Toscana: in arrivo davvero nuove carrozze ferroviarie?

Con l'aiuto dell'ufficio stampa regionale per risolvere qualche dubbio sulle forniture industriali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2012 23:27
Toscana: in arrivo davvero nuove carrozze ferroviarie?

di Aldo Piombino Quindici giorni fa è uscito un comunicato dell'Ufficio stampa della Regione Toscana in materia ferroviaria sul quale ci sono due refusi tipografici. Il comunicato, che si riferiva ad un intervento del Presidente della Giunta, Enrico Rossi, parlava, a proposito delle linee elettriche (questo è il primo refuso, il termine corretto è “linee elettrificate”), di 30 nuovi locomotori elettrici composti da 5 vagoni a doppio piano entro il 2014. Frase che ha scatenato una serie di illazioni in quanto è evidente che le locomotive (termine tecnicamente più appropriato rispetto a locomotori) sono solo le unità di trazione e quindi, a parte il personale di macchina non possono trasportare persone (nè tantomeno avere due piani).

In particolare non si capiva se era un nuovo ordine di materiale rispetto a quelli in corso. Poi, grazie alla (da sottolineare!) gentilezza dell'ufficio stampa dell'Assessorato ai Trasporti, siamo riusciti a capire. Non sono 30 carrozze a due piani, evoluzione del tipo “Vivalto”, per fare 6 treni da 5 carrozze cadauno, né 5 complessi di elettromotrici tipo TSR (attualmente presenti solo in Lombardia). Semplicemente al posto di “locomotori” doveva esserci “treni”: si tratta quindi di 150 carrozze per formare 30 TRENI da 5 carrozze a due piani.

E non è l'annuncio di un nuovo ordine, ma semplicemente un richiamo del Presidente della Regione a Trenitalia per rispettare gli impegni assunti. Questa operazione infatti consentirebbe teoricamente lo svecchiamento del parco carrozze del trasporto regionale entro il 2014. Si parla esclusivamente di carrozze perchè il parco carrozze attuale non è in generale molto giovane (risale in buona parte agli anni 80 e 90), mentre le locomotive del Gruppo E 464 (quelle monocabina) che servono sono già qua e hanno un'età media di circa 6 anni (ricordiamo che in ferrovia la vita di un rotabile arriva tranquillamente a 40 anni, a patto che venga fatta la corretta manutenzione.

Delle vecchie carrozze, una parte verrà ritirata dal servizio (quella più anziana), la parte più moderna servirà ancora per le relazioni con meno richiesta di trasporto o andrà a sostituire vecchio materiale impiegato nelle linee non elettrificate (è possibile anche che qualcosa finisca ad altre regioni, meno orientate della Toscana verso il trasporto ferroviario). Questo ordine è però in ritardo. Vediamo di riassumere cosa è successo. Si tratta dell'evoluzione delle carrozze a due piani attualmente esistenti nel parco toscano (le “Vivalto”, appunto), indicate tecnicamente come CDPTR, sigla tanto brutta quanto priva di fantasia per “carrozze a doppio piano per trasporti regionali” (speriamo che rimanga sulle fiancate il termine “Vivalto”...).

Di queste nuove carrozze il primo treno completo doveva essere fornito entro fine 2011. Invece ancora non ci siamo: le prime 3 carrozze sono arrivate all'impianto dell'Osmannoro per un ciclo di prove, come tutti i rotabili ferroviari nuovi o da omologare in Italia, solo alla fine di gennaio. E siamo in attesa di ricevere le ultime 2 carrozze per comporre il primo treno. Quindi l'intervento di Rossi (quello poi relazionato nel comunicato stampa) era proprio per spronare le Ferrovie dello Stato e far capire che il cronoprogramma non sembra essere rispettato come dovuto, neanche dopo una sua rimodulazione a causa di ritardi non imputabili né a a Trenitalia (almeno per stavolta), né alla Regione Toscana.

Purtroppo il ritardo era cosa prevedibile, visto che si parla di Ansaldo Breda, formalmente il costruttore di queste carrozze. Non è questa l'occasione per parlare di una realtà una volta polo di eccellenza in Europa per la costruzione di materiale ferroviario, ma rimarchiamo il fatto che anziché quello di costruttore, l'azienda tosco – campana in situazione economica e tecnica pesantissima, su questa commessa ha semplicemente un ruolo di coordinamento: il più è stato fatto dalle Officine Ferroviarie Veronesi e dalla piemontese Magliola.

Comunque è tutto il settore ferroviario italiano, anche a causa di scelte sbagliate del passato, ad essere in grave crisi. Sistemate le linee a trazione elettrica, bisognerà sistemare anche quelle non elettrificate, dove pure ci sarà da risolvere il problema dello svecchiamento del materiale, la sostituzione delle automotrici serie 668 e 663 e del materiale di trazione, le D445. Le Aln 668 e 663 sono state in parte già sostituite dai più moderni treni “Minuetto”, sono stati già forniti alcuni convogli ristrutturati e una parte delle carrozze in eccedenza sulle linee elettrificate sostituirà le carrozze più vecchie. Purtroppo però non si vede ancora nulla all'orizzonte per sostituire le locomotive D445.

Per fortuna ci sono diversi costruttori internazionali sia di automotrici diesel che di locomotive da treno e quindi ci si deve augurare, una volta trovate le risorse finanziarie anche per questo, di ricorrere al mercato acquistando modelli già in catalogo, evitando la produzione di pezzi in piccola serie che, oltre ad essere più costosi in acquisto, gestione e manutenzione, avrebbero anche bisogno di un collaudo. A questo punto occorre che la politica, la stampa ed i comitati dei pendolari stiano con il fiato addosso sia a Trenitalia che ai suoi fornitori, affinchè questa commessa venga effettuata nei termini previsti: una volta conclusa, consegnerà alla Toscana il primato italiano in fatto di età, comodità ed efficienza del materiale per i trasporti ferroviari regionali (i treni da 5 carrozze a doppio piano possono trasportare un numero maggiore di passeggeri rispetto ai treni monopiano attuali con un confort migliore).

Aggiungo che poi non ci dovranno essere scuse: questo materiale dovrà essere sempre mantenuto in perfetta efficienza e quindi non vogliamo più vedere soppressioni di treni per cause tecniche, i ritardi dovuti alle porte che non si chiudono, carrozze con porte inutilizzabili, impianti di condizionamento o sistemi di diffusione degli annunci sonori guasti e tutti gli altri problemi che una manutenzione approssimativa (termine politically correct) ha “assicurato” fino ad oggi ai tanti toscani che hanno scelto, anche per questioni di civiltà, di muoversi in treno e non in automobile, evitando di intasare ulteriormente strade ed autostrade della nostra regione e che si meritano un servizio di tipo europeo (la Toscana, con il 6% della popolazione italiana, vale circa il 10% dei treni regionali italiani).

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