Piero Pelù: le ragioni per cui ho accettato l’incarico di direttore artistico dell’Estate fiorentina 2007

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2007 14:02
Piero Pelù: le ragioni per cui ho accettato l’incarico di direttore artistico dell’Estate fiorentina 2007


di Piero Pelù
Le ragioni per cui ho accettato l’incarico di direttore artistico dell’Estate fiorentina 2007, inconsciamente, sono nascoste nella ricerca di una bellezza animata da un’idea. E l’ho trovata quest’estate nell’intensità di Arnoldo Foa’, nel modo in cui ha letto i testi di Primo Levi, Dante e l’Edipo di Sofocle, Brecht, Shakespeare, Ungaretti, l’ho trovata nella forza trascinatrice e nella grande macchina da spettacolo che ho visto sul palco con i Muse.

Nel passare davanti ai quadri di Cezanne, mentre dal cortile di Palazzo Strozzi salivano le note al pianoforte di Satie, Debussy e Mussorgsky, suonate dal duo Grubert. L’ho trovata anche nello sperimentare in pieno centro di Firenze lo straniamento del migrante sulla banchina di Ellis Island, grazie all’interpretazione di America di Kafka da parte di Chille della Balanza. L’ho vista nella semplicità con cui Dario Fo è riuscito a parlare di cose grandiose, come la debolezza umana e la difesa della democrazia, insieme con l’importanza dell’arte in una società veramente avanzata; ho trovato la bellezza anche nelle forme viventi dei Momix che evocavano la nascita di qualcosa di misterioso come la vita, e nella forza comico–filosofica di Benigni.

Sono stati questi, fra tanti altri, i momenti che più mi hanno emozionato e fatto pensare di FI.ESTA 2007. Ma oltre alle emozioni c’è la parte razionale, attratta dalla mia personale frequentazione dell’arte, dalla voglia di scoprire le possibili alchimie tra varie discipline e dal rendere concreto il sogno di far convivere il pubblico e la cultura, fuggendo però dal micidiale concetto di intrattenimento e consumazione da fast food. Non è un caso che abbia scelto di sottotitolare FI.ESTA 2007, “tra dialogo e diavolo”: i due opposti che si attraggono e si respingono, l’eterno conflitto tra la voglia di comunicare e crescere e quella invece di rimanere chiusi in se stessi, il contrasto tra l’apertura verso il nuovo e la diffidenza.

E ringrazio Leonardo Domenici di aver dato fiducia a questo progetto che ho racchiuso anche nel marchio acronimo FI.ESTA (Firenze-estate) che ho inventato, dedicato e regalato al Comune di Firenze perché il concept dell’Estate Fiorentina diventi riconoscibile, forte e inconfondibile per tutti. La mia ispirazione nella visione generale sono stati i primi anni Ottanta, che per molti hanno rappresentato un’effervescenza culturale spontanea e pura, quasi inclassificabile, in cui non c’erano né competizione esasperata né interessi di categoria da difendere, ma solo terreno fertile per il dialogo tra i vari modi di fare cultura.

Un fenomeno, questo, che ha portato Firenze a essere un modello a livello nazionale e a “fare tendenza” anche a Barcellona, Parigi, Berlino. Non saprei dire come quella piccola utopia si sia dissolta, né quando, ma tutto è sfumato con la naturalezza con cui era nato, in una sorta di diaspora senza alcun riconoscimento storico e in mezzo all’indifferenza generale. Quell’utopia è rimasta un sogno dentro di me e se ho accettato il ruolo di direttore artistico è perché tutto ciò, con consapevolezza e forme diverse, possa tornare a esistere.

Vorrei che fossero le idee, non il denaro o il marketing, a muovere la gente, a rendere creativi gli spazi. Il resto è esercizio di stile, salotto, riciclaggio, ginnastica senza amore, assistenzialismo coatto, desertificazione culturale del territorio. Per ogni evento di grande portata, le spese sono molte alte, per questo, nella mia visione di direzione artistica, l’Estate fiorentina dovrebbe averne al massimo tre, e parlo di eventi da oltre 7 mila persone: uno all’inizio dell’Estate, uno a metà e uno a settembre.

Quest’anno invece ci sono stati i Muse, Morricone, Benigni, Fo, i Momix e il complesso degli eventi al Forte Belvedere, che sono costati di soli allestimenti (quindi esclusi gli eventuali cachet degli artisti), 300 mila euro, a fronte di un budget totale che in questa edizione è stato di 1 milione e 297 mila euro.
Le migliaia di euro che si spendono per costosissimi allestimenti, sono sottratti agli artisti che potrebbero essere ospiti di FI.ESTA e portare a Firenze nuove energie, nuove idee.

Per sintetizzare in uno slogan orribile dico: PIU’ CULTURA E MENO FERRI.
FI.ESTA 2007 ha presentato infatti alcune rassegne che, con un low budget, sono riuscite a portare in città idee, stili, pensieri e pubblici nuovi: l’arte contemporanea di Fei e Ozzola, il fotogiornalismo di Patricio Estay; il fumetto di Hugo Pratt, il teatro letteratura con Lucarelli e Vichi; la musica elettronica abbinata a cortometraggi di festival mondiali, come il Muv e Nextech, la poesia a tema, in particolare quella con Arnoldo Foa’ e la selezione curata dal professor Luti sui poeti del Novecento toscano tra cui Parronchi, Gherardini e la Biagini.

Anche la musica classica nel cortile di Palazzo Strozzi, abbinata a un particolare periodo storico - in questo caso quello dettato dalla mostra di Cezanne - è stata una novità. Come la collaborazione di Firenze con Fiesole che, in futuro, potrebbe allargarsi ai comuni limitrofi. Nuova è stata anche l’identificazione di 18 luoghi tematici, tra cui ne cito solo alcuni: il piazzale Michelangelo, per la musica, il teatro e la prima volta di Mtv a Firenze; Le Mulina, per il rock e le culture giovanili; il Visarno, per le scuole di danza; la Limonaia di Villa Strozzi, per l’elettronica, il teatro comico e la poesia; Forte Belvedere, per le arti visive (fotografia, fumetto, cinema); San Salvi, per il teatro sperimentale; la Stazione Leopolda, per l’elettronica; Boboli, per la danza moderna; il Parco dell’Anconella, per la settimana arabo-israeliana; la Biblioteca comunale delle Oblate, per le letture teatrali; Palazzo Strozzi, per la musica classica abbinata alle mostre presenti.
Ben venga per il futuro anche l’idea dall’Assessore alla cultura Giovanni Gozzini, in perfetta linea con la filosofia “le idee prima del denaro”: proporre bandi di partecipazione per i vari operatori.

Mi sembra un’ottima motivazione per chi ha delle proposte da fare per la prossima estate a fronte di un finanziamento da parte del Comune del 33 per cento sul valore totale del progetto, peccato che io non abbia mai ricevuto nessun testo che riguarda questi bandi da parte dell’Assessorato. Oltre ai 18 luoghi già nominati, ce n’era un altro ideale: quello che avrebbe ospitato la novità del workshop, prolungamento naturale dell’estate e ponte verso l’edizione 2008. I workshop sono stati pensati come un’opportunità gratuita per i ragazzi tra 15 e 30 anni di approfondire lo studio di uno strumento musicale, la scrittura di un testo poetico o di una canzone, e la recitazione in teatro.

Il progetto avrebbe dovuto essere coordinato da Francesco Magnelli, noto e stimato musicista fiorentino. Le lezioni sarebbero state tenute da artisti di riconosciuta eccellenza in ambito nazionale, e naturalmente questo avrebbe comportato un impegno economico che, sulla base di altre esperienze italiane, ho stimato intorno a 180 mila euro, di cui 30mila dovevano essere stanziati da FI.ESTA 2007 come motorino di avviamento. 50 ragazzi avrebbero potuto seguire i master su tutto ciò che ruota intorno al mondo della musica (arrangiamento musicale, produzione artistica ed esecutiva, composizione di un brano e di un testo, ingegnere del suono, management, edizioni musicali, nuove tecnologie e altro); altri 50 ragazzi avrebbero potuto seguire lezioni di musica, scrittura e teatro.

I risultati sarebbero stati presentati sui palchi dell’edizione di FI.ESTA dell’anno successivo.
Nei workshop avevo coinvolto l’Assessorato alla Cultura e l’Assessorato alle Politiche giovanili, e avrebbero dovuto essere coinvolti Controradio, sponsor privati e pubblici che ci avrebbero aiutato a raggiungere le energie e il budget necessario per offrire ai ragazzi un servizio di altissima qualità. Il perché di tutti questi condizionali non è piacevole: ero riuscito a ritagliare più di 100 mila euro per questo progetto, per me fondamentale, che poi sono stati tagliati a 90 mila euro, quindi a 60 poi a 30 per finire, oggi, a zero.

I soldi sono finiti a coprire spese di gestione da parte di alcuni organizzatori.
Il progetto workshop e scuole di musica-scrittura-teatro sono una priorità nel mio progetto, perché attraverso questo esperimento Firenze potrebbe diventare un laboratorio a cielo aperto, un luogo di formazione e di crescita culturale, con cui instaurare un reale senso di appartenenza. Come ha detto Dario Fo, infatti, «solo quando la società civile è compatta nel voler raggiungere un obiettivo per le nuove generazioni, quella civiltà progredirà».

UNA CULTURA INFATTI NON SI IMPONE, SI COSTRUISCE INSIEME.
Ma Firenze è stordita dalla propria bellezza e non si rende conto che il tempo passa e sta invecchiando, in coda col panino e coca cola davanti ad un museo x o davanti ad una discoteca y.
All’inizio della lettera ho citato i momenti migliori di questa estate. Ma ho anche alcuni rammarichi di cui voglio parlare. Il primo è quello di non essere riuscito ad avere un rapporto continuativo con tutti e 35 gli operatori di FI.ESTA, e me ne dolgo, perché proprio da questo confronto sarebbero sicuramente scaturiti progetti originali.

Con la Commissione Cultura, in conseguenza di tutti i ritardi che c’erano già in partenza (normalmente chi mi ha preceduto alla direzione artistica a gennaio stava lavorando da almeno tre mesi) gli incontri sono avvenuti solamente il 15 maggio, alla vigilia delle conferenza stampa di Milano e di Firenze. Ho completato il programma di FI.ESTA in alcuni casi addirittura in corso d’opera, e di questo ne ha risentito anche la comunicazione verso l’esterno. La conferenza stampa nazionale, un’altra delle novità per l’Estate fiorentina 2007, è stata un successo.

Lo dimostra la rassegna stampa, che ha coperto da subito e per i mesi successivi tutto l’evento. A Firenze, nell’incontro a Palazzo Vecchio, c’è stato un altro atteggiamento, forse anche in conseguenza dei ritardi che ho appena elencato- e quindi delle imprecisioni- e probabilmente per le mie troppo generose anticipazioni al settimanale L’Espresso. L’inizio, insomma, è stato difficile, e mi rammarico anche delle critiche ingiuste nei miei confronti, prima tra tutte quella di non aver trovato fondi: nel mio contratto col Comune di Firenze, infatti, questa eventualità era contemplata, ma non costituiva un obbligo.

Con la mole spaventosa di lavoro che mi sono trovato a gestire, questo è stato quasi impossibile. Alcune difficoltà sono venute da FI.ESTA rock, gli Ippodromi hanno avuto problemi (penso al Visarno e al rapporto tra lo spazio offerto dai gestori e le innumerevoli richieste delle scuole di danza fiorentine), da un lato dovuti all’inesperienza degli organizzatori e dall’altro al fatto che parte della burocrazia cittadina non ha gradito l’utilizzo dello spazio nelle Mulina, e la cosa ha creato chiusure anticipate, alcuni annullamenti di concerti, tutti recuperati (tranne Zulu-Bisca; Gogol Bordello e Tying Tiffany), alcuni aggiunti (Cisco; Camerini; Rock FM; I.G.

di Gianni Maroccolo; Finardi ed il Contest della sinistra indipendente).
A Fi.esta Rock ci sono state anche molte serate che hanno riscosso un ottimo successo, da Elio e le Storie Tese a Ziggy Marley, dal Festival Metal Evolution agli Earth Wind & Fire; dai Blonde Redhead alla singolare presenza di Juliette Lewis, e poi la new wave storica dei Neon e dei Diaframma, il ritorno del Mei Festival fino al gran finale con la Bandabardo’. Tra gli altri successi del luogo voglio annoverare la novità tecnologica del TETTO-SUONO per le piste da ballo, che non ha creato nessun problema di convivenza con il vicinato durante il lungo periodo di apertura.

Devo invece rilevare con dispiacere un cambiamento nel costume serale delle nuove generazioni fiorentine: andare alle Cascine è stato considerato da molti un viaggio troppo complicato, sia come idea sia a livello pratico, motivo per cui anziché “spostarsi fino alle Mulina…”- cioè dov’era il vecchio anfiteatro- in tanti hanno preferito le piazze dentro le mura, ovvero stare sotto casa. Sembra un paradosso, detto qui, ma il sito della manifestazione (www.fi-esta.com), un canale informativo tipicamente “giovane”, ha segnato un successo senza precedenti, con quasi 80.000 presenze giornaliere.
FI.ESTA 2007 è stata una sorta di edizione “numero zero”, oltre che per la mia direzione artistica anche dal punto di vista della direzione esecutiva.

Infatti la produzione esecutiva della gran parte degli eventi è stata affidata a un Ente Teatrale Fiorentino: il Puccini. Il tentativo onestissimo, quindi, da parte dell’Assessorato alla Cultura è stato quello di mettere in piedi una grande squadra, con giocatori che si trovavano però per la prima volta in campo insieme. Per buona parte tutto è girato per il verso giusto, ma devo annotare che non è sempre stato interpretato bene da parte di tutti lo spirito di collaborazione e comunicazione interna, quindi di gioco di squadra, necessari perché una manifestazione così complessa (oltre 700 serate) possa andare avanti con tutti i soggetti in campo sintonizzati su un unico obiettivo: offrire ai cittadini la miglior Estate possibile, attraverso una comunicazione e un’immagine compatte verso l’esterno.

Motivo per cui avevo pensato anche a un ufficio stampa unico e centrale, che potesse dedicarsi interamente a un lavoro di comunicazione e coordinamento delle varie manifestazioni e dei rispettivi operatori. Ma purtroppo sono state sprecate moltissime, troppe energie da parte mia proprio in questo tentativo di coordinamento. Alla luce di quello che ho scritto fino a ora, penso che sia chiaro che seguire un progetto come quello dell’Estate fiorentina richieda un impiego di energie veramente grande che quest’anno ho potuto spendere perché ero a fine tournée e a fine promozione di un disco uscito nel 2006.

Il mio contratto con FI.ESTA è terminato il 31 ottobre 2007, e con mia grande soddisfazione il Sindaco Domenici e l’Assessore alla Cultura Gozzini, rinnovandomi la fiducia, mi chiedono di proseguire anche per il 2008. Il mio contratto discografico con T.E.G. e Sony prevede anche che entro la prossima primavera dovrò pubblicare un nuovo lavoro di studio, che sarà seguito da una tournée di promozione e concerti come sempre molto impegnativi. Mi trovo quindi tra due progetti di grandissima importanza: uno per quello che riguarda la mia storia musicale, e l’altro che riguarda il ruolo istituzionale di direttore artistico, a questi aggiungo che ho l’impegno primario di seguire la mia famiglia.

In tutta onestà, e anche contro il mio interesse, so di non sostenere la responsabilità di tre progetti così ampi in contemporanea. Per questo ho preso la difficile e sofferta decisione di non proseguire nel mio ruolo di direttore artistico di FI.ESTA e ci tengo a chiarire che in questa mia rinuncia non c’è nessuna celata motivazione politica né polemica. Quella del 2007 è stata un’esperienza che mi ha portato grandissimi stimoli, a livello artistico, umano ed emozionale, per questo non considero impossibile che, se in futuro mi verranno fatte simili richieste in momenti meno impegnativi della mia storia musicale e personale, possa accettarle dedicando al progetto ancora più energia e determinazione.

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