50 giorni di cinema internazionale a Firenze: dal 23 al 25 novembre retrospettiva su Antonioni, Wenders e Ray

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 novembre 2007 14:04
50 giorni di cinema internazionale a Firenze: dal 23 al 25 novembre retrospettiva su Antonioni, Wenders e Ray

“Una notte tardi, o forse un mattino prestissimo, un taxi scarica un uomo davanti a una porta, downtown, Manahattan. L'uomo ha un impermeabile, una valigia, e uno sguardo senza espressione, lo si direbbe un killer sbarcato da uno dei tanti indimenticabili film noir di cui abbiamo dimenticato il nome ma non l'emozione (...). Ma l'uomo in impermeabile non è un killer: è Wim Wenders, arrivato a casa di Nick Ray per girare un film sulle sue ultime settimane di vita”. Con questa immagine cinematografica Bernardo Bertolucci (in Cult movie, febbraio-marzo '82) ci introduce ad un mondo di affinità artistiche tra Wim Wenders e Nicholas Ray, concretizzatosi in Nick's Movie – Lampi sull'acqua (1980), un film sulla vita che evoca la morte, in cui il primo racconta l'ultimo scorcio di vita del maestro del cinema americano.
La retrospettiva, a cura della Bottega del Cinema, in programma dal 23 al 25 Novembre al Cinema Gambrinus, inserita all'interno dei “50 giorni di cinema internazionale a Firenze”, organizzata da Regione Toscana, Comune di Firenze e Mediateca Regionale Toscana Film Commission, evidenzia il filo conduttore non soltanto tra il cinema di Nicholas Ray e Wim Wenders – rintracciabile nelle personalità trasgressive dei protagonisti di L'amico americano, Lo stato delle cose, il cult Alice nelle città e il raro La paura del portiere davanti al calcio di rigore - ma anche con il cinema di Michelangelo Antonioni - di cui vengono presentati il restaurato La signora senza camelie, l'imperdibile Zabriskie Point e il documentario La Cina - unito agli altri due dal leit motiv delle tematiche legate al mondo giovanile.
La retrospettiva è infatti dedicata alle aspettative, alla psicologia e ai sogni dei giovani di ieri e di oggi, in molti casi sempre gli stessi, raccontati da tre maestri del cinema internazionale.

Il cinema di Wenders, tra l'altro, è in questo periodo molto apprezzato in Italia: il regista sarà ospite nei prossimi giorni del Torino Film Festival, che a sua volta gli dedica una retrospettiva e una mostra fotografica, mentre il legame e l'amore del regista per l'Italia, da sempre dichiarato, si sta concretizzando nel nuovo film The Palermo Shooting , le cui riprese sono iniziate lo scorso 17 settembre nella città siciliana.
Nicholas Raymond Kienzle (1911-1979) “è un autore nel senso che ci piace dare a questa parola-scrive Francois Truffaut- tutti i suoi film raccontano la stessa storia,quella di un violento che vorrebbe cessare di esserlo, i suoi rapporti con una donna moralmente più forte di lui, perché il duro, protagonista dei film di Ray è un debole…” .

Si può aggiungere che nei film di Ray c’è il pre-sessantotto, accompagnato spesso da qualche anticipazione della beat generation con il disagio dei suoi personaggi nei confronti della società . E’ così che è più facile preferire la gioventù bruciata dei ribelli senza una causa, alla “peggio gioventù” dei giovani europei vinti di Antonioni.
Michelangelo Antonioni (1912-2007) racconta le angosce e le insoddisfazioni dei suoi personaggi, confezionando, tra l’altro, due trilogie tutte esistenziali: la prima - L’avventura, La notte, L’eclisse - disegnano l’immobilismo e l'incomunicabilità di una società italiana pre-sessantotto, industriale, destinata a essere vegetativa e ridotta all’impotenza creativa; la seconda - con Blow-up, Zabriskie Point, Professione reporter - dove si assiste, in nome del pensiero e della creatività, alla ribellione e alla trasgressione che portano però comunque con onore alla morte, in nome di un respiro pur illusorio di vita.
Wilhelm Wenders (1945), molto più giovane di Ray e di Antonioni, percorre il senso di libertà del post-sessantotto e ci trascina in tanti road movies di spirito apparentemente liberatorio e pieno di problematiche ancora esistenziali, che ci riportano sulle strade della beat generation e della musica rock.

“Ogni film - afferma il curatore della rassegna, Andrea Vannini - appartiene allo spettatore che lo guarda. Antonioni, Wenders e Ray, dopo questa rassegna, ci apparterranno di più”.

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