Costa San Giorgio: cosa diventerà l’ex Caserma Vittorio Veneto?

Quanti fiorentini sanno che sulla collina delle Rovinate sta per sorgere un complesso alberghiero di lusso, con 300 posti letto e 240 coperti al ristorante? Stamani la conferenza stampa dell'associazione Idra, attiva da decenni sugli effetti delle grandi opere: “La valutazione ambientale è stata sapientemente schivata, mentre i cittadini, anche quelli più direttamente coinvolti, continuano a restare poco informati sul progetto"

Nicola
Nicola Novelli
20 luglio 2020 12:30
Costa San Giorgio: cosa diventerà l’ex Caserma Vittorio Veneto?

FIRENZE - “Firenze rinasce”, facile a dirsi. Ma si nasce in tanti modi diversi. C’è il parto naturale, quello cesareo e c’è chi nasce con forcipe e resta menomato. Prendete il caso dell’hotel a cinque stelle che si progetta di realizzare sopra Ponte Vecchio. L’abbiente famiglia argentina dei Lowenstein investirà milioni di euro per trasformare la caserma "Vittorio Veneto", dismessa da decenni, in una struttura per turismo di lusso, con 300 posti letto, 240 coperti al ristorante + 90 al bar, serviti da 100 addetti per turno di lavoro. Sulla carta una bella operazione imprenditoriale per rilanciare la città, reduce dagli effetti critici della pandemia da Covid-19.

Ma se invece vi rivelano che un enorme cantiere edile impiegherà mesi, se non anni, per ristrutturare l’intero complesso dell'ex convento di San Girolamo alla Costa, che inizia alle spalle dell’antica chiesa di Santa Felicita, costeggia il muro di cinta del giardino di Boboli, per arrivare alla sua sommità, sino a Forte Belvedere, e che l’unica via di cantiere potrà essere la scoscesa Costa San Giorgio, forse il vostro ottimismo vacilla.

Senza considerare che gran parte della popolazione del quartiere di Oltrarno di questo progetto ne sa ben poco, nonostante che fra cinque giorni scadrà il termine per presentare osservazioni al percorso autorizzativo avviato in sordina dall’amministrazione comunale.

Per questo stamani l’associazione ecologista Idra ha convocato una conferenza stampa per informare i consiglieri comunali e la città – con la voce anche dei suoi abitanti - di quanto potrebbe accadere sulla collina più antica di Firenze. Idra ha invitato i giornalisti nella piazza delle Murate per sciorinare una pioggia di dati, com’è consuetudine di questa realtà di cittadinanza critica, attiva sin dagli anni ‘90 sulla questione delle grandi opere.

“Stiamo parlando di un cantiere che intende trasformare un complesso ecclesiale edificato a partire dal 1300 in un moderno albergo di lusso, con annessi piscina e centro benessere, 1.000 mq di parcheggio sotterraneo accessibile con un tunnel carrabile e un ascensore inclinato che correrà proprio sopra il muro di cinta del giardino di Boboli per regalare agli agiati clienti un esclusivo colpo d’occhio sulla vetta della città - esordisce Girolamo Dell’Olio, storico presidente dell’associazione ecologista -. Non siamo certo avversari delle attività economiche fiorentine. Ma ci domandiamo se in questo caso siano state messe in atto tutte le necessarie valutazioni di impatto ambientale e sociale. E ci pare che ancora oggi la città abbia capito ben poco di quel che sta per accadere”.

A esempio che le uniche vie di accesso al cantiere si prevede saranno due strade storiche, Costa San Giorgio e Via San Leonardo, immortalate dai pittori macchiaioli e in cui persino la Google car ha difficoltà a transitare, figuriamoci i camion per il movimento terra.

“Ma a prescindere dalla mobilità di cantiere - spiega il professor Dell’Olio - che si annuncia già problematica, visto che si è ipotizzato anche di installare un semaforo per istituire il senso unico alternato in Costa San Giorgio, proviamo a immaginare semplicemente la mobilità a regime. Si parla di una cinquantina di vetture parcheggiate all’interno del complesso alberghiero, delle necessarie consegne delle forniture (biancheria, cibo, bevande, prodotti per le pulizie) e, pur nell’ipotesi di un’occupazione media del 50% dei posti letto, di circa 150 ospiti. Come ci arriveranno lassù? Si possono immaginare dai 500 ai 1.000 spostamenti giornalieri. Nell’attuale assetto viario non ci sono alternative a Costa San Giorgio, Costa Scarpuccia, Via dei Bastioni, Via San Leonardo. La rete stradale locale può sopportarlo?”.

Stando ai dati del progetto sottoposto al giudizio di Palazzo Vecchio sono previste 85 camere standard (da 40 mq medi), 20 suite (55 mq medi) e 18 appartamenti (tra gli 80 e i 150 mq) per un totale di 123 chiavi e 6.371 mq abitati (il 50,41% della superficie netta). Il ristorante avrà una sala da 338 mq, e cucine e dispense per 280 mq. Il bar disporrà di 165 mq e di ulteriori 285 mq di spazi per eventi.

“La proposta della Marzocco Group Investment & Development dei Lowenstein suggerisce che l’albergo avrà caratteristiche car free -precisa Dell’Olio- Gli ospiti dovrebbero venir prelevati con mezzi elettrici dell’albergo in stazione, o all’aeroporto, oppure potrebbero parcheggiare la propria auto in limitrofi garage convenzionati”. Ma ve li immaginate davvero clienti pronti a spendere 500 euro a notte che durante il soggiorno si muovono soltanto con biciclette e caddy elettrici? Ammesso che riescano ad affrontare una salita come Costa San Giorgio....

Per quanto riguarda la salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico dell’ex Scuola di Sanità Militare, la Soprintendenza fiorentina pare aver dato curiosamente il via libera all’operazione senza che si provveda a una preventiva Valutazione d’Impatto Strategica, la VAS. Ma in questi decenni alla soprintendenza è ascrivibile qualche passo falso. Basta ricordare la curva a S (come Soprintendenza?) imposta al tracciato della tramvia in piazza Vittorio Veneto.

Una curiosità: da una prima scorsa alla gran mole di materiale ricevuto il 7 luglio dopo la richiesta di accesso agli atti, fa sapere Idra, è risultato che una stessa firma compare in calce all’autorizzazione all’alienazione della ex Caserma, rilasciata per conto Ministero nel dicembre 2013 dal Direttore Generale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, e successivamente, nel 2018, sotto il “Documento strategico e metodologico sui capisaldi del progetto di restauro” , uno dei numerosi allegati al progetto, su carta intestata della Marzocco srl per il committente Ponte Vecchio Spa.

Ricorre peraltro - nel verbale di seduta conclusiva del luglio 2016 – anche fra i nomi dei componenti della commissione giudicatrice della procedura concorsuale attivata come modalità per definire in maniera appropriata, acquisito un più approfondito livello di conoscenza, le nuove destinazioni d’uso da inserire nel complesso dell’Ex Caserma Vittorio Veneto”.

“Sinora le prescrizioni/compensazioni imposte dall’amministrazione ammontano a una mezza paginetta di testo”, aggiunge in ogni caso Girolamo Dell’Olio. “Ed è davvero paradossale che i cittadini possano indirizzare le proprie osservazioni soltanto riferendosi alle prescrizioni del Comune, generiche e astratte, piuttosto che al progetto, che è invece già molto progredito e pericoloso nei dettagli. Questo ci hanno chiarito le dirigenti di Urbanistica Stefania Fanfani e Lucia Raveggi, da cui abbiamo potuto ottenere brevi ragguagli in questi giorni, Col risultato che, dopo il 25 luglio, i cittadini saranno messi fuori gioco, e ad altri sarà riservato il ruolo di giocare la partita delle incompatibilità macroscopiche del progetto coi vincoli ambientali.

Uno scenario indecente, se pensiamo poi che una serie di scelte, definite essenziali per il ‘successo’ commerciale dell’operazione, appaiono praticamente già fatte, ma vengono prudenzialmente lasciate in sospeso in attesa che opportuni ‘atti separati’ o ‘previ accordi’ le ratifichino al momento opportuno. Ad esempio, l’accesso riservato al resort da Forte Belvedere. Oppure l’ascensore di cristallo (un parallelepipedo di 4x2 metri) che correrà su un binario inclinato lungo il lato più elevato del perimetro immobiliare”.

Idra teme ancora una volta l’effetto TAV: quello di sottoporre una comunità già abbastanza provata da lustri di amministrazione pubblica discutibile ad avventure progettuali impossibili. “Noi temiamo che non siano stati adeguatamente approfonditi tanti temi tecnici circa l’impatto dell’insediamento: eventuali incompatibilità con la tutela dei beni storici, il possibile sovraccarico infrastrutturale di un antico e delicato quartiere, oltre al disagio che subiranno residenti e operatori economici vicini”.

“Non sono state ancora concordate le modalità con cui torneranno fruibili al pubblico (non solo agli ospiti dell’Hotel) i chiostri affrescati nel XV secolo – lancia l’allarme Dell’Olio –, né sappiamo come il complesso alberghiero impatterà con la fruizione dell’attiguo Forte Belvedere, con cui condividerebbe il parcheggio all’aperto. Non sappiamo molto nemmeno dell’impatto paesaggistico dell’ascensore inclinato che dovrebbe consentire agli ospiti dell’hotel di entrare al giardino di Boboli da un accesso esclusivo”.

E il regime di circolazione stradale del quartiere resterà immutato? Quali sono i garage limitrofi che garantiranno di non condizionare transito e sosta dell’area? Né sappiamo che impatto potrebbe provocare la sofisticata impiantistica idraulica di un simile complesso immobiliare sul precario equilibrio idrogeologico della collina delle Rovinate, con gli impressionanti volumi di scavi previsti. La recente frana del lungarno Torrigiani ne ha dato una drammatica rappresentazione.

“La valutazione ambientale è stata sapientemente schivata – conclude l’associazione Idra – mentre i cittadini, anche quelli più direttamente coinvolti continuano a restare poco informati sul progetto. Siamo dovuti andare noi nei giorni scorsi a suonare qualche campanello in zona per mostrare i documenti che siamo riusciti con fatica ad acquisire dall’amministrazione fiorentina. Che ne è degli interessi legittimi? Delle associazioni di categoria? Del consiglio comunale?”

Gli esperti di animali direbbero che stamani l’associazione ecologista Idra ha fatto da svegliarino, il piccolo cane che lancia l’allarme ai suoi simili più aggressivi. Adesso toccherebbe ad altri cani, quelli più grossi e bravi ad abbaiare alla città.

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