azione è puramente simbolico perché, non essendo quotate, la loro vendita pare difficilmente praticabile.

Ed ecco che agli azionisti di Banca Popolare di Vicenza, quasi sempre costretti o invitati a sottoscrivere almeno 100 azioni per accedere a finanziamenti bancari o mutui, non resta che agire in giudizio. Azionisti tra i quali ci sono anche tanti toscani che hanno visto sfumare il proprio capitale. Confconsumatori di Grosseto attualmente assiste 5 soci grossetani della banca e ha convenuto Banca Popolare di Vicenza dinanzi al mediatore che la Camera arbitrale e di conciliazione della Camera di commercio designerà nei prossimi giorni: se il procedimento di mediazione non andrà a buon fine, la questione approderà dinanzi al Tribunale di Grosseto.

“Tra i 5 azionisti – spiegano da Confconsumatori – due, non avendo liquidità necessaria, si sono visti concedere un prestito a tasso agevolato finalizzato esclusivamente all’acquisto delle azioni della stessa banca mutuante. Contratti che per giurisprudenza consolidata della Suprema Corte sono da considerarsi nulli, perché alle banche è vietato erogare mutui per la vendita di azioni proprie. Per gli altri invece si tratta di un investimento che la banca non doveva suggerire e non doveva eseguire perché inappropriato e inadeguato alla clientela, trattandosi di azioni non quotate e ad altissimo rischio di perdita”.

Una situazione che riguarda, con tutta probabilità, molti altri risparmiatori: gli interessati possono chiamare il numero 328.7958074 per esporre il loro caso e discutere, eventualmente, la strategia da seguire.

Il Consiglio di Amministrazione di Nuova Banca Etruria ha approvato il Progetto di Bilancio del primo esercizio di attività. Si tratta di un periodo di soli 38 giorni, intercorsi dalla costituzione dell’ente ponte Nuova Banca Etruria (avvenuta il 23 novembre scorso) fino al 31 dicembre 2015. Un primo bilancio, privo di elementi di confrontabilità e limitato da un ristretto periodo di rilevazione, coinciso con una fase particolarmente acuta di difficoltà reputazionale nei confronti di azionisti e obbligazionisti subordinati, oltre che dalla rilevante pressione mediatica riscontrata. L’azione comunicativa impostata fin da subito dalla Nuova Banca - integralmente rinnovata nei vertici, con una forte discontinuità gestionale e robusti requisiti patrimoniali - unita ad un rilancio delle attività commerciali, hanno prodotto dopo le prime settimane segnali incoraggianti di ritorno di fiducia ed effetti positivi crescenti già nel corso del 2016. Sotto il profilo organizzativo va evidenziato l’impegno messo in campo dalla Nuova Banca con una serie di azioni istituzionali e commerciali finalizzate a ricostruire rapporti e relazioni operative con i vari stakeholder dei territori di riferimento.

In questo ambito, rientrano anche la costituzione di una Task Force per la messa a disposizione gratuita dei documenti per i possessori di azioni ed obbligazioni subordinate; le convenzioni con le principali Associazioni di Categoria; il sostegno al distretto orafo e le diverse giornate di apertura di sabato delle principali filiali per attività di consulenza a famiglie e PMI. Significativo il fatto che, come emerge dai dati gestionali, la Nuova Banca abbia deliberato oltre 2.000 pratiche di fido per circa 274 mln di euro nelle prime otto settimane.

Sebbene rinnovato nei vertici il Consiglio di Amministrazione di Banca Valdichiana Credito Cooperativo Tosco Umbro proseguirà il proprio lavoro sul solco segnato dal precedente. Questo in sintesi quanto dichiarato da Carlo Capeglioni e Fabio Tamagnini, rispettivamente nuovo Presidente e nuovo Vice Presidente di Banca Valdichiana Credito Cooperativo Tosco Umbro durante l’incontro di presentazione alla stampa svoltosi giovedì 26 maggio, a cui era presente anche il Direttore generale Fulvio Benicchi.

Dopo Genova e Foggia, prosegue con Empoli il piano di sviluppo e di rafforzamento territoriale di Deutsche Bank Easy in Italia, la divisione di Consumer Banking del Gruppo specializzata nel settore dei finanziamenti alle famiglie e nei servizi finanziari di base. Nello specifico, Deutsche Bank Easy arriva ad Empoli con un nuovo punto vendita in via Jacopo Carrucci 124, il primo in città che si aggiunge agli altri 15 già presenti in Toscana. Il piano di rafforzamento prevede l’apertura di oltre 10 nuovi presidi in tutta Italia, che si aggiungono ai 130 attuali, con l’obiettivo di ampliare la base clienti e di rafforzare la presenza territoriale in aree ad alto potenziale. Deutsche Bank Easy rappresenta uno dei maggiori operatori nel settore del Consumer Banking in Italia con un portafoglio complessivo di 9 miliardi di euro di finanziamenti (7,4% di quota di mercato per volumi finanziati) a circa 1,6 milioni di clienti. La gamma prodotti è ampia e completa, in grado di soddisfare le esigenze di finanziamento e bancarie di tutti i giorni: dai prestiti, alle carte con iban, mutui, cessioni del quinto, assicurazioni e carte di credito. Il modello di distribuzione di Deutsche Bank Easy si sviluppa sul territorio nazionale attraverso sportelli, agenzie, accordi con dealer e aziende, partnership strategiche, a cui si affiancano i nuovi canali remoti e digitali, attraverso i quali i clienti possono disporre operazioni o sottoscrivere prodotti in modalità totalmente paperless e comodamente da casa.

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