Servono impianti e interventi nel settore del recupero

Marcheschi: “Gran parte di raccolta differenziata va in discarica”; Sgherri: “In Toscana non si vendono i prodotti di riciclo?”; Giovannini: “Non si sono messe in atto politiche per l’utilizzo di acqua, latte o detersivi sfusi”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 luglio 2009 23:38
Servono impianti e interventi nel settore del recupero

Firenze– “Manca un anello della catena per chiudere il ciclo dei rifiuti in Toscana: quello del recupero e riciclo” - ha dichiarato il presidente della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti urbani, Paolo Marcheschi (Fi-Pdl). Illustrando la Circolare del Ministro all’Ambiente Prestigiacomo che proroga al 31-12-2009 il conferimento del rifiuto tal quale (non trattato) in discarica, Marcheschi ha sottolineato la necessità di politiche regionali che sostengano, non solo la raccolta differenziata, ma anche il settore del riciclo e recupero.

“Ancora troppa raccolta differenziata va a finire in discarica o rimane inutilizzata.” “I materiali che si recuperano non sempre trovano sbocco sul mercato – continua Marcheschi - e quindi a breve approfondiremo le criticità del sistema toscano andando a visitare Revet e confrontare l’esperienza toscana con quella di altre Regioni. Per questo è stata messa in agenda della commissione la visita al Centro Rifiuti di Vedelago e Priula in provincia di Treviso". Dalla Giunta, subito alcuni chiarimenti in merito: l’effettivo mancato riutilizzo dei rifiuti riguarda la mancanza di impianti per la selezione dei materiali e per la commercializzazione delle materie riciclate e le evidenti difficoltà di mercato per i prodotti che derivano dal riciclo. “In Toscana – ha detto la vicepresidente Monica Sgherri (Rc) – siamo in ritardo nel sistema di riduzione e smaltimento per combattere gli inceneritori e si sottace il fatto che gli inceneritori producono dal 30-40% di polveri e che pertanto non ci fanno uscire dalla dipendenza delle discariche che devono essere speciali per polveri altamente inquinanti”.

“E perché – domanda Sgherri - in altre regioni si producono prodotti di riciclo che hanno un mercato e in Toscana non si riescono a vendere? Da noi, inoltre, non si spinge abbastanza sul recupero dell’organico, bisognerebbe ridimensionare il porta a porta a seconda delle zone rurali, urbane, industriali e fare delle verifiche dei risultati ottenuti e sfatare il senso comune che dice che la raccolta differenziata costa di più”. “Un’ulteriore negatività – ha aggiunto Bruna Giovannini (Sd) – si registra nel non aver messo in atto politiche concrete, da parte della Regione e delle amministrazioni locali, per influire nella riduzione dei rifiuti come ad esempio gli imballaggi, invitando all’utilizzo di acqua, latte o detersivi sfusi.” Anche Giovannini ha evidenziato la questione del mancato mercato dei prodotti di riciclo, invitando la commissione a formulare proposte e idee.

Dopo aver ribadito la necessità dei termovalorizzatori, Alfonso Lippi (Pd) ha invitato la Regione a porsi gli obiettivi partendo dal riutilizzo invece che dalla raccolta differenziata, “sarei per una raccolta più bassa e un riutilizzo più virtuoso”. “Ci vorrebbero inoltre, – ha aggiunto - norme regionali per favorire ed incentivare privati ed enti locali che utilizzano materie prime-seconde”. In pieno accordo con Lippi, l’intervento del vicepresidente Giovanni Ardelio Pellegrinotti (Pd) riguardo a politiche serie per l’utilizzo del materiale di riciclo, l’invito a smettere di parlare di rifiuti in modo burocratico e a dare più importanza al riutilizzo dei rifiuti recuperati.

(bb)

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