Moda: riaprire almeno i reparti modelleria, per fronteggiare la concorrenza

Mentre la Cgil chiede la sicurezza massima per i lavoratori, è strategico far ripartire le produzioni. La pelletteria toscana rischia di perdere competitività. Calistri (Assopellettieri): «Senza prototipi e modelli si va verso un non ritorno». Fattori (TaS) e Conti (PaP): “misure di sicurezza insufficienti nell’ordinanza di Rossi. Si va nella stessa direzione di Fontana e Zaia”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 aprile 2020 14:29
Moda: riaprire almeno i reparti modelleria, per fronteggiare la concorrenza

FIRENZE, 22 aprile ’20 – “Siamo pronti a riaprire, anche da oggi stesso, i reparti modelleria delle nostre imprese. Il numero di lavoratori coinvolti sarebbe limitato. Ma in questo modo, riusciremo a non perdere quelle posizioni di mercato che un mese e mezzo di lockdown rischiano di mettere in discussione. I nostri competitor esteri lavorano; e, con buone probabilità, si stanno già insinuando fra i nostri clienti internazionali. Facciamo allora ripartire almeno questo piccolo, ma importantissimo segmento delle nostre produzioni; sarebbe un primo, ma fondamentale e strategico passo, in vista della fase 2; che le imprese della moda chiedono con forza di aprire già dalla prossima settimana”. A spiegare le esigenze di una delle eccellenze del nostro made in Italy è David Rulli, presidente della Sezione Moda di Confindustria Firenze; e lo fa a nome delle pelletterie, delle imprese delle calzature e della moda del territorio fiorentino, uno dei più importanti comparti del settore a livello europeo.

Spiega Rulli: “le aziende di molti paesi concorrenti, come la Spagna, parte della Francia e alcuni paesi dell’Est europeo sono già ripartite; e alcuni grandi brand mondiali stanno si stanno già rivolgendo a loro per quei campionari che avremmo dovuto produrre noi; l'industria della moda è scandita da tempistiche precise a livello internazionale. E noi assistiamo inermi a questa perdita secca di valore del nostro made in sui mercati. Abbiamo già perso molti ordini e abbiamo ricevuto annullamenti per quelli che avremmo dovuto consegnare in questi mesi, ma se non realizziamo i campionari sono a rischio anche gli ordini che dovremmo, se pur ridotti, ricevere in futuro”. “Un duro colpo per il nostro settore, che rischia di essere un colpo mortale per larga parte delle imprese del comparto – sottolinea ancora il presidente della Sezione Moda di Confindustria Firenze David Rulli -.

Se i campionari vengono fatti in altri Paesi, anche le produzioni rischiano di seguire la stessa strada. Per le imprese della filiera le conseguenze sarebbero incalcolabili, con conseguenze irreversibili in termini di mercato e di posti di lavoro. Per molte aziende sarebbe la chiusura totale”. “Alcuni brand inoltre, hanno opportunamente riaperto i reparti interni di ricerca, che svolgono l’attività propria di creazione e che sono diversi dalle modellerie dei terzisti. E avranno poi necessità che qualcuno realizzi i loro campionari" aggiunge ancora David Rulli, che conclude: "Sappiamo che non possiamo procedere in ordine sparso, con regole diverse tra Paesi e addirittura fra territori, servono linee guida omogenee.

Per noi valgono quelle proposte da Confindustra moda a livello nazionale. Ma è fondamentale, anche per prepararsi adeguatamente per la fase 2 riaprire immediatamente almeno le modellerie: vorrebbe dire far tornare in fabbrica un numero certamente limitato di lavoratori; ma sarebbe un determinante primo passo per consentire al nostro made in di presidiare il mercato e non mettere in discussione la leadership mondiale nel settore che, grazie al nostro saper fare, ci siamo conquistati in questi anni”.

La Fiom Cgil di Firenze, attraverso i comitati aziendali delle imprese interessate, chiede però il rispetto delle misure di sicurezza e di quanto disciplinato dagli enti sanitari preposti: "Siamo venuti a conoscenza che alcuni brand della moda hanno ripreso o riprenderanno l'attività nella nostra provincia, prima del 4 maggio.Le ragioni di tale scelta ci sfuggono, soprattutto alla luce della necessità, ribadita dal Governo, di avviare una fase due in maniera uniforme tutto il Paese, nel rispetto della salvaguardia della salute di chi lavora.Se è vero che le imprese non condividono il bisogno di omogeneità di un sistema di garanzia valido per tutti, tanto che Confindustria Toscana che rappresenta tutti i brand dell’alta moda, non ha ancora firmato il “Patto di Responsabilità per la Sicurezza e la Ripresa” assieme alle organizzazione sindacali e alle istituzioni, proposto dal Presidente della Regione Enrico Rossi, noi al contrario siamo convinti che ciò sia imprescindibile.Queste grandi aziende hanno costruito protocolli con i sindacati di categoria per il rispetto della sicurezza secondo i vari DPCM integrati dalle ordinanze regionali.

Vorremmo però ricordare che il settore della moda riguarda una filiera più vasta, che comprende anche i metalmeccanici delle aziende che forniscono gli accessori metallici. In ragione di ciò chiediamo ai grandi marchi committenti di garantire l’eticità produttiva nell’intera filiera, garantendo sia ai diretti che ai lavoratori del settore accessori moda pari condizioni di sicurezza attraverso verifiche specifiche sulle catene di fornitura -spiega Iuri Campofiloni della Segreteria Fiom Cgil Firenze- Vigileremo affinché ciò avvenga e qualora riscontrassimo inadempienze, le segnaleremo alle autorità competenti.

La salute prima di tutto".

«Da lunedì, almeno la modelleria e la prototipia del comparto pellettiero toscano devono ripartire, altrimenti ci avviamo verso un punto di non ritorno. Stiamo lasciando che altri territori erodano terreno a un distretto da primato mondiale come quello toscano. E non possiamo permetterci perdite». Lo afferma Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri con delega al Distretto Toscano. Il riferimento è alla situazione del tessuto toscano, dove nella fase ‘di mezzo’ generata dal fenomeno Covid-19, alcune imprese hanno riaperto mentre per altre le porte sono rimaste chiuse. «Giorno dopo giorno le nostre realtà registrano perdite sia in termini di fatturato che di competitività e visibilità - spiega Calistri -.

I grandi gruppi sono già in riapertura. Se non avranno risposta dalle nostre imprese potrebbero decidere di delocalizzare le attività a favore di distretti produttivi esteri. Nessuno ci aspetta. Chi comanda è il mercato e gli altri Paesi, Spagna e Francia in particolare, sono più veloci. Per questo almeno la prototipia e la modelleria lunedì devono riaprire, in modo da poter realizzare i campionari per la primavera/estate 2021. Altrimenti a novembre saremo di nuovo tutti fermi». «In Toscana, come abbiamo già detto, siamo pronti – aggiunge Calistri -.

Abbiamo un piano strutturato frutto di un minuzioso lavoro fatto con la Regione, proprio per dare alle imprese la possibilità di ripartire in sicurezza. E di poter rientrare prima che i giochi siano fatti. Per questo auspichiamo che il Governo scelga di seguire la strada delineata dal presidente Rossi e decida di dare il via libera alla riapertura anticipata della filiera moda. Subito dopo si dovrà capire come sostenere le aziende negli investimenti necessari a garantire sul lungo periodo la sicurezza sul lavoro dal punto di vista sanitario».

“Nonostante gli appelli di medici, operatori e autorità sanitarie a una maggiore cautela, il governatore della Toscana Enrico Rossi agisce come i suoi colleghi di Lombardia e Veneto, agevolando le aperture delle aziende toscane con misure di sicurezza molto discutibili – affermano il candidato presidente della Regione per Toscana a Sinistra e Francesca Conti di Potere al Popolo -. “L’ordinanza n. 38 della Regione Toscana permette infatti alle imprese di riaprire anche se non possono rispettare la distanza di 1,8 metri, stabilendo come alternativa quella di lavorare indossando due mascherine chirurgiche al posto di una.

Rossi vuole apparire il grande difensore della salute dei lavoratori ma nella pratica sta seguendo la stessa strada imboccata da Fontana e Zaia, anche se con minor scalpore”. Secondo Fattori e Conti, “le riaperture delle aziende non devono essere consentite finché non ci sarà un vero piano di rientro in sicurezza che tuteli i lavoratori dalla seconda ondata, realizzando tamponi a tappeto per isolare le catene di contagio. L’alternativa urgente a questo ricatto inaccettabile tra lavoro e salute sono un reddito di emergenza e una patrimoniale”.

“È inconcepibile – hanno concluso Fattori e Conti – che si possa tornare a lavoro senza rispettare le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro ma non si possa invece rientrare a scuola, o ricominciare a frequentare i parchi pubblici, le piazze o i mercati”.

In evidenza