Festival au Désert il 28-29-30 giugno 2023 a Firenze

Al Performing Arts Research Centre del Piazzale delle Cascine

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 giugno 2023 19:52
Festival au Désert il 28-29-30 giugno 2023 a Firenze

Il Festival au Désert Firenze nasce nel 2010 dalla collaborazione tra Festival au Désert del Mali e Fondazione Fabbrica Europa e lavora per ospitare i grandi nomi della musica del mondo e far conoscere il meglio della world music attuale e di qualità, in particolare da Sahel, Nord Africa, Mediterraneo e Medio Oriente, in dialogo aperto con gli ambasciatori del “nomadismo” artistico internazionale.

Il 28, 29 e 30 giugno il Festival au Désert Firenze 2023 - progetto sostenuto da Estate Fiorentina / Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione CR Firenze - proporrà una tre giorni al Piazzale delle Cascine / PARC con artisti internazionali invitati a lavorare con alcuni dei più preparati musicisti del territorio nazionale e toscano. Per diversi giorni alcuni di loro lavoreranno insieme nel segno dell’incontro, della conoscenza e della creazione per attraversare i territori possibili della musica.

Il tema dell’incontro sarà senza dubbio l’elemento distintivo di questa edizione, a partire dalla presenza del talento del “tar” e del canto persiano Reza Mirjalali, figlio del maestro Shahram Mirjalali, che salirà sul palco insieme al grande virtuoso dell’organetto Simone Bottasso, piemontese da tempo residente nei Paesi Bassi (mercoledì 28 giugno).

Il gruppo Mosaïc riunirà il tunisino Hamdi Jammoussi alle percussioni, il musicista bulgaro Georgi Dobrev al kaval, i francesi Noé Clerc alla fisarmonica e Adèle Viret al violoncello, i portoghesi Zé Almeida al contrabbasso e Diogo Alexandre alla batteria, sotto la direzione del grande sassofonista fiammingo Fabrizio Cassol (venerdì 30 giugno) .

Un affascinante intreccio sarà poi quello tra la kora di Alieu Saho, dal Gambia, e la voce blues della marchigiana Elisabetta Maulo,accompagnato dalla chitarra nota in tutto il mondo Roberto Luti e le percussioni di Simone Padovani (28 giugno).

Sonorità trascinanti saranno create dal gruppo della nuova promessa della musica del deserto, il chitarrista e cantante tuareg Kader Tarhanine,scelto da Manny Ansar, direttore del Festival au Désert in Mali, per promuovere e diffondere la cultura e la musica tuareg di oggi (30 giugno).

Ad arricchire ulteriormente la proposta, musicisti attivi da tempo sul rapporto tra suoni, ritmi e melodie africani in relazione con la musica attuale, dal jazz fino all’elettronica passando per le radici blues: Dimitri Grechi Espinoza, Andrea Beninati e Gabrio Baldacci (29 giugno).

Apre la tre giorni, l’incontro “Viaggio in Mali” con Valerio Corzani, giornalista di Rai Radio 3 e fotografo (28 giugno).

Infine, ogni sera, nella sala polivalente del PARC, Dopofestival DÉSERT SESSION.

KADER TARHANINE

Nuova perla della musica tuareg, Kader Tarhanine è uno degli artisti più seguiti del momento dai giovani del Sahara per il suo stile innovativo, per la freschezza della sua musica e per il suo talento naturale. Nel 2012, attraverso i social network, si impone all'attenzione del pubblico con il pezzo "Tarhanine Tegla: mon amour est partie", cantato dai giovani e dalla diaspora tuareg di tutto il mondo. Nato in Niger da genitori maliani (di Menaka e Timbuctu), è cresciuto a Tamanrasset (Algeria meridionale).

Con un gruppo composto da giovani, tutti provenienti dal nord del Mali, si ispira al ricco repertorio di questa regione sahelo-sahariana. La sua musica unisce ritmi tradizionali e sonorità rock e testi poetici saheliani e arabi. Già riconosciuto, dopo le sue prime tournée in Africa e in Europa, come una delle voci più belle della sua generazione e come grandissimo chitarrista, oggi viene considerato come il successore della prima generazione di musicisti tuareg nel mondo. Le sue collaborazioni sul palco e in studio con alcuni dei più grandi artisti del Mali, tra cui Fatoumata Diawara e Sidiki Diabaté, lo hanno reso una sorta di ambasciatore della pace (attraverso la musica) tra il nord e il sud del Mali, a lungo dilaniati da conflitti politici ed etnici.

REZA MIRJALALI

Reza Mirjalali è nato a Teheran, nel 1989. Ha iniziato a suonare all'età di sette anni, mentre suo padre, il Maestro Shahram Mirjalali, gli insegnava Tombak e Tar. Ha iniziato a esibirsi in concerto già all'età di 14 anni prima di essere attivo in tutto il mondo con collaborazioni in ensemble di diversi generi musicali, dalla musica tradizionale persiana alla musica ottomana, dal jazz al pop, pur mantenendo sempre un legame forte con il duo con suo padre. Attualmente, sta lavorando all'uscita del suo primo album da solista.

MOSAÏC

Mosaïc è un ensemble di 6 musicisti provenienti da Bulgaria, Francia, Portogallo e Tunisia. Le loro

composizioni sono soprattutto incontri musicali, all'incrocio tra jazz e musica mediterranea. Il sestetto traccia i contorni di un Mediterraneo dalle frontiere dilatate che comprende Portogallo e Bulgaria, connettendo due estremi del continente. Il linguaggio dei Mosaïc è vario, e alle sonorità balcaniche unisce il colore cameristico della musica dell'Europa Occidentale e l'essenza ritmica della musica nordafricana. La composizione collettiva, di natura orale, trova sfumature nella tessitura di ogni strumento, rendendo le creazioni un nuovo territorio per l’orchestrazione.

Mentre la musica prende gradualmente forma, portando con sé l'ispirazione dei diversi luoghi attraversati e conosciuti, rimane uno spazio di invito e scambio dove è un piacere accogliere per un concerto altri musicisti provenienti da tutto il Mediterraneo. L'avventura di questo gruppo inizia nel 2020 a Malta durante la sessione creativa interculturale organizzata dalla rete Medinea sotto la direzione artistica del sassofonista e compositore Fabrizio Cassol. Questo quartetto, formato da Adè le Viret, Noé Clerc (Francia), Diogo Alexandre e Zé Almeida (Portogallo), porta in sé il primo seme dell’identità musicale di Mosaïc.

Nel 2021 si ritrovano a Lisbona e Marsiglia, dove incontrano il suonatore bulgaro di kaval Georgi Dobrev, le cui influenze balcaniche aggiungono nuove sonorità al gruppo. Nel settembre 2022 sono invitati al Centre Culturel International de Hammamet (Tunisia) per una nuova residenza con il percussionista tunisino Hamdi Jamoussi che si unisce alla creazione di nuove composizioni. È in questa occasione che hanno luogo i loro primi due concerti alla CCIH e al Palais du Baron d'Erlanger (Tunisi) ed è qui che il suonatore di nay Ahmed Litaiem si unisce a loro sul palco per uno dei pezzi in programma.

ALIEU SAHO

Alieu Saho, aka Kora Hero, viene dal Gambia e suona la kora, strumento a corde dell’Africa occidentale legato alla tradizione della jaliya, ovvero l’arte dei cantastorie, dei griot, in lingua mandinga ”jali”. Alieu, infatti, viene da un’antica famiglia di jali originaria di Bafoulabe, in Mali, e trasferitasi nell’Alto Gambia, a Dobokunda, vicino Bansang, una regione famosa proprio per la tradizione della jaliya e della kora. Alieu è approdato in Italia nel 2016, attraversando il mare dalla Libia. In Italia porta avanti diverse collaborazioni e progetti artistici di musica sia tradizionale che fusion.

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