Festival dei Popoli: il mondo in fiamme di Roberto Minervini

“What you gonna do when the world’s on fire?” ha aperto sabato la cinquantanovesima edizione alla Compagnia. Nella terza giornata il documentario su John McEnroe e il cortometraggio “90 seconds in North Korea”

Elena
Elena Novelli
04 novembre 2018 20:18
Festival dei Popoli: il mondo in fiamme di Roberto Minervini

Firenze, 4 novembre 2018– Un’altra America si è abbattuta sul pubblico che riempiva il Teatro della Compagnia. Un’america nera, quella della Louisiana travolta da Katrina, dal razzismo e dalla discriminazione, ha gridato la sua protesta con le voci minacciose delle Black Panthers, e con quelle roche e rassegnate di chi non è abituato ad essere ascoltato. Con “What you gonna do when the world’s on fire?”, del regista Roberto Minervini, l’America dimenticata ha cancellato anni di rassicurante cinema hollywoodiano, e i 123 minuti di documentario in bianco e nero ci hanno colpito con un cazzotto nello stomaco. Non sono le anime dei suoi personaggi soli e dannati a risvegliare le nostre coscienze, ma i loro corpi - ripresi dal regista a distanza ‘intima’ - che si siedono accanto a noi e raccontano la loro storia. Come fantasmi che ci perseguitano i corpi si muovono, e non la telecamera, disegnando nello spazio la geografia di un popolo.

Sono corpi che ballano, che giocano, che amano, e che portano scritta sulla pelle la loro maledizione. È la camera di Minervini, una sola camera a spalla che si passano lui e il suo assistente per 154 ore di girato, che sembra interrompere questa maledizione.

What you gonna do when the world’s on fire?”, cosa fai quando il mondo è in fiamme è una domanda che viene da uno spiritual, e la risposta è scappiamo. Ma quella del regista marchigiano, che da undici anni vive in America, non è un’umanità in fuga. Sono uomini che resistono, donne che rialzano la testa, guerrieri che alzano la voce, quelli che ci troviamo a scrutare a distanza ravvicinata, fuori dalla nostra ‘confort zone’.E’ la voce delle Black Panthers, cadenzata come un rosario, che si perde inascoltata tra gli incroci infiniti delle freeways, fino a scontrarsi come un boomerang sulle armi della polizia. È la voce di Judy Hill, che canta la rabbia dei neri oppressi dai bianchi, e si ribella al silenzio delle donne sottomesse all’uomo. È la voce della mamma che insegna ai figli la differenza tra bianco e nero, e le regole a cui non si può sfuggire se si vuole restare in vita. Mentre Minervini ci insegna che il colore inganna, e il suo bianco e nero illumina un mondo sconosciuto, evitato dal cinema blasonato. I suoi chiaroscuri fanno luce su una realtà scomoda, su verità rimosse.

I suoi primissimi piani ci resteranno a lungo negli occhi. Ma la musica che ci è entrata in testa, e che dà il ritmo al film, si soffocherà in gola, silenziata dai proiettili dei poliziotti americani armati fino ai denti.

E la vita irromperà, come nei documentari del regista. “La vita è più importante del cinema” ha suggerito Minervini all’incontro col pubblico al termine della proiezione, e a riprova di ciò ha raccontato che l’audio delle riprese è stato consegnato gli avvocati delle Black Panthers a testimoniare le violenze subite. Quando la vita irrompe ci costringe a chiederci chi è, davvero, che ci minaccia. Ci domanderemo allora se esista un luogo sicuro dove rifugiarci e...“What you gonna do when the world’s on fire?”.

Le gesta del numero uno al mondo del tennis mondiale, John McEnroe, direttamente dagli archivi del Roland Garros degli anni ’80, saranno protagonisti del documentario John McEnroe: in the realm of perfection di Julien Faraut (Francia, 2018, 95’), domani, lunedì 5 novembre, alle ore 21.00. Girato in 16 mm il documentario mette in luce i problemi di convivenza tra, da una parte, il tennista più impetuoso e geniale di tutti i tempi John McEnroe e, dall’altra, il pubblico avido di spettacolo, arbitri perfettibili e una troupe cinematografica che ha deciso di catturare ogni mossa del celebre tennista americano. Il documentario si è aggiudicato il premio come miglior documentario al Pesaro Film Festival e sarà distribuito da Wanted Cinema. Il film sarà introdotto dal giornalista Ubaldo Scanagatta.

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