In Toscana sono 570 i portalettere a rischio disoccupazione (il 15% a Firenze)

Il “Piano Ecologico di Recapito” presentato alle organizzazioni sindacali da Poste Italiane, infatti, abbasserà da 6 a 5 i giorni settimanali il recapito della posta in tutto il territorio nazionale.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 dicembre 2009 20:11
In Toscana sono 570 i portalettere a rischio disoccupazione (il 15% a Firenze)

Un postino su quattro in Toscana rischia il posto di lavoro. È l'allarme lanciato dalla Uilposte sugli effetti del “Piano Ecologico di Recapito” presentato alle organizzazioni sindacali da Poste Italiane, che di fatto abbasserà da 6 a 5 i giorni settimanali il recapito della posta in tutto il territorio nazionale. Le conseguenze a livello regionale, spiega Uilposte, saranno che circa 570 i postini perderanno il posto di lavoro (quasi il 20% del totale), di cui il 15% a Firenze.

I dipendenti di Poste Italiane in tutta la regione attualmente sono 10.400 (2.700 i portalettere); nel capoluogo i lavoratori attivi sono 3.500. I tagli colpiranno altri 130 dipendenti della logistica (il 15% del totale) attivi nei due Cmp (Centri meccanizzati postali) della Toscana, presenti a Firenze, nella zona di Castello, e Pisa, che attualmente occupano circa 900 persone (630 a Firenze e 270 a Pisa). Gli esuberi complessivi di Poste Italiane riguarderanno 10.665 dipendenti in tutta Italia: 6.330 postini e 2.685 lavoratori del settore della logistica e trasporti. “L’azienda con questo Piano vuole ottimizzare i costi e quindi creare profitto sulla pelle dei dipendenti – commenta il segretario regionale della Uilposte, Marcello Biasci –.

C’è un tavolo di trattativa in corso tra Poste Italiane e organizzazioni sindacali, ma è chiaro che così com’è il Piano Ecologico non può recepito dai lavoratori. Con il Piano Ecologico di Recapito, nelle idee dell’azienda, dovrebbe servire a ridurre le emissioni inquinanti eliminando dalla circolazione 3.000 mezzi, costruire più zone a piedi e in bicicletta per i postini. Ma l’obiettivo dell’azienda non è la filosofia verde e il calo delle emissioni di CO2, l’obiettivo di Poste Italiane è tagliare posti di lavoro.

Ne è la prova – prosegue Biasci – la riduzione della consegna della posta su cinque giorni lavorativi, escludendo il sabato. Per fare questo, infatti, servono meno uomini, ma al contempo aumenterà a dismisura il carico di lavoro perché aumenta il percorso che giornalmente il postino dovrà fare. Se il servizio è già deficitario per carenza di personale così peggiorerà ulteriormente”. A farne le spese, sempre secondo Uilposte, sarà quindi la qualità del servizio. Poste Italiane, infatti, ha già ridotto, o medita di ridurre, l’orario di apertura al pubblico di 54 uffici postali (su 880) sparsi in tutta la Toscana.

“Si tratta di uffici di piccoli paesi di campagna, per lo più abitati da persone anziane, dove in alcuni casi è prevista l’apertura per soli tre giorni a settimana – spiega ancora il segretario regionale della Uilposte –. L’azienda non ha ravvisato un guadagno tale da mantenerli attivi a pieno regime. Una scelta guidata sempre dalla mera logica del profitto da parte dell’azienda, che mette in forte disagio le zone più depresse. Ma è anche il segnale di una latitanza delle istituzioni pubbliche, dei Comuni e delle Province, che non si fanno carico del servizio sociale che le poste danno al cittadino”. “Secondo il contratto che Poste italiane ha con lo Stato, la consegna della posta dovrebbe avvenire tutti i giorni – conclude il segretario regionale della Uilposte –.

Questo significa che i cittadini dovrebbero vedere materialmente sotto casa il postino dal lunedì al sabato, ogni settimana. Ma tutti sanno, inutile nascondersi, che la qualità certificata non corrisponde a quella reale e percepita dai clienti finali. E invece, secondo gli standard di Poste Italiane, i tempi di consegna sarebbero fenomenali e brucianti, perfettamente in linea con quanto concordato tra l’azienda e lo Stato. Migliori addirittura di tutte le altre società postali europee. E ciò avviene perché Poste Italiane approfitta del fatto che sulle lettere non appare più né il timbro con la data di partenza della missiva né quello con la data di arrivo.

Con questa scusa l’azienda può vantare obiettivi che non potrà mai raggiungere”.

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