Cassa integrazione: quasi 41 mila domande per oltre 100 mila lavoratori

Ma continuano a ritardare i pagamenti da parte dell'Inps. Crollo degli ordini a Kme ed Em Moulds per la crisi del Covid19: preoccupati anche i lavoratori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 giugno 2020 19:41
Cassa integrazione: quasi 41 mila domande per oltre 100 mila lavoratori

Sta procedendo in tempo reale l’invio all’Inps, da parte della Regione, delle domande di cassa integrazione in deroga presentate dalle imprese con sede in Toscana in difficoltà per le conseguenze dell’emergenza Coronavirus. A sancire il traguardo, raggiunto ormai da alcune settimane, sono i dati dell’ultimo Report sulla Cassa integrazione in deroga elaborato dal Servizio lavoro della Regione, con dati aggiornati al 7 giugno. A questa data, il numero complessivo di domande inviate dalle Imprese con unità produttiva nella nostra regione risultano pari a 40.797. Di queste 40.226, ovvero il 9 per cento del totale, sono state istruite e approvate, 40.212 sono state approvate e inviate a Inps (98,57 per cento), 19 sono state rifiutate e 171 sospese in attesa di integrazione.

“Stiamo trasmettendo all’Inps le domande istruite ed approvate in tempo reale, non ci sono tempi morti fra la ricezione e l’invio. Si tratta di un traguardo importante - spiega l’assessore al lavoro Cristina Grieco - che abbiamo raggiunto grazie a un grande lavoro, ad un’organizzazione collaudata ed efficiente da parte della nostra direzione lavoro che ha operato in stretta collaborazione con la direzione regionale di Inps, nonostante la difficoltà legata al fortissimo numero di richieste registrate sul portale della Regione, gran parte delle quali concentrate nelle prime due settimane, a partire dal 31 marzo, quando è stata resa disponibile la piattaforma on line. Oggi siamo finalmente a regime e sicuramente lo sarà, a breve anche il flusso delle erogazioni. In queste ultime settimane il numero delle domande sta calando progressivamente e ci auguriamo che possa stabilizzarsi su valori sempre più bassi in relazione con la ripresa delle attività”.

Le aziende toscane si sono mosse fin dai primi giorni per richiedere l'intervento della Cassa integrazione in deroga per i propri dipendenti. Delle 40.797 domande presentate per la provincia di Firenze si registra infatti il maggior numero di richieste (26,5%), a seguire Lucca (11%), Pisa (10,6%) e Livorno (9%). I lavoratori coinvolti nelle domande di Cassa integrazione sono 106.086, di cui 62.445 donne (il 59%): la componente femminile, dunque appare maggiormente colpita in termini di posizioni lavorative.

Anche per il numero di lavoratori, Firenze è in assoluto il territorio maggiormente interessato: si concentra qui il 26% del totale regionale. Le ore di cassa integrazione complessivamente richieste sono 21.945.179. Il numero medio dei giorni richiesti per lavoratore è stato poco più di 26 giornate full-time. Rispetto al valore medio regionale, la provincia di Firenze registra un valore leggermente superiore: 27 giorni. Quanto ai settori, le domande fin qui inviate dalle aziende con unità produttive in Toscana provengono per il 30 per cento dal settore del commercio, all'ingrosso e al dettaglio, per circa il 27 per cento dalle attività dei servizi di alloggio e ristorazione, l'11 per cento per le attività professionali.

I lavoratori interessati alla richiesta di Cassa integrazione in deroga per oltre la metà hanno la qualifica di operaio (54,1%), mentre per il 37,9% sono impiegati, gli apprendisti sono il 7,7% e solo per lo 0,3% riguarda i quadri.

Da oltre due mesi l’INPS subisce attacchi politici e mediatici riguardo i tempi di erogazione delle prestazioni Covid decise dal Governo. Che qualcosa non abbia funzionato, almeno all’inizio, è fuori discussione.

"Basta chiacchiera, basta offese, basta falsità da chi governa a livello nazionale un istituto importante come l'INPS -interviene il Presidente di Confindustria Toscana Sud Paolo Campinoti- Non più tardi di pochi giorni fa dopo aver offeso gli imprenditori italiani che a suo avviso si stanno cullando tenendo le fabbriche chiuse con i dipendenti pagati dallo Stato con la cassa integrazione, il Presidente Tridico aveva ufficializzato che entro oggi l'Inps avrebbe pagato gli interi importi della cassa integrazione non versata.

Questo non corrisponde a realtà, ci sono ancora molte aziende e lavoratori che non hanno ricevuto nulla o solo versamenti parziali per i mesi precedenti, quindi come sempre i proclami sono parole al vento.Gli unici dipendenti che ad oggi hanno sicuramente riscosso la cassa integrazione sono quelli ai quali e' stata anticipata dalle aziende per le quale lavorano. Aziende che ad oggi, a loro volta, non hanno ottenuto pieni rimborso. Questi sono gli imprenditori italiani, non certo pigri ed opportunisti, ma concreti, combattivi, esausti e provati da una situazione economica internazionale disperata e da amministratori nazionali incompetenti .

Basta parole, basta falsità, basta persone inconcludenti ed imbarazzanti ai posti di vertice del nostro malandato paese. Il Ministro Di Maio scelga meglio le persone, magari con un minimo di conoscenze specifiche sui settori che devono regolare e governare, visto che siamo tutti noi a pagare il prezzo della loro grave incompetenza!".

"In questi due mesi sono stati erogati milioni di assegni di sostegno al reddito senza che si registrasse un rallentamento nella liquidazione delle altre prestazioni ordinarie. Le lavoratrici ed i lavoratori dell’Istituto hanno lavorato senza sosta ben oltre il normale orario di lavoro per assicurare la continuità amministrativa dell’Istituto. Quasi 28.000 dipendenti, collegati per lo più con apparecchi informatici personali, hanno affrontato diligentemente prevedibili difficoltà di collegamento, considerato che nessuno si sarebbe mai aspettato di gestire un numero di lavoratori così ampio in smart working -ribatte l'USB Pubblico Impiego INPS- Cos’è che non ha funzionato, allora, visto che sull’INPS si è concentrato un fuoco di polemiche e di accuse per presunti, colpevoli ritardi, nell’erogazione delle prestazioni Covid? Nelle ultime settimane l’attenzione si è concentrata sulla cassa integrazione e si è imputata all’INPS la responsabilità di non aver pagato l’assegno a tanti lavoratori ancora in attesa.

Se tanti lavoratori autonomi non hanno potuto percepire i 600 euro di assegno è dovuto ad una compilazione della domanda errata oppure semplicemente perchè non ne avevano diritto. Codici fiscali errati, iban bancari sbagliati, dati anagrafici incompleti, una miriade di errori che hanno complicato e rallentato l’attività istituzionale, con un aggravio di lavoro che si protrarrà nelle prossime settimane attraverso la lavorazione dei cosiddetti ricicli. Ci si lamenta perché i lavoratori non percepiscono l’assegno della cassa integrazione, ma si conoscono i passaggi burocratici che devono essere seguiti per arrivare alla liquidazione della prestazione? Ancora oggi diverse Regioni devono trasmettere all’INPS un certo numero di decreti di autorizzazione della cassa integrazione.

E questo è solo uno dei passaggi burocratici necessari prima di arrivare a liquidare l’assegno al lavoratore. E’ necessario che l’azienda presenti il mod. SR41 e molte imprese tardano a compilare il modulo perché aspettano di verificare se hanno l’opportunità d’impiegare il personale dichiarato in cassa integrazione, dal momento che la retribuzione e la cassa sono ovviamente incompatibili. Questo procura un danno al lavoratore, che aspetta di ricevere l’assegno e non sa che il ritardo è magari dovuto al suo datore di lavoro.

L’INPS ha praticamente terminato la liquidazione di tutto quello che poteva essere liquidato, ma i lavoratori interessati alle misure varate dal Governo sono talmente tanti che quelli ancora in attesa di risposta rappresentano una moltitudine".

La Uilm area nord Toscana esprime grande preoccupazione per la situazione di Kme Italy ed EM Moulds per il drastico calo di ordini attuale e quello previsto per i prossimi mesi: "Eppure la ripartenza era avvenuta con un i giusti carichi di lavoro e, soprattutto, in sicurezza per evitare possibili contagi da coronavirus tra i lavoratori, con un protocollo di sicurezza condiviso e concordato con la Rsu di stabilimento. Oggi, invece, si sta registrando una flessione importante del mercato, forse in parte dovuta alla crisi derivata dall'emergenza per la pandemia.

Fatto sta che gli ordini non stanno entrando e purtroppo a pagarne ancora una volta le conseguenze sono i lavoratori con l'aumento dell'utilizzo di giorni di cassa integrazione. Da non dimenticare che ancora oggi ci sono oltre trenta lavoratori al massimo degli ammortizzatori sociali e che in questa fase di emergenza l'accordo con i Comuni della Valle del Serchio e della Garfagnana per le manutenzioni e gestione del verde è stato sospeso per motivi dovuti al rischio contagio da coronavirus.

Si tratta di un accordo che garantisce a questi lavoratori 8 giorni di attività lavorativa. In questa fase a preoccupare maggiormente è EM Moulds, reparto dove si producono lingottiere per gli altiforni delle acciaierie e che sta accusando le maggiori difficoltà dovute alla forte crisi dell'acciaio (-40% di produzione a livello nazionale) e del settore automobilistico (-97% di vendite in Italia nel mese di maggio). Ben vengano i nuovi progetti e le strategie di marketing con il Cnr di Pisa per quanto riguarda il rame, riconosciuto come prodotto antibatterico per eccellenza, anche se ci preme sottolineare che tutti i prodotti pensati per i settori di trasporti, commercio e sanità, sono derivati da tubo e non da un laminato e in previsione di una futura produzione industriale a trarne beneficio sarebbe lo stabilimento di Serravalle Scrivia.

E’ chiaro che ci fa piacere, considerata la crisi che sta colpendo anche quel sito, ma auspichiamo che ci sia la possibilità di studiare prodotti da immettere sul mercato che derivino da laminati piani prodotti nello stabilimento di Fornaci di Barga. Ma è il presente a preoccuparci: auspichiamo che il calo sia passeggero e che presto si possa tornare ad una situazione pre Covid. Il 2020 sembrava fosse iniziato sotto buoni auspici. Chiediamo inoltre all'azienda di concordare e stipulare con i Comuni della zona il protocollo di sicurezza ( a cui come organizzazioni sindacali diamo la nostra disponibilità a renderci partecipi e a condividerne la stesura) che permetta a chi oggi è il più colpito da questa situazione di poter tornare a lavorare per i giorni previsti dagli accordi sindacali vigenti".

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